Nichi Vendola a New York su L’Aquila (video). Chiodi risponde, con errori e mistificazioni imperdonabili

17 novembre 2010 (in fondo all’articolo la contro-replica di Vendola del 24 novembre)

Nichi Vendola a New York, alla Casa Italiana Zerilli-Marimò, commenta la situazione dell’Aquila. Secondo il presidente della Regione Puglia la discussione nei media sulla ricostruzione e’ totalmente assente.
Per l’Aquila si e’ creato all’inizio un meccanismo di filantropia televisiva ma ad oggi la gente viene cacciata dai prefabbricati e dagli alberghi e non esiste uno straccio di progetto di ricostruzione.

Si e’ addirittura parlato di “new towns”, ridicolo per una citta’ di tale importanza storica e artistica.

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24 novembre 2010 – Chiodi a Vendola: analisi approssimativa
“Sono frutto di un’analisi approssimativa accompagnata da un inopportuno spirito polemico, che denota un’assoluta non conoscenza della materia”, secondo il Commissario delegato per la Ricostruzione, Gianni Chiodi, “i giudizi del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, sul difficile processo di ricostruzione che sta interessando la citta’ dell’Aquila espressi durante un incontro pubblico a New York”.

“La ricostruzione – afferma Chiodi – e’ un fatto nazionale che tocca direttamente il popolo aquilano e quindi esternazioni di questa natura, peraltro in un ambito estero nel quale la componente abruzzese ha vissuto direttamente o indirettamente le conseguenze drammatiche del terremoto, non aiutano la causa aquilana, l’unica alla quale riesco ad appassionarmi a prescindere dalle colorazioni politiche”.

“Ti dico fin da ora che all’Aquila il dibattito pubblico sulla ricostruzione e’ avviato da un pezzo; che ai cittadini, a più riprese, abbiamo chiesto idee, suggerimenti e iniziative per migliorare il processo della ricostruzione e che questo continuo confronto sta dando i suoi frutti (NdR: il coinvolgimento dei cittadini nel processo di Ricostruzione e’ tutto nell’immaginazione di Gianni Chiodi).

Sul patrimonio artistico di una delle citta’ più ricche del mondo abbiamo avviato progetti ben definiti di ricostruzione con l’erogazione di fondi. E il confronto nazionale sui modelli di ricostruzione in campo artistico e’ avviato da tempo e solo una visione parziale e strumentalmente della politica non li vuole scorgere”. “Questi meccanismi di ricostruzione, e’ bene ricordarlo, arrivano dopo una gestione dell’emergenza che e’ stata presa ad esempio da tutto il mondo, a prescindere da quella che tu chiami ‘filantropia televisiva’”.

“I prefabbricati realizzati all’Aquila nel giro di quattro mesi dal terremoto del 6 aprile (NdR: affermazione completamente falsa, consigliamo Gianni Chiodi di rivedere i tempi di dismissione delle tendopoli e di  messa a disposizione delle CASE e MAP vari) hanno dato un tetto sicuro e saldo ad oltre 20 mila residenti (NdR: e i restanti non coperti dal fabbisogno abitativo, vogliamo ricordarli o no? O non esistono per Gianni Chiodi? E lo sa Chiodi che possiamo parlare di 20.000 persone includendo i MAP?) .

E non sono i tetti di latta delle baracche (NdR: torna la famosa frase “allora volevate i container?”, Gianni Chiodi dimostra ancora una volta di non aver capito niente di cosa volevano molti aquilani) che hanno ‘coperto’ migliaia di senzatetto dei precedenti terremoti: sono strutture stabili, sicure e calde che permettono ad una famiglia di vivere tranquillamente un momento difficile e delicato della propria esistenza e dell’intera societa’ che li circonda. Nessuno vuole dare il bollino della definitivita’ a quelle costruzioni, ma tutti noi sappiamo benissimo quanto sia complessa la ricostruzione che attende L’Aquila e quelle case rispondono alle esigenze future, limitate nel tempo, di migliaia di famiglie”.

“Ecco perché nessuno ha detto che quelle case sono la nuova L’Aquila”, chiude Chiodi. “L’Aquila che abbiamo in testa noi – ha poi proseguito Chiodi – e’ quella che vogliono migliaia e migliaia di aquilani,  e cioé una citta’ che torni a vivere e pulsare intorno al proprio centro storico, straordinario concentrato di cultura e storia insieme ma anche di commercio e vitalita’. Per questo abbiamo finanziato per 118 milioni di euro la ristrutturazione di tutti gli edifici pubblici più importanti del centro indicati dal Comune (NdR: quindi 118 milioni di euro sono sufficienti per il centro storico? No… forse abbiamo frainteso, intendeva sicuramente dire “una prima parte degli edifici pubblici e storici…”, e sempre supponendo che per le abitazioni, del Centro Storico e non, ci siano i soldi, ma quelli ci sono sempre per Chiodi).

E su questo si muovera’ la nostra strategia, certi di trovare al nostro fianco tutti quegli aquilani che vogliono bene alla citta’” (NdR: dovrebbe prima chiedere ai cittadini che amano la citta’ di essere al suo fianco, non crede?). “La propaganda del ‘non funziona niente’ – conclude Chiodi – la lasciamo ad altri (NdR: gia’, e la politica del VA TUTTO BENE, decido tutto io, ed io ho sempre ragione, invece Gianni Chiodi se la tiene stretta vero?).

Come ad altri lasciamo analisi avventate e superficiali sui processi di ricostruzione che non fanno altro che alimentare un dibattito politico strumentale inutile. Esse non sono altro che frutto di una visione parziale della realta’ aquilana del terremoto e non aggiungono nulla a quel dibattito che vuole aiutare. (NdR: meglio non aggiungere altro. Tanto la solfa di Chiodi e’ sempre la stessa)

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24 novembre 2010 – LA CONTROREPLICA DI VENDOLA A CHIODI
“Ti sei risentito per le mie dichiarazioni sul tema spinoso della ricostruzione post terremoto in Abruzzo. Mi racconti delle cose fatte o in cantiere. E la tua lettera mi conferma nel mio dolore e nel mio giudizio su quanto accaduto nella tua regione”.
“Dolore perché L’Aquila e’ uno dei cuori pulsanti e nobili del nostro Paese, e’ un crocevia della bellezza del mondo, e la sua tragedia meritava una seria elaborazione del lutto, un rendiconto sincero delle responsabilita’ che rendono così vulnerabile un intero tessuto urbano, e soprattutto meritava un’opera possente e rigorosa di pianificazione della ricostruzione”.
“Invece  sono andati in scena gli spot pubblicitari delle ‘new town’, quella filantropia esibita in diretta televisiva, una permanente manipolazione delle cronache abruzzesi, e il tutto nel quadro delle attivita’ appaltatorie della cosiddetta ‘cricca’”.
“Tutti gli abruzzesi che ho incontrato in America mi hanno espresso sgomento e indignazione per ciò che e’ stato ‘svelato’ dal popolo delle carriole e da quel cartello che diceva ‘Io non ridevo’. Si e’ fatta propaganda sulla pelle degli abruzzesi, si sono costruiti cicli di malaffare speculando sulla vita e la morte di una citta’. Io penso così e non riesco a tacere. Capisco il tuo imbarazzo e ti prego di comprendere la mia sincerita’..”.
“Io penso che la ricostruzione – conclude Vendola – sia un impegno davvero ciclopico, che chiama in causa un’intera classe dirigente, le comunita’ colpite e insieme l’intera cultura nazionale.

La ricostruzione non può essere ridotta alla stregua di un sondaggio, ad una vaga evocazione progettuale, a suggestioni che galleggiano nel vuoto pneumatico di iniziative concrete. Questo a me sembra superficiale e poco serio“.