A24 Roma-L’Aquila: 5 ore di odissea, i passeggeri spingono l’autobus dell’ARPA

Un’odissea, una follia durata oltre 5 ore. Sette ore e mezzo di viaggio per raggiungere dalla capitale la citta’ dell’Aquila. Ed era previsto.

Era previsto che sarebbe nevicato, e che i mezzi pesanti sarebbero stati probabilmente fermati dopo essere entrati in autostrada.
Era previsto che i tempi per arrivare dalla Stazione Tiburtina al casello di Roma Est non sarebbero stati brevi, come al solito del resto, perché sul tratto interno dell’A24 (il cosiddetto “tronchetto”), i tempi di percorrenza sono sempre critici e le complanari che dovrebbero attenuare i disagi molto lontane dalla realizzazione.
Era previsto che per il tratto di linea Roma Staz.Tiburtina-L’Aquila Collemaggio, tempi ufficiali di percorrenza di 1h40′, non sarebbero state sufficienti le 2h-2h30′ di solito necessarie in questo periodo.
Era tutto previsto, a parte quello che segue, ma prima facciamo un salto indietro di qualche mese.

Perché il 31 marzo 2010 il TAR del Lazio accoglie il ricorso Codacons e della Provincia di Teramo, sull’illegittimita’ degli adeguamenti tariffari avvenuti nel 2006 e nel 2008. L’annullamento dei rincari e’ motivato dal mancato rispetto del price-cap e degli obblighi di miglioramento del servizio assunti dal gestore e derivanti dalla Convenzione stipulata con l’Anas. Una sentenza che avrebbe dovuto far tornare indietro le tariffe di cinque anni, con il rimborso di quanto percepito in eccesso.
Sentenza ribaltata da pochi giorni da parte del Consiglio di Stato. Incredibile, ma vero, tra i criteri di aggiudicazione della gara indetta dall’Anas nel 2000 per assegnare la gestione dei due tratti autostradali, “figurava non solo la tariffa di pedaggio proposta, ma anche il corrispettivo da offrirsi al concedente non inferiore all’importo di 100.000.000.000 lire ed uno schema di piano finanziario, in cui l’ANAS specificava che i soggetti concorrenti potevano prevedere una variazione tariffaria, entro i limiti previsti nella delibera CIPE del 20 dicembre 1996 per il quinquennio 2002-2006, tale da garantire un aumento cumulato delle attuali tariffe non inferiore al 50%”.

Tra i risultati della gestione privata, oltre ai costanti incrementi tariffari, il 9 marzo 2010 molti automobilisti rimasero gia’ bloccati sul tratto Roma-L’Aquila, con tempi di percorrenza anche di 6-8 ore da parte di alcuni autobus dell’ARPA (le Autolinee Regionali Pubbliche Abruzzesi). L’ARPA avanzò richieste di risarcimento, l’Aduc chiese il ritiro della concessione, l’allora prefetto Franco Gabrielli inviò la documentazione alla Procura dell’Aquila, erano evidenti chiari elementi di negligenza. I risultati si sono visti solo nel ripristino degli aumenti passati, in attesa dei prossimi futuri.

17 dicembre 2010, la storia si ripete.
Ore 16.15, partenza quasi in orario. Primo blocco all’uscita da Tiburtina, ci vorranno oltre 30′ solo per percorrere poche centinaia di metri. Problema noto da anni all’ARPA, ed esiste una corsia preferenziale per gli autobus che consente di ridurre drasticamente i tempi in caso di ingorghi come quello subito visibile. Ma l’autista non ne terra’ conto. Due ragazze gli chiedono peraltro se e’ chiusa l’A24, hanno appena sentito questa notizia. L’autista cade dalle nuvole, non si e’ informato con l’ARPA né pensa di farlo, e chiede con indifferenza:
“Volete scendere?”. Siamo fermi sotto un ponte intasato di autovetture.
Quelle ragazze, come altri passeggeri, non sanno che quella domanda a bruciapelo, che ti lascia tra l’automa perplesso e la voglia innata di sentirti Peter Pan, mentre da’ sfogo al proprio repertorio di insulti, e’ in realta’ un’occasione appena offerta, e che forse potrebbe essere colta al volto, almeno questa volta.

E’ lungo il tempo per raggiungere il casello, arriveremo solo alle 18.10. Nel frattempo ci si informa su Internet, inutile chiamare il numero di Autostrade per L’Italia, sempre occupati gli operatori. Inutile anche tentare di contattare il call center dell’Arpa.
Tramite Facebook, siti internet, chiamate varie, veniamo a scoprire che l’autostrada e’ stata chiusa, quindi riaperta.
L’autobus in partenza da Roma alle 14.45 sembra sia fermo a Carsoli, dopo poco scopriremo essere arrivato a L’Aquila dopo circa 3h e mezzo di viaggio. Non poco, ma tollerabile, molti pendolari sono anche abituati a tempi a volte peggiori.
I problemi seri iniziano entrati in autostrada. Fra Tivoli e Castel Madama (era previsto ricordate?) la Polizia fa fermare i mezzi pesanti sulla corsia di emergenza. Era gia’ capitato in passato, ma stavolta anche gli autobus sono trattati come “mezzi pesanti”. Una decisione assurda, inutili i tentativi dell’autista di far cambiare idea alle pattuglie della Polizia, gli ordini sono ordini.
Resteremo fermi, mentre le auto possono proseguire.
Autobus di 50-80 persone incolonnati per ore, in attesa di avere informazioni che non arriveranno. Qualche autobus ci sorpassa, ma soltanto per essere fermato pochi metri più avanti, non c’e’ scampo alcuno.
Nessuna assistenza, nessuna scelta alternativa, come essere sistemati in albergo a Roma, o altrove. Fatti entrare si resta come topi in gabbia.
Fermi sull’A24, in attesa, su autobus senza servizi e temperature esterne di 2-3 gradi.
Uomini, donne, anziani, bambini. Tante le esigenze personali, con la pazienza che inizia a mancare in chi dovrebbe raggiungere destinazioni di cui L’Aquila e’ solo una tappa intermedia, e che ora non sa nemmeno come potra’ arrivare alla fine del viaggio.
Un signore di 73 anni in un attimo di follia dichiara ingenuamente di avere un panettone, ignorando i sintomi che potrebbero emergere incontrollati in alcune persone dopo ore di viaggio.
Ma finalmente ripartiamo. Lentamente, molto, troppo.
Raggiungiamo l’autogrill di Carsoli, dove molti potranno velocemente dare sfogo ai bisogni fisiologici ed esigenze “culinarie”. Questo e’ il punto in cui la neve raggiunge il massimo livello visto, 15-20 cm al massimo.
Sono le 21.50, quando ancora fermi all’autogrill di Carsoli giunge notizia che e’ stata riaperta l’autostrada più avanti (l’avevano richiusa?).

Una macchina e’ appena ripartita, ma ha perso qualcosa. Una catena da neve giace inutilmente nel parcheggio dell’Autogrill.
Ore 22.00. Si riparte, o meglio si tenta, essendo l’autobus parcheggiato in un punto da cui non e’ molto semplice l’operazione.

Dopo alcuni minuti di inutili tentativi, un numero cospicuo di passeggeri scende per spingere, consentendo con questa azione lo spostamento dell’autobus in una zona migliore.
Sono le 22.45 quando arriviamo allo svincolo di Torano, poca neve, 5 cm o qualcosa in più ai bordi dell’autostrada.
Arriveremo a L’Aquila alle 23.25 circa, dopo oltre 5 ore dall’ingresso in autostrada, e non e’ ancora finita.
Vicino Piazza d’Armi si attende per il cambio autobus, per proseguire fino a Collemaggio. L’autista non si fida di quello (praticamente nuovo) in uso, per le ripartenze dalle fermate di Via della Croce Rossa. In precedenza aveva posticipato di alcune decine di metri quella vicino al Motel in uscita all’autostrada, con molti passeggeri che non avevano peraltro capito subito le intenzioni.
C’e’ la neve a L’Aquila, a volte capita in questa citta’. Pochi centimetri, le strade completamente imbiancate. Non si vedono mezzi antineve in azione al momento, come pochissimi sono stati quelli visti in autostrada in tutto il periodo del tragitto.
Ed era tutto previsto, figuriamoci in caso contrario.

E la domanda viene spontanea: c’erano motivi validi per chiudere un’autostrada di montagna per massimo 20 cm di neve, e per bloccare insieme ai mezzi pesanti anche gli autobus di linea?
Per i presenti che hanno vissuto negli anni passati viaggi con la neve, compreso chi scrive, non ce n’erano.
E non e’ pensabile costringere per ore centinaia di passeggeri su autobus senza servizi, senza assistenza, con scarse informazioni e previsione alcuna.
L’altra domanda, sempre spontanea: qualcuno paghera’ stavolta?
Quest’ultima, forse, avra’ una risposta se alle intenzioni di molti di avviare una denuncia collettiva alla Procura (di Roma o L’Aquila), seguiranno i fatti e gli accertamenti necessari.

Ma e’ proprio necessario che siano i cittadini a prendere il posto di enti ed istituzioni che dovrebbero rappresentarli?

Patrizio Trapasso