Video: nuova biblioteca, ma L’Aquila è K.O.

Il video e l’articolo del freepress LEGGO, che di recente ha visitato L’Aquila per fare il punto sulla ricostruzione.

Bazzano, frazione a vocazione industriale dell’Aquila. Ci sono le fabbriche che hanno resistito al terremoto e quelle che sono riuscite a non chiudere dopo il sisma che ha messo in ginocchio il tessuto economico del cratere. Poi c’è l’Archivio di Stato, la Facoltà di Lettere e Filosofia, la Direzione Regionale per i Beni culturali e i paesi d’Abruzzo. E ora anche la biblioteca. E’ la biblioteca Salvatore Tommasi, nata nel 1848, da sempre situata a piazza Palazzo, nel cuore del centro storico, ricostruita a due anni e mezzo dal sisma del 6 aprile 2009 a 7 km dalla città. In quella che i politici del luogo chiamano “la città provvisoria”.

LA NUOVA BIBLIOTECA C’è la sala conferenze, la sala lettura, schemi touchscreen, tablet di ultima generazione e anche la rete wi-fi. Ci sono chilometri di scaffalature che contengono quasi tutti i 260 mila volumi dell’antica Tommasiana, come la chiamano gli aquilani, miracolosamente scampati alla furia del sisma. Ora si trovano sani e salvi in quello che una volta era un vecchio capannone, ristrutturato e trasformato in un moderno polo culturale dalla Fondazione Telecom Italia. Un progetto presentato il 26 settembre, costato 2 milioni di euro (finanziato anche dalla Provincia e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali), che ha permesso di preservare dalla distruzione il patrimonio librario e archivistico della città martoriata. “Quando avvengono catastrofi naturali come il terremoto che ha colpito L’Aquila – ha raccontato in conferenza stampa Joachim Navarro Vals, presidente della Fondazione Telecom – la catastrofe si abbatte sulla storia delle persone. Noi abbiamo voluto recuperare una parte di questa storia e l’abbiamo restituita agli aquilani”. Centinaia di migliaia di libri di ogni epoca, incunaboli del 1400, milioni di pagine scansionate, salvate in formato digitale, ora consultabili al computer e presto via internet. Tutto grazie alla Fondazione Telecom Italia: un ente di natura privata che finanzia la ricostruzione di un bene pubblico. E lo Stato che fa? Perché la ricostruzione non è ancora partita?

BAZZANO, PERIFERIA INDUSTRIALE La Tommasiana ora si trova a 7 km dalla sua sede storica, dal luogo in cui generazioni di aquilani hanno studiato. Perché il centro storico dell’Aquila, mentre nelle periferie cresce la “città provvisoria”, è ancora un cumulo di macerie. A due anni e mezzo da terremoto, la ricostruzione non è ancora partita. “Per me che sono aquilano e ho studiato per anni alla Tommasiana – ha detto Bruno Vespa, direttore di Porta a Porta – questo è un giorno di gioia. Ma la gioia sarà maggiore quando vedrò la biblioteca tornata nella sua collocazione naturale, il centro storico. Sindaco Cialente e governatore Chiodi – ha continuato Vespa rivolgendosi ai due rappresentanti delle istituzioni presenti in platea – fate presto, non perdete altro tempo: fate in modo che il centro venga ricostruito. I soldi ci sono e vanno usati”.

“RICOSTRUZIONE, I SOLDI CI SONO” Il 7 ottobre 2010, in un question time al Senato, l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, annunciava che per la ricostruzione lo Stato aveva stanziato 14 miliardi di euro per il periodo 2009-2012. Nello specifico, spiegava Bertolaso, la fase dell’emergenza era costata 1,4 miliardi, la gestione della post-emergenza 667 milioni, mentre per la ricostruzione vera e propria erano stati deliberati dal Cipe 4,5 miliardi. A questi, proseguiva il capo della Protezione Civile (dipartimento della Presidenza del Consiglio cui era affidata la gestione degli appalti), andavano aggiunti altri 5 miliardi, dei quali 3,5 a credito di imposta. Cui andavano aggiunti i 493 milioni del fondo di solidarietà dell’Ue.

MA IL CENTRO E’ ANCORA DISTRUTTO Ma allora, se i soldi ci sono, perché la ricostruzione non è mai partita? Regione e Comune, i cosiddetti soggetti attuatori, la tirano per le lunghe. “E’stata ultimata la ricostruzione leggera, quella delle case classificate B e C, danneggiate lievemente – spiegava a gennaio il sindaco Cialente nel forum organizzato nella redazione di Leggo- abbiamo eseguito 9 mila interventi. Ora dovrà ripartire quella pesante, quella delle case che hanno subito le lesioni maggiori: circa 20 mila edifici”. “Per presentare i progetti c’è tempo fino al 30 giugno – continuava il presidente della Regione, Chiodi – da quando il progetto viene presentato, servono dai 4 ai 6 mesi per l’approvazione. In questi casi si procede tramite indennizzo: il condominio sceglie la ditta, presenta il progetto e lo Stato ci mette direttamente i soldi”. Questo a gennaio.

LA LEGGE E’ FERMA IN REGIONE Invece martedì 27 settembre “la Conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale ha deciso, per l’ennesima volta, di non inserire all’ordine del giorno della seduta di martedì prossimo 4 ottobre l’esame, la discussione e l’approvazione di una ‘Legge regionale ad hoc’ di indirizzo e di controllo della ricostruzione leggera e pesante e sulla messa in sicurezza antisismica della edilizia residenziale pubblica, dentro e fuori il cratere”, ha denunciato Pio Rapagnà, rappresentante del movimento “Mia Casa” degli inquilini assegnatari di alloggi popolari.

ROMA (EPPUR) SI MUOVE E mentre in Abruzzo Regione e Comune dell’Aquila si rimpallano le colpe dei ritardi, a Roma qualcosa pare muoversi. Approderà in Aula alla Camera nella settimana tra il 17 e il 21 ottobre il provvedimento che si occupa della ricostruzione post-terremoto. E’ quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo del 27 settembre. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha dato seguito alla richiesta della deputata radicale del Pd Elisabetta Zamparutti, prima firmataria della proposta di legge, attualmente all’esame della commissione Ambiente. La terza carica dello Stato aveva sollecitato il presidente della Commissione Angelo Alessandri (Lega) per sapere a che punto fosse l’esame del testo e l’esponente del Carroccio aveva fatto sapere che l’iter era iniziato il primo marzo scorso, quindi era stato costituito un comitato ristretto e si attendeva un testo annunciato dal Pdl per mettere a punto un testo base. Passati due mesi, tuttavia, nulla è arrivato e il presidente della Camera ha stabilito che in Aula il provvedimento per la ricostruzione approderà lo stesso.

(di Marco Pasciuti – leggo.it)