DIGA DI CAMPOTOSTO: I GEOLOGI NON CONCORDANO SUL PERICOLO IN CASO DI TERREMOTO

Per l’Enel e’ tutto a posto. Non sono necessari lavori di rinforzo sulla diga indicati da Eucentre

Proseguiamo nell’informazione relativa alla faglia attiva di Campotosto, che in quanto a pericolosita’ latente può essere paragonabile a quella di Pettino a L’Aquila. Quanto riportato e’ relativo ad articoli di Alessandro Consalvi per www.lacittaquotidiano.it.

Il giorno 11 dicembre, a Nerito di Crognaleto, si e’ avuta un’importante riunione sull’argomento, i cui risultati sono che la diga non ha alcun problema, né corre rischi nel caso ipotetico di un  terremoto per un’attivazione della faglia dei Monti della Laga.
Convocata dal sindaco Giuseppe D’Alonzo, a seguito di una sua missiva inviata a vari enti ad ottobre, in quella che può essere definita una vera e propria unita’ di crisi erano presenti un po’ tutti. Giuliano Grazioli, per il Registro Italiano Dighe, Vincenzo Antenucci, Protezione Civile regionale, Giancarlo Boscaino, per l’Autorita’ di Bacino dell’Abruzzo, Luigi Del Sordo, del Servizio Difesa del Suolo regionale, Giovanni Ruggeri e Luciano Chiti, rispettivamente per l’Enel Produzione di Montorio e per Enel Produzione Direzione Italia Centrale.
Presente anche il geologo della Protezione Civile nazionale Paolo Marsan. Assenti i rappresentanti delle prefetture di Teramo e L’Aquila, le due province coinvolte nella questione Campotosto.

L’incontro si e’ svolto a porte chiuse. Al centro del tavolo, la situazione del bacino di Campotosto, in tutte le sue sfaccettature.

Rischio alluvione e rischio sismico. In base a quanto trapelato, gli interventi dei presenti avrebbero messo in luce come Rio Fucino sia a distanza di sicurezza rispetto ad una dislocazione provocata da un eventuale movimento della faglia dei Monti della Laga. Da maggio, infatti, da dopo il terremoto, sarebbero iniziate alcune ricerche da parte di geologi incaricati dal Ministero delle Infrastrutture, con rilevazioni lungo la faglia in cinque punti, di cui tre al di sotto del lago. Ricerche che avrebbero messo in luce come questa corra “a circa 300 metri” dal corpo diga, disegnando una sorta di linea retta in quella zona “bianca” di quella cartina geologica pubblicata anche dal nostro giornale.

Una distanza di sicurezza , avrebbe notato l’ente gestore, che farebbe sì che al momento non siano necessari
i lavori di rinforzo a Rio Fucino come indicati dall’Eucentre
, i cui modelli, dunque, sarebbero puramente teorici.

Nessun pericolo, a detta dei geologi presenti, neanche per  l’argine che sovrasta l’abitato di Ortolano. Un problema, questo, che aveva dato il la alla missiva del sindaco di Crognaleto, nella quale si chiedeva quali fossero le condizioni di questa porzione di lago, gia’ soggetta in passato ad infiltrazioni, a seguito del sisma e con una faglia attiva a pochi metri di distanza.

“Ci sono stati solo movimenti superficiali”, avrebbero detto i geologi.

Ma a preoccupare D’Alonzo, nella sua missiva, era anche la mancanza di un sistema di allerta in tempo reale per eventuali rischi che si dovessero presentare lungo la vallata del Vomano, vuoi in caso di problemi alla diga vuoi per possibili alluvioni.

Quindi, da questa riunione prevale un consenso generalizzato, confermato dai geologi presenti, sulla sicurezza della diga di Campotosto in caso di attivazione della vicina faglia.
Ma non tutti i geologi concordano con queste analisi.

Sempre da www.lacittaquotidiano.it un articolo del 5 dicembre evidenzia queste contraddizioni.

Nella riunione del giorno 11 dicembre, infatti, non erano presenti alcuni geologi che hanno studiato molto le faglie nell’aquilano, né i geologi della provincia di Teramo, provincia che istituzionalmente ha sollevato il problema. In questo articolo, si riportano le indicazioni di questi geologi. Innanzitutto Fabrizio Galadini, direttore dell’Ingv di Milano, e autore delle ricerche su cui si basò la nota del Dipartimento del 2004. Gli studi da lui condotti sulla faglia dei Monti della Laga, insieme a Paolo Galli, risalgono alla seconda me ta’ degli anni ’90. “Quello che ci lasciò perplessi – riflette Galadini – e’ il fatto che non si ha memoria storica di forti terremoti in quella zona, che sono secoli e secoli che non rilascia”.

“Nel 1639 ci fu un terremoto associabile a quella faglia. Fu ad Amatrice, ma non fu tanto forte come quello che ci si potrebbe aspettare a Campotosto” “La faglia e’ perfettamente visibile in superficie tra Rio Fucino e il paesino. Certo, andrebbero fatti ulteriori studi. I nostri sono stati fatti dieci anni fa, e andrebbero rinnovati”.
“Ulteriori studi vanno sicuramente fatti anche per vedere in che maniera si comporta quella faglia”, dice Umberto Pizzi, geologo dell’Universita’ di Chieti, che ha di recente compilato il segmento del Gran Sasso della nuova carta geologica italiana.

“Dal punto di vista geologico quella e’ una zona che si sta allargando – dice Pizzi – Ci sono evidenze che fanno pensare che la faglia possa essere divisa in due segmenti. Andrebbe approfondito se e’ così, e nel caso se questi due segmenti possono muoversi l’uno indipendentemente dall’altro, oppure insieme, provocando in quest’ultimo caso terremoti più forti, nell’ordine dei 6,5 gradi Richter”.

Sono dunque sufficienti gli studi riportati nella riunione del giorno 11 dicembre, o sarebbe meglio approfondirli, magari con il contributo di questi ultimi geologi, e valutare se la faglia corra dritta nel tratto non visibile (sotto l’acqua del lago) in quanto nelle zone in cui affiora non e’ affatto rettilinea ma segmentata?

Per alcuni aspetti, ci sembra di rivedere lo stesso film della riunione del 31 marzo della commissione grandi rischi a L’Aquila, o dell’indifferenza verso gli studi di alcuni sismologi come Gaetano De Luca, che avevano evidenziato le amplificazioni di un’eventuale sisma nel centro storico aquilano, ed i conseguenti danni.

Così come e’ difficile comprendere i motivi per i quali non sono stati interpellati quei geologi che, forse più di altri, potrebbero avere maggiore conoscenza di queste faglie nel territorio abruzzese.
Tempo per farlo ce n’e’, basta un pò di buona volonta’ ed attenzione alla sicurezza della popolazione, prima che agli interessi economici.
E non e’ detto che i risultati di ulteriori indagini siano differenti; ma così il “dubbio”, a molti, e’ destinato a restare.