TERREMOTO: SCOSSA MAGNITUDO 4.8, PAURA NELLA NOTTE A CATANIA. CROLLI E FERITI

Un terremoto di magnitudo ML 4.8 è avvenuto nella zona: 2 km N Viagrande (CT), il 26-12-2018 alle ore 03:19:14 (UTC +01:00) ora italiana ad una profondità di 1 km.

Il terremoto è stato localizzato da: Sala Operativa INGV-OE (Catania).

Paura e gente in strada, soprattutto famiglie con bambini piccoli, nei paesi vicini all’epicentro del terremoto di magnitudo 4.8 registrato alle 3,19 con epicentro tra Viagrande e Trecastagni in provincia di Catania. Si tratta della scossa più violenta da quando è cominciata, il 24 dicembre, l’eruzione dellì’Etna. 

Il centro più colpito è Fleri, una frazione di Zafferana Etnea, ma si registrano danni a Santa Venerina dove sono caduti calcinacci dalla facciata della chiesa principale Santa Maria del Carmelo in Bongiardo, a Zafferana Etnea e nell’Acese.

I danni sono evidenti in diversi paesi e ci sono almeno dieci feriti tra i quali un uomo di 80 anni estratto dalla casa gravemente danneggiata, a Fleri.

L’intensa attività sismica sul vulcano al momento non ha  alcun impatto sull’attività dell’aeroporto internazionale di Catania, che è pienamente operativo, in città non risultano al momento danni.

Molta gente, impaurita, è scesa per strada.

Comuni entro 20 km dall’epicentro

Le distanze sono calcolate in base alle coordinate geografiche del Municipio (Istat).
Comune Prov Dist Pop Cum Pop
Viagrande CT 2 8563 8563
Trecastagni CT 2 10910 19473
Aci Sant’Antonio CT 3 17984 37457
Aci Bonaccorsi CT 3 3524 40981
Pedara CT 4 14102 55083
Aci Catena CT 4 29851 84934
San Giovanni la Punta CT 5 23060 107994
Valverde CT 5 7840 115834
Acireale CT 6 52622 168456
Tremestieri Etneo CT 6 20589 189045
San Gregorio di Catania CT 7 11966 201011
Nicolosi CT 7 7463 208474
Mascalucia CT 7 31958 240432
Sant’Agata li Battiati CT 8 9479 249911
Gravina di Catania CT 8 25838 275749
Santa Venerina CT 8 8592 284341
Zafferana Etnea CT 8 9517 293858
Aci Castello CT 9 18723 312581
San Pietro Clarenza CT 9 7743 320324
Camporotondo Etneo CT 11 5023 325347
Milo CT 11 1087 326434
Belpasso CT 12 28108 354542
Catania CT 14 314555 669097
Giarre CT 14 27659 696756
Sant’Alfio CT 14 1582 698338
Misterbianco CT 14 49410 747748
Ragalna CT 14 3924 751672
Riposto CT 15 14838 766510
Motta Sant’Anastasia CT 17 12116 778626
Mascali CT 17 14282 792908
Paternò CT 18 48228 841136
Santa Maria di Licodia CT 19 7641 848777

Città più vicine con almeno 50000 abitanti

Il terremoto è stato localizzato
6 Km a W di Acireale (52622 abitanti)
14 Km a N di Catania (314555 abitanti)
65 Km a N di Siracusa (122291 abitanti)
72 Km a SW di Reggio di Calabria (183035 abitanti)
75 Km a SW di Messina (238439 abitanti)
84 Km a NE di Ragusa (73313 abitanti)
90 Km a NE di Vittoria (63339 abitanti)
90 Km a NE di Modica (54633 abitanti)
93 Km a E di Caltanissetta (63360 abitanti)
98 Km a NE di Gela (75827 abitanti)

PERICOLOSITA’ SISMICA

Con pericolosità sismica si intende lo scuotimento del suolo atteso in un sito a causa di un terremoto. Essendo prevalentemente un’analisi di tipo probabilistico, si può definire un certo scuotimento solo associato alla probabilità di accadimento nel prossimo futuro. Non si tratta pertanto di previsione deterministica dei terremoti, obiettivo lungi dal poter essere raggiunto ancora in tutto il mondo, né del massimo terremoto possibile in un’area, in quanto il terremoto massimo ha comunque probabilità di verificarsi molto basse.

Nel 2004 è stata rilasciata questa mappa della pericolosità sismica (http://zonesismiche.mi.ingv.it) che fornisce un quadro delle aree più pericolose in Italia. La mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale (GdL MPS, 2004; rif. Ordinanza PCM del 28 aprile 2006, n. 3519, All. 1b) è espressa in termini di accelerazione orizzontale del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, riferita a suoli rigidi (Vs30>800 m/s; cat. A, punto 3.2.1 del D.M. 14.09.2005).

I colori indicano i diversi valori di accelerazione del terreno che hanno una probabilità del 10% di essere superati in 50 anni. Indicativamente i colori associati ad accelerazioni più basse indicano zone meno pericolose, dove la frequenza di terremoti più forti è minore rispetto a quelle più pericolose, ma questo non significa che non possano verificarsi.

 

L’ERUZIONE DELL’ETNA INIZIATA IL 24 DICEMBRE

da https://ingvvulcani.wordpress.com

La mattina del 24 dicembre 2018 è iniziata una nuova eruzione laterale dell’Etna. Il fenomeno è stato caratterizzato dall’intrusione di un dicco magmatico nell’alto fianco orientale del vulcano, che ha generato un intenso sciame sismico e vistose deformazioni del suolo.

Lo sciame sismico è iniziato alle ore 8:30 UTC, corrispondenti alle ore 9.30 locali, ed ha interessato l’edificio etneo in diversi settori, con epicentri prevalentemente localizzati in prossimità dei crateri sommitali e nella Valle del Bove, ed ipocentri a profondità comprese tra 0 e 3 km sotto il livello del mare. Nelle prime tre ore sono avvenute circa 300 scosse (figura 1); di queste gli eventi a maggiore energia sono stati localizzati principalmente in area sommitale. Successivamente la sismicità ha interessato la Valle del Bove con alcune scosse di magnitudo pari o superiore a 4.0.

L’inizio dello sciame sismico è coinciso con un aumento di intensità delle emissioni gassose dai crateri sommitali. Nel corso della mattinata, dalla Bocca Nuova e dal Cratere di Nord‐Est sono avvenute alcune isolate emissioni di cenere di colore bruno‐rossastro e grigio. Verso le ore 11.00 UTC (12 ora italiana) si è aperta una fessura eruttiva lunga circa 2 km ed orientata in direzione NNO-SSE (Figura 2).

Figura 2 – Fessura eruttiva apertasi in prossimità dell’orlo della parete occidentale della Valle del Bove, ripresa il 24 dicembre 2018 (foto di B. Behncke).

La fessura eruttiva si è estesa dalla base sud‐orientale del Nuovo Cratere di Sud‐Est alla parete occidentale della Valle del Bove, raggiungendo una quota minima di circa 2400 metri sul livello del mare. Una seconda, piccola fessura eruttiva si è aperta poco più a nord, a circa 3000 metri di quota, tra il Nuovo Cratere di Sud‐Est e il Cratere di Nord‐Est, ed ha prodotto quasi esclusivamente una debole attività stromboliana durata poche decine di minuti. Contestualmente, anche il Cratere di Nord‐Est e la Bocca Nuova hanno prodotto una continua attività stromboliana di intensità variabile. Nel complesso, la nube di cenere (figura 3) generata dall’insieme delle bocche eruttive ha prodotto un pennacchio di cenere scura molto consistente, spinto dal vento nel quadrante sud‐orientale del vulcano.

Figura 3 – Nube eruttiva prodotta dall’apertura della frattura eruttiva, ripresa da Sud il 24 dicembre 2018 (foto di B. Behncke).

La cenere vulcanica è ricaduta prevalentemente nei dintorni di Zafferana Etnea e Santa Venerina (figura 4).

Figura 4 – Ricaduta di cenere vulcanica su un marciapiede di Zafferana Etnea, il 24 dicembre 2018 (Foto di B. Behncke).

Nel corso della sua propagazione, la fessura eruttiva apertasi in Valle del Bove ha alimentato alcune colate di lava che hanno attraversato interamente la parete occidentale della valle stessa, raggiungendone il fondo ed attestandosi, verso le ore 17.00 UTC del 24 dicembre, a quote variabili tra 1650 e 1800 metri circa (figura 5).

Figura 5 – Colate laviche alimentate da una fessura eruttiva apertasi il 24 dicembre 2018 lungo la parete occidentale della Valle del Bove. (Foto di B. Behncke).

Nelle prime ore del 25 dicembre l’eruzione è ancora in corso. Una colata di lava continua a riversarsi nella Valle del Bove, alimentata dalla frattura eruttiva la cui bocca più bassa si trova a circa 2400 m di quota, lungo la parete occidentale della valle stessa. I Crateri Sommitali, ed in particolare la Bocca Nuova e il Cratere di Nord-Est, producono una continua attività stromboliana che alimenta un pennacchio gassoso ricco di cenere vulcanica. Continua anche lo sciame sismico che accompagna l’eruzione; da ieri mattina, in circa ventiquattro ore, sono avvenute oltre settecentocinquanta scosse sismiche registrate dalla rete sismica dell’INGV Osservatorio Etneo.

Cenni storici sulle eruzioni laterali in Valle del Bove

La  Valle del Bove è un’imponente depressione erosiva formatasi circa 10 mila anni fa attraverso un collasso di settore  che ha interessato il fianco orientale del vulcano. La valle è profonda oltre 1000 metri (lungo la sua parete occidentale), è larga poco più di 5 km e lunga circa 7.5 km, con asse allungato in senso ONO-ESE. Per la sua posizione e morfologia, la valle accoglie facilmente le colate laviche che sono eruttate dalla zona sommitale del vulcano, ed in particolare dal Nuovo Cratere di Sud‐Est e dalle sue bocche circostanti. Inoltre, la parete occidentale della valle ospita molte delle fratture eruttive che possono ascriversi, dal punto di vista strutturale, alle attività eruttive laterali dei settori settentrionali e meridionali dell’Etna, ovvero fratture eruttive orientale rispettivamente in senso SO‐NE e NE‐SO. Quando le eruzioni durano abbastanza a lungo (mesi o anni), le colate laviche hanno la possibilità di estendersi oltre il limite orientale della valle del Bove, minacciando quindi i centri urbani ivi ubicati.

In questa zona, la più recente eruzione importante è avvenuta nel 1991-1993, quando le lave hanno sepolto per intero la porzione meridionale della valle, colmato completamente la sottostante Val Calanna e poi minacciato seriamente l’abitato di Zafferana Etnea, arrivando a lambirne la periferia. In precedenza, altre eruzioni laterali pericolose per i centri abitati che sorgono sul versante orientale etneo sono avvenute nel 1989, 1979, 1950‐1951, 1851‐1853, 1689, 1446 e 1285.

Fonte: ingvterremoti.wordpress.com