Potrebbero viverci 50.000 persone, altre 200.000 vi troverebbero accoglienza
«La capitale può essere solo a Tokyo», è stato il secco commento di Shintaro Ishihara, l’attuale governatore della città. Ma il progetto, denominato IRTBBC (Integrated Resort, Tourism, Business and Backup City) conta sul sostegno di almeno un centinaio di politici, inclusi influenti membri del partito di governo e dell’opposizione, dell’ex premier Naoto Kan, e dell’ex ministro del Commercio, Banri Kaieda.
Hajime Ishii, membro del Partito democratico al governo in Giappone, conferma: «L’idea è quella di poter avere un backup, una sorta di batteria di ricambio grazie alla quale vengono assicurate le funzioni della nazione»
L’idea nasce a seguito del sisma di magnitudo 9, cui seguì uno tsunami che l’11 marzo scorso ha provocato oltre 20mila vittime, fra morti e dispersi, e danni gravissimi alla centrale nucleare di Fukushima, i cui effetti finali sono ancora in corso di valutazione.
Questa Tokio2 potrebbe essere costruita vicino all’aereoporto di Itami, prefettura di Osaka, circa 300 miglia ad Ovest di Tokyo, ed ospiterebbe case, uffici governativi, ma anche parchi urbani, resort, ospedali ecc., oltre a una torre di 650 metri che diventerebbe la più alta al mondo.
Le esigenze di questa seconda mini città, in confronto a Tokio che conta circa 13 milioni di abitanti, derivano dalla necessità di garantire la continuità del governo anche nel caso in cui un sisma violentissimo colpisse la capitale.
I progettisti hanno proposto che la città di backup sia abitata stabilmente da 50mila persone, con la possibilità di ospitarne altre 200mila in caso di emergenza. I ricercatori del Tokyo Earthquake Research Institute sono convinti che nei prossimi trent’anni Tokyo ha il 70% di probabilità di essere colpita da un violento terremoto, i cui effetti potrebbero essere catastrofici anche se costruita con il rispetto delle normative antisismiche defiinite in Giappone.
E i fondi? Il 90 per cento delle spese verrebbe dal settore privato. Ancora poco chiare le modalità di evacuazione, e quale sarebbe il destino dei restanti abitanti di Tokyo. Ma i giapponesi sono conosciuti per la caparbietà con la quale si prefiggono e realizzano progetti ritenuti dai più impossibili.
di Patrizio Trapasso
























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