RISCALDAMENTO A IDROGENO: INDIPENDENTE E A ZERO EMISSIONI

Si chiama H2ydroGEM la tecnologia che riscalda la casa senza allacciarsi ai grandi fornitori e che non inquina. Scopriamo come funziona.

Immagazzinare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili per poterla riutilizzare quando è necessario e riscaldare la casa senza emettere sostanze nocive. Il tutto sfruttando l’idrogeno. È quanto propone e presenterà ufficialmente a Klimahouse, esposizione bolzanina dedicata al settore energetico (26 – 29 gennaio), l’italianissima Giacomini. L’azienda piemontese è pronta a sbarcare sul mercato con un prodotto, chiamato H2ydroGEM, che già aveva fatto capolino – con una versione poi rimaneggiata – durante le Olimpiadi invernali di Torino 2006. Il concetto di conservazione dell’energia pulita per rendere l’abitazione indipendente, totalmente o in parte, dalla rete tradizionale, è il medesimo alla quale ha fatto riferimento la Fabbrica del Sole per lo sviluppo della sua Off-Grid Box.

Come funziona H2ydroGEM
A spiegarci il funzionamento del dispositivo è stato il capo progetto Servillo Gioria: “Abbiamo brevettato il combustore catalitico dopo dieci anni di lavoro. Si tratta di una macchina che crea calore senza inquinare”. Collegata all’impianto idrico domestico con un tubo, “il dispendio d’acqua è minimo, una quindicina di euro al massimo all’anno”, la macchina contiene un catalizzatore che permette a idrogeno e ossigeno di combinarsi in una molecola d’acqua e sprigiona calore. La reazione si completa senza l’ausilio di una fiamma, senza emettere Co2 e a una temperatura sufficientemente bassa (300° gradi circa) da scongiurare la formazione di NOx (a una certa temperatura azoto e ossigena si combinano). Il calore passa in uno scambiatore e arriva all’impianto di riscaldamento. Essendo omologato come caldaia condensazione, sottolinea Gioria, il dispositivo gode degli sgravi fiscali del 55%.
Serbatoio di idrogeno
L’idrogeno utilizzato nella sopracitata soluzione proviene da un serbatoio a pressione in cui è contenuta la riserva energetica di un’abitazione dotata impianti fotovoltaici o eolici. “L’energia elettrica”, spiega Gioria, “generata viene utilizzata per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno. L’idrogeno lo accumulo, lo metto in un serbatoio e vado a ripescarlo per produrre energia termica (vedi il combustore catalico di prima, ndr) o, sfruttando le celle combustibili, per riprodurre energia elettrica”. In quest’ultimo caso il processo avviene tramite membrane di platino che mettono in contatto idrogeno (quello del serbatoio) e ossigeno (presente nell’atmosfera). Così facendo si capitalizza l’energia pulita che è di solito disponibile solo in determinati momenti e si può attingere alla stessa nel momento del bisogno, ad esempio durante una nevicata che isola l’abitazione dalla rete tradizionale.
La spesa
Non è ancora disponibile un cartellino in merito, anche perché vanno considerate le singole variabili concernenti le strutture interessate. Gioria parla di un ritorno dell’investimento in dieci anni e anticipa che si arriverà in tempo breve a cinque.

Il futuro
Interrogato sui margini di miglioramento di tecnologie di questo tipo, il capo progetto Giacomini fa riferimento a studi indirizzati alla costruzione di serbatoi senza pressione, “si chiamano idruri e contengono una spugna che assorbe l’idrogeno e non necessitando di alcuna pressione sono più sicuri”. Anche sulla durata delle celle combustibili, 40mila ore senza interventi, si sta lavorando per migliorare le prestazioni.
(da WIRED.it)