«NON A NORMA»: VIAGGIO NELLE SCUOLE ITALIANE CHE FANNO PAURA (VIDEO)

Il 44% dei 42 mila edifici scolastici italiani «non è a norma», più di un terzo non ha il sistema antincendio nè un allarme. Edilizia scolastica: i dati dell’emergenza e la task force per gestire i 450 milioni in arrivo.

da Corriere Della Sera, 9.9.2013 – «Ci sono due tipi di pazzi e di malati mentali. Il primo tipo di pazzo e malato mentale è il criminale che entra in una scuola elementare e spara ammazzando venti bambini. Il secondo tipo di pazzo e malato mentale è il criminale che lascia andare a pezzi gli edifici scolastici finché questi non crollano addosso a maestre e alunni, mettendone in pericolo la vita»: queste parole le ha scritte il 31 maggio Cinzia Caggiano, la mamma di Vito Scafidi, lo studente di 17 anni morto nel crollo di un soffitto nel liceo Darwin di Rivoli, a Torino, il 22 novembre 2008. Da allora la madre continua a tenere in vita la sua pagina Facebook, dove raccoglie idee, iniziative, collette, per tenere in vita il ricordo di suo figlio.

I processi – Il 31 maggio non era un giorno qualsiasi: è iniziato il processo in Corte d’appello che proverà cambiare il giudizio in primo grado che ha assolto sei su sette imputati, nonostante ci fossero «tutti gli elementi che dovevano indurre- come ha detto il pm Raffaele Guariniello –sia la Provincia sia gli imputati della scuola che la situazione era tragica: questo dramma era evitabile». Come quello di San Giuliano di Puglia, dove nel crollo di una scuola per il terremoto del 2002 morirono 27 alunni: la Cassazione dopo dieci anni ha condannato in via definitiva a 5 anni di reclusione i 4 imputati.

Fuori norma – Casi isolati, casi superati? Non si direbbe, a leggere l’ultima audizione dell’ufficio di gabinetto del ministero dell’Istruzione alla VII commissione (Cultura, scienze e istruzione) alla Camera.

Il 15% dei 42 mila edifici scolastici italiani non nasce come scuola ma è stato riadattato: è il caso delle scuole sistemate alla meno peggio nei palazzi. Il 44% delle scuole è stato costruito in un periodo che va dal 1961 al 1980 e risulta «non completamente a norma»: ma la prima legge antisismica risale al 1974, quindi- secondo una stima di Cittadinanza attiva – un terzo delle scuole è ad alto livello di sismicità. L’11% delle scuole non ha il certificato di valutazione dei rischi. L’82,3% non ha il certificato di prevenzione incendi: tra queste, il 33,5% non ha un impianto idrico antincendio, il 38,5% non possiede la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico, il 37% non è munito di sistema di allarme, l’1,7% non ha nemmeno gli estintori portatili, il 4,9% neanche un sistema di segnaletica di sicurezza.


Interventi su strutture portanti – Non è finita qui: spulciando le richieste arrivate agli enti locali proprietari delle scuole (per lo più Comuni e Province, solo il 4% è in affitto pagato dallo Stato) si scopre che sull’8,7% degli edifici sono stati chiesti interventi su strutture portanti, sul 17,5% interventi sulle coperture, sul 22,6% interventi sugli intonaci. Sulla maggioranza, il 60% degli edifici, sono stati richiesti interventi sugli impianti (riscaldamento, elettrico, idrico, igienico-sanitario), e sul 5,1% degli edifici lavori per la rimozione dell’amianto. Chi è il colpevole allora? Chi sta sul banco degli imputati delle tragedie che colpiscono l’opinione pubblica o l’intero sistema?

Le cause del dissesto – E’ dal 1996, quando fu varata una legge ad hoc, che si cerca di creare un’anagrafe scolastica nazionale, che provi a mappare il territorio italiano e a individuare gli interventi necessari regione per regione. Ma di fatto non ci si è ancora riusciti, tra battute d’arresto, farraginosità delle procedure, iniziative delle singole regioni.

Stessa storia per i finanziamenti: «Il sistema- si legge nell’audizione- contraddistinto da una molteplicità di attori e da una pluralità di linee di finanziamento, è stato inefficace per tempi troppo lunghi, non più sostenibili, per rendere spendibili le risorse stanziate e per aprire i cantieri».

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