VIDEO: TERREMOTO E MAZZETTE, GAFFE DI CIALENTE INDEGNA L’AQUILA

L’Aquila, 9 gennaio 2014 – Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente sull’indagine per tangenti post-terremoto parla di “un caso contenuto, un puntellameno su centinaia”.
Ha chiesto e ottenuto le dimissioni del vicesindaco Roberto Riga, ma scarica la responsabilità maggiore su un ex consigliere di opposizione del Pdl Pierluigi Tancredi

intervista di Vittoria Iacovella
montaggio Elena Rosiello

DIMISSIONI PER L’AQUILA (Da L’Espresso, Primo di Nicola)
Più sento la registrazione dell’intervista  al sindaco dell’Aquila Massimo Cialente trasmessa da Radio Capital più mi convinco che bene farebbe lo stesso a rassegnare le dimissioni dall’incarico.

Ha dell’incredibile questa intervista. Cialente si dichiara all’oscuro di tutto, sorpreso per quello che  è accaduto nel cuore della sua amministrazione con  vicesindaco, ex assessori e tecnici comunali di primo piano coinvolti in vergognosi episodi di corruzione e relativo correre di mazzette.

Cialente, evidentemente non più in rado di misurare gli umori dei cittadini e le esigenze di pulizia che si levano da tutto il Paese, prova anche a minimizzare: che volete che siano 250-500 mila euro, l’attuale ammontare delle tangenti elargite e incassate, dice il sindaco dell’Aquila. Una minimizzazione inaccettabile che la dice però lunga sull’effettiva capacità di comprendere le dimensioni della frana che lo sta travolgendo.

Conosco da anni Massimo Cialente, ne conosco la passione politica,  l’amore e l’impegno per la sua città. E mi duole scrivere queste righe. Ma al punto in cui siamo deve fare qualcosa, dare un segnale netto alla sua città e al Paese intero. Deve assumere direttamente le responsabilità del disastro che rischia di affondare definitivamente l’Aquila.

Lo deve fare perché, anche se non toccato direttamente dalla vicenda giudiziaria, gli uomini coinvolti sono quasi tutti o sono stati suoi stretti collaboratori. Lui ha scelto questa squadra, lui ha messo queste persone in snodi cruciali dell’amministrazione. Posizioni dalle quali si controllavano e decidevano opere milionarie per la ricostruzione.

La ricostruzione:  ecco l’altra grande responsabilità che si porta dietro il sindaco dell’Aquila. Una ricostruzione ferma  ancora in gran parte alle rovine del terremoto e che soprattutto nel centro storico della città stenta addirittura a decollare.

Un disastro che ci è già costato svariati miliardi e che oggi vede  migliaia di persone ancora  in attesa di rientrare nelle proprio abitazioni.

In questo disastro Cialente ha giocato un ruolo importante. Si continua a dire che la colpa per la scelta di un modello di ricostruzione fallimentare è di Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso, all’epoca del terremoto rispettivamente presidente del Consiglio e responsabile della Protezione civile. Ma questa è una mezza verità.

A dire per esempio sì alla ventina di inutili new towns che nell’immediatezza della disgrazia del sisma hanno assorbito  circa 1 miliardo di euro è stato anche Cialente. Il sindaco dell’Aquila avrebbe potuto opporsi a questa scelta scellerata chiedendo magari di dirottare quelle risorse all’immediata ricostruzione della città.

Non lo fece e insieme agli altri esponenti del centrosinistra cittadino preferì anzi assecondare il progetto berlusconiano.

Ha pagato questa scelta: Cialente è stato riconfermato sindaco, gli altri illustri esponenti del centrosinistra stanno collezionando formidabili carriere.

Ben per loro, ma solo per loro, però. Perchè la città devastata è invece rimasta a mani vuote: ricostruzione in ritardo, rischi di spopolamento crescenti, economia ed occupazione agonizzanti.

Gli arresti per la cresta sulla ricostruzione cadono su questo deserto desolante. Un deserto che abbisogna di decine di miliardi di euro per tornare a respirare e sperare. Lo Stato deve pagare questa bolletta, ha il dovere di farsi carico delle necessità della città martoriata dal sisma.

Ma questo Stato ha anche il diritto di chiedere garanzie alla classe dirigente locale che queste risorse deve impiegare e spendere. Solo che, come dimostra l’ultima vicenda delle mazzette, l’amministrazione aquilana non è più in grado di fornire alcuna garanzia di moralità e corretta gestione.

Per questo Cialente farebbe bene a rassegnare il mandato. Per questo farebbe bene a lasciare la carica e fare spazio a una classe dirigente credibile e con le carte in regola per chiedere e pretendere da Roma.

Prima che sia troppo tardi.

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