
Due anni e mezzo di reclusione, da scontare ai domiciliari nella sua casa di Fregene. È la pena patteggiata ieri, davanti al giudice Giuseppe Romano Gargarella, da Luigi Pisano, 68 anni, originario di San Severo (Foggia), ma residente nel Lazio.
L’uomo era stato arrestato alcune settimane fa dai carabinieri della stazione dell’Aquila, diretta dal luogotenente Maurizio Facchini per sostituzione di persona, falsa attestazione a pubblico ufficiale e possesso di un documento falso valido per l’espatrio.
Secondo l’accusa si sarebbe presentato agli sportelli dell’Inps, sotto falso nome, per chiedere modelli Cud e buste paga di altre persone del tutto ignare dei progetti che probabilmente, aveva in mente di realizzare.
Secondo il teorema della Procura, attraverso false deleghe, avrebbe tentato di ritirare la documentazione fiscale relativa ad altre persone, verosimilmente per mettere in atto truffe a finanziarie a nome dei soggetti ai quali era stata “rubata” l’identità.
Ad avvisare i carabinieri erano stati proprio gli addetti dell’Inps, insospettiti dall’atteggiamento dell’uomo, che in giudizio è stato rappresentato dall’avvocato Annunziata Morgani, del Foro di Avezzano.
Soltanto dopo averlo condotto nella caserma di via Beato Cesidio, i militari, erano riusciti a risalire alla vera identità dell’uomo, al quale a seguito degli accertamenti sono stati contestati i reati di sostituzione di persona, falsa attestazione a pubblico ufficiale sulla propria identità e possesso di documento falso. Ieri mattina l’uomo è comparso in tribunale per essere giudicato con rito direttissimo, nel corso del quale ha chiesto e ottenuto la possibilità di patteggiare, ottenendo uno sconto di pena.
Sono in corso altre indagini, sempre da parte dei militari dell’Arma, per verificare o escludere se l’uomo possa aver commesso altri reati in zona, anche grazie all’aiuto di complici locali che potrebbero aver fornito le generalità delle persone che hanno rischiato di ritrovarsi a pagare le rate di finanziamenti chiesti da altri.
I carabinieri sono tornati a sottolineare la necessità di non fornire mai le proprie generalità a chi, anche telefonicamente, insiste per avere accesso a dati sensibili. Se dovesse accadere, è meglio chiamare il 112 o una persona di fiducia, senza fornire nulla di quanto richiesto, tantomeno denaro.






















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