La lezione è stata dura. E Tokio ora pare orientata a non investire su ulteriori reattori nucleari e programma una progressiva uscita dalla dipendenza energetica dall’atomo, ma intanto fa i conti con il prezzo, salatissimo, della tragedia seguita al sisma e allo tsunami del marzo 2011. Cento miliardi di danni e non è affatto detto sia finita qui.
La Tepco, responsabile del disastro, è stata nazionalizzata, e così il prezzo della catastrofe ora verrà affrontato in toto da tutto il Paese del Sol Levante. E il governo e l’azienda non escludono che il conto atomico possa ulteriormente crescere.
Rispetto alla prima stima, infatti, il prezzo da pagare per cercare di pagare tutto è già raddoppiato. A fare i bilanci e ad aggiornarli è la stessa Tepco, un acronimo che sta per Tokyo Electric Power Company e designa la più grande compagnia elettrica del Giappone, proprietaria, oltre che della centrale di Fukushima Daichi, anche di quella di Fukushima Daini, meno colpita, e di quella di Kashiwazaki Kariwa, nella prefettura di Niigata, rimasta sostanzialmente immune agli effetti dello tsunami.
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La Tepco, almeno in teoria, dice di avere imboccato da tempo la strada della trasparenza ed è recente la comunicazione ufficiale con cui l’azienda ha ammesso che gli effetti più perniciosi del disastro potevano essere evitati. Nondimeno una dopo l’altra, ricerche, indagini giornalistiche, studi indipendenti, le analisi delle associazioni ambientaliste, raccontano quanto sia compromesso l’ambiente nelle zone colpite direttamente o indirettamente dagli effetti delle radiazioni nucleari. Greenpeace, in particolare, ha sollevato l’allarme sul fatto che i dati riguardanti la radioattività dei siti siano veritieri, sostenendo che quelli ufficiali potrebbero in larga misura sottostimare la gravità della situazione in molte zone monitorate. |
L’ennesima conferma di un territorio terribilmente devastato è arrivata dallo studio che ha appurato come il pesce pescato nel golfo abbia una percentuale di Cesio altissima e sia pericoloso per la salute.
A cosa serviranno gli investimenti stanziati? Tepco deve decontaminare le aree radioattive, seguire il decommissioning dei reattori danneggiati, costruire i depositi di stoccaggio provvisorio dei detriti radioattivi, risarcire le famiglie delle vittime di Fukushima, risolvere i problemi abitativi delle centinaia di migliaia di persone evacuate e, nel contempo, continuare a fornire l’elettricità in una delle aree più industrializzate e popolate del Giappone. Così cento miliardi potrebbero perfino non bastare.
(fonte: Virgilio News)
























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