Terremoto e faglie attive: a Teramo si pensa a Camposto, a L’Aquila chi pensa a Pettino?

“La velocita’ di propagazione della rottura della faglia, (circa 1500 m/s) a meno di casi eccezionali non consente a nessun manufatto di opporre sufficiente resistenza al taglio, provocandone sempre la distruzione o la rottura”.

Nella sezione “Faglie attive e sismologia”, alcuni articoli riguardano tra l’altro le faglie attive di Pettino e Campotosto. Riportiamo un aggiornamento di quanto si sta facendo a Teramo, in cui sembra aumentare la consapevolezza sulla faglia che interessa la diga di Rio Fucino. Analoga consapevolezza e studi approfonditi dovrebbero riguardare la faglia di Pettino.

Da www.lacittaquotidiano.it.

E’ sicura la diga di Campotosto? Ruffini e D’Alessandro interrogano Chiodi

“Secondo l’Istituto di Pavia Eucentre, in caso di un nuovo terremoto simile a quello del 6 aprile, la diga di Rio Fucino, meglio nota come diga di Campotosto, potrebbe non reggere”, e’ quanto dichiara il Consigliere Cesare D’Alessandro (si legga “Diga di Campotosto: reggera’ al terremoto ?”).
La diga si trova sulla faglia dei Monti della Laga e lo studio, effettuato per conto della Protezione Civile Nazionale, suggerisce necessari lavori di rinforzo.
“Dalle informazioni in nostro possesso e’ dal 23 marzo 2004 che la Protezione Civile, con una nota informativa, ha messo sull’avviso la Regione Abruzzo in merito alla questione diga di Campotosto e nello specifico sui danni che può provocare una faglia attiva.
Una rottura della diga, a causa di un terremoto, si porterebbe via l’intera vallata del Vomano”.
La Provincia di Teramo, il 5 luglio 2006, ha inviato alla Regione, alla Protezione Civile, all’INGV, all’ENEL, al Registro Italiano Dighe, una lettera nella quale si segnalava che una sorgente sismica era stata individuata sotto Campotosto, ma solo l’ENEL rispose e nessuno comunicò nulla nei tre anni successivi.
Sono questi i motivi che hanno indotto i Consiglieri Cesare D’Alessandro e Claudio Ruffini a interrogare la Giunta per sapere se risultano in corso studi tecnici in grado di determinare l’effettivo rischio e, in particolare, se sono previsti lavori di consolidamento della diga.