CHIODI DIMETTITI! Assalto degli aquilani alla Regione Abruzzo

23 dicembre 2010.
Tra Gianni Chiodi (Presidente della Regione Abruzzo, nonché Commissario Delegato alla Ricostruzione, nonché occupato in un’altra miriade di incarichi minori) e gli aquilani non e’ MAI scoccata la scintilla dell’amore. Anzi, non si e’ mai visto un barlume di amicizia che possa nascere anche fra i più acerrimi nemici quando ci si ritrova nella stessa disgrazia.
Perché se un Cialente ti fa bollire il sangue quando lo vedi alla Guardia di Finanza a fare il belloccio con Berlusconi e Bertolaso, facendoti vergognare di essere aquilano, e se una Pezzopane ti fa indiavolare quando consegna il Guerriero di Capestrano a chi non rientra nelle tue simpatie, e se anche un De Matteis ti fa almeno interrogare cosa abbia fatto fino ad oggi, a parte annunciare per la duecentocinquantesima volta la zona franca urbana, ci sono personaggi come Chiodi, Del Corvo, Piccone, che ogni volta che li ascolti ti senti soltanto assalire da una batteria di fastidiose zanzare che ti fanno grattare fino a spellarti vivo.

Così come ti senti addosso un serpente a sonagli che ti scodinzola all’orecchio quando osservi una conferenza stampa  internazionale a Roma, e ti senti dire che va tutto bene, tutto procede alla perfezione ed anche sulle tasse gli abruzzesi avranno gli stessi diritti di altri terremotati.

Salvo che alla resa dei conti non sara’ così, come immaginavi, perché si tratta dell’ennesima campagna di propaganda governativa del post-terremoto aquilano.
In questo dramma, ci sono attori che non fanno parte di questo territorio, e cosa più grave non hanno avuto la dignita’ e l’umilta’ di comprenderlo e di far proprie le difficolta’ e la rabbia dei terremotati.

La loro e’ la politica dei “lustrascarpe”, mestiere rispettabilissimo, ma poco utile se si vive costantemente dentro una palude. Politica che fa a cazzotti con quella degli “attributi” di cui questo territorio avrebbe bisogno, specialmente in questo periodo.
E’ la politica che magicamente ti da’ il risultato della quadratura del cerchio: la “nullita’”, quella istituzionale che dovrebbe rappresentarti.

Ed e’ per questo motivo, che mentre ieri l’armata brancaleone correva a Roma alla corte del Re Sole e della fattucchiera TreSoldi, a L’Aquila, dopo un’animata riunione in Piazza Duomo un centinaio di aquilani decideva di dirigersi verso la Regione Abruzzo, uno dei simboli di questa nullita’ della politica locale.

DIMISSIONI, era l’urlo che si alzava dai cittadini dopo aver violato il cancello d’ingresso alla Regione.
Cittadini che dopo aver inutilmente tentato di entrare nella sala del Consiglio, ed ancora rispettosi di quel luogo tanto da resistere nello sfondarne la porta d’ingresso, si recavano negli uffici ancora aperti, per un’occupazione che stavolta lasciava poco al simbolismo.
Cittadini che si armavano di post-it, carta e penna per lasciare i loro inequivocabili messaggi. Non hanno bisogno di fare danni perché le loro parole sono così forti, razionali,  intelligenti e disperate, che basta saperli ascoltare  per condividerle ed essere insieme a loro.
Qualcuno tentera’ nuovamente di dire che la manifestazione era strumentalizzata. Quel qualcuno non sa, né vi dira’, che questi facinorosi cittadini, incontrato un perplesso e forse timoroso Giuliante, ancora in Regione, gli chiedevano fortemente di essere insieme a loro, a manifestare per l’ennesimo sfregio subito dalla loro citta’ (e non dal presidente del consiglio, come più o meno ingenuamente immagina Bruno Vespa).
L’armata brancaleone tornera’ da Roma vantandosi dell’ennesima proroga di 6 mesi nella restituzione delle tasse sospese. Non vi dira’ che siamo ancora ben lontani dal vincere una delle tante battaglie, quella di vederci trattare per le tasse come altri terremotati, da restituire al 40%, in 120 rate, dopo non meno di 5 anni (passarono 7 anni in Molise, 12 in Umbria e Marche).
Il presidente della Regione Veneto non ha bisogno di scendere a Roma. Lui ascolta il popolo che rapppresenta, urla la  sua rabbia, minaccia il governo, preferisce la politica degli attributi a quella dei lustrascarpe. Ed ottiene risultati immediati.

DIMISSIONI, e’ l’urlo continuo che si innalza sotto la pioggia battente, il 23 dicembre 2010, davanti al palazzo della Regione Abruzzo.
Mentre i pochi politici presenti, di entrambi gli schieramenti, si interrogano timorosi fin dove possa arrivare la rabbia di una popolazione stremata e dispersa, che vede una citta’ capoluogo sempre più abbandonata e lasciata alla deriva.

Con una classe istituzionale sempre più rappresentativa del paese dei Balocchi.


Il video di MediaCrewCasematte