21 gennaio – Vincenzo Imperitura, Il Tempo – Al via il processo che vede alla sbarra l’ex capo dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso, l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, l’imprenditore Diego Anemone, l’ex commissario straordinario ai mondiali di nuoto Roma 2009 Claudio Rinaldi, il funzionario pubblico Mauro Della Giovampaola, l’ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis e altri 12 indagati, tutti rinviati a giudizio lo scorso ottobre in seguito all’inchiesta sulla cricca dei cosiddetti «grandi eventi».
Il processo è stato rinviato a marzo e in quell’occasione i giudici dovranno decidere se far confluire in questo filone del procedimento anche i fascicoli relativi alla ristrutturazione di una caserma della Finanza.
L’ex numero uno della Protezione civile nazionale Bertolaso risponde del reato di corruzione, per avere favorito, questa la tesi dei pm, l’imprenditore Diego Anemone nell’assegnazione degli appalti per la realizzazione di alcuni «grandi eventi»: dal summit degli 8 «grandi» che avrebbe dovuto tenersi sull’isola della Maddalena nel 2010 e che fu poi trasferito a L’Aquila in seguito al terremoto, fino alle celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Secondo la tesi dell’accusa, Bertolaso avrebbe favorito il costruttore romano Anemone in cambio di denaro e di alcuni benefit a base, tra l’altro, di prestazioni sessuali consumate nelle stanze del «Salaria sport village». |
Accuse comunque sempre respinte dall’ex numero uno della Protezione civile. Una storia ingarbugliata quella legata ai grandi eventi: una storia fatta di «scelte economicamente svantaggiose per la pubblica amministrazione e favorevoli al privato» che è finita col costare carissimo alle malandate casse dello Stato.
Secondo l’impianto accusatorio infatti gli indagati, a vario titolo, ricevevano soldi e «regalie» in cambio della sottoscrizione degli appalti in favore delle imprese che gravitavano nell’orbita del gruppo Anemone. Appalti che venivano poi gonfiati dalle ditte aggiudicatarie, che si ripagavano così degli «investimenti» effettuati sui funzionari pubblici.
Vincenzo Imperitura
Il Tempo