SVELATO IL MISTERO DELLE LUCI PRIMA DEI TERREMOTI

luci_terremotoLe Eql (Earth Quake Light) sono legate a un accumulo dell’energia intrappolata tra le faglie del sottosuolo. Queste correnti elettriche indotte fluiscono in superficie attraverso fenditure dove, ionizzandosi insieme alle molecole d’aria, generano la luminosità osservata.

Roma, 2 gennaio 2014 – Piccole luci. Appaiono improvvisamente poco prima dei terremoti ma fino a oggi il motivo scientifico non era stato risolto. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista ‘Seismological Research Letters’, e condotto dai ricercatori guidati da Robert Thériault, geologo del Ministero delle Risorse Naturali del Quebec in Canada, le luci sismiche, chiamate Eql (EarthQuake Light), sono legate a un rapido accumulo dell’energia intrappolata tra le faglie del sottosuolo. 

La terra si muove, e fa scintille di luce. Queste correnti elettriche indotte fluiscono in superficie attraverso fenditure dove, ionizzandosi insieme alle molecole d’aria, generano la luminosità osservata. Per molto tempo le luci sono state considerate un mito. I sismologi hanno accertato la loro esistenza quando sono state fotografate in Giappone a Nagano durante lo sciame sismico di Mitsushiro, tra il 1965 e il 1967.

Il fenomeno è stato osservato e filmato poi durante il terremoto del Perù del 2007, il terremoto del Sichuan del 2008, e il terremoto del Cile del 2010. Ma anche durante il terremoto dell’Aquila del 2009. Le luci sono iniziate nove mesi prima della scossa principale e proseguite per 5 mesi dopo. Poco prima della grande scossa, alcune persone hanno visto una luce tremolante alta 10 centimetri sopra il lastricato di via Francesco Crispi nel centro della città.

Hanno diverse varietà di forme, le principali sono sfere ferme o fluttuanti nell’aria. L’aspetto è simile a quello di un’aurora boreale, il colore può variare dal bianco all’azzurro ma possono avere un maggiore spettro visibile di colori. La luminosità è visibile per alcuni secondi, si sono avuti casi tuttavia in cui è durata per decine di minuti. I ricercatori hanno esaminato 65 casi di luci correlate con i terremoti a partire dal 1600, l’80 per cento dei quali avevano una magnitudo superiore a 5.0 della scala Richter.

Ma le luci telluriche potrebbero assumere un valore importante: “Possiamo considerarle come un fenomeno pre-terremoto – ha detto Thériault – e combinando questi dati con altri tipi di parametri che variano poco prima di un sisma, potremo un giorno tentare di prevedere questi eventi che sono così catastrofici per l’uomo”.

I terremoti restano impredevibili. Ma i ricercatori hanno comunque assicurato di essere in grado di prevedere quale area della Cina sarà colpita dal prossimo grande sisma. Secondo uno studio pubblicato in ‘Seismological ResearchLetters’, la scossa si verificherà lungo un segmento di 60 chilometri sulla faglia di Longmenshan, al confine tra il Tibet e il bacino del Sichuan nel sud-ovest del paese.

Per Mian Liu della University of Missouri questa è infatti la zona “più a rischio di essere colpita”. Nell’aprile 2013 circa 200 persone morirono nella provincia di Sichuan per un terremoto di magnitudo 6,6. Nel 2008 uno di magnitudo 8 causò quasi 90 mila tra morti e dispersi.

Repubblica.it, 2 gennaio 2014

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