TERREMOTO EMILIA: ATTENZIONE ALLA BUFALA DELLE CAVERNE SOTTERRANEE

Una delle notizie più false circa il terremoto in Emilia (e più inquietanti per la popolazione) riguarda i possibili sviluppi del fenomeno: caverne pronte ad inghiottire case e popolazione, estensione delle zone liquefatte come se il terreno fosse neve che si scioglie e via delirando.

Tranquilli, la liquefazione è una semplice risalita di fango (una sospensione di sabbia e acqua) da una falda in pressione fino alla superficie. Come si vede dal disegno qui sotto una volta esaurito il fenomeno dopo il terremoto, non rimangono buchi o cavità nel terreno.

Alla liquefazione si accompagna una subsidenza, ed i danni possono essere causati ad edifici che si trovino nella zona dove le fondazioni perdono l’appoggio. Ma questo avviene durante il terremoto o immediatamente dopo, non è un “contagio” che va avanti per settimane.

Questo filmato mostra un modellino di palazzo che affonda nella sabbia liquefatta, ma non si vedono voragini e finito il terremoto simulato tutto si ferma.

Quello che può succedere è che se ci fosse un terremoto forte quanto quello che ha causato la liquefazione il fenomeno si potrebbe ripetere. A Christchurch, in Nuova Zelanda, è quanto è successo per tutti i terremoti M>6 della sequenza iniziata nel Settembre 2010 ed ancora in corso. (Alcune foto che ho scattato io l’anno scorso sono su questo post.  Un geniale signore neozelandese ha postato un video su YouTube dove riproduce la liquefazione delle sabbie depositate nel suo giardino correndo con una carriola sul pavè. Anche qui niente voragini, come vedete, solo un solido che diventa fanghiglia, tipo liquefazione del Sangue di San Gennaro, ma senza miracolo, solo vibrazioni!

Infine, se l’inglese non vi spaventa e volete sapere tutto su dove sono successi episodi di liquefazione nel passato in Italia, a che distanza dagli epicentri e quento deve essere forte un terremoto per causare liquafazioni, leggete questo articolo.

Marco Mucciarelli
professore di Sismologia Applicata presso la Facoltà di Ingegeria dell’Università della Basilicata