TERREMOTO L’AQUILA: I MORTI SONO 308, MA LE BARE RENDICONTATE 471

Non tornano i conti sui funerali per le vittime del terremoto de L’Aquila. Furono 205 le esequie solenni celebrate il 10 aprile 2009 all’interno della caserma della Guardia di Finanza di Coppito e 103 le commemorazioni svolte in forma privata. Dovrebbero essere stati, dunque, 308 i feretri e non 471 come invece risultano essere stati rendicontati: 212 dal centro operatori funebri EuroCof, 148 dall’organizzazione funebre internazionale Taffo, 50 dall’agenzia Pacini e 61 da altre imprese incaricate dalle famiglie delle vittime.

Dunque, 163 feretri in più.

Numeri rimasti celati tra la burocrazia delle carte, fin quando alcuni parenti delle vittime, che avevano incaricato aziende funebri di loro fiducia per le esequie dei loro cari, avendo saputo che gli stessi funerali sarebbero stati pagati dalla Protezione civile, hanno inviato la fattura del servizio funebre per il dovuto rimborso scoprendo che lo stesso era stato già rimborsato ad un’altra azienda, una delle suddette agenzie funebri.

Nella lista dei feretri delle tre principali ditte intervenute, appaiono ripetuti i nominativi delle stesse vittime. L’intervento di queste tre aziende si sovrappone in maniera formalmente legittima ma, ugualmente, inspiegabile: la Taffo ha avuto l’incarico dall’allora Prefetto Gabrielli, attuale capo della Protezione Civile, il 9 aprile 2009; la Eurocof ha ricevuto l’incarico, attraverso l’Ama Roma Spa, in seguito alla richiesta della Protezione civile, ufficio amministrazione e bilancio, secondo l’Opcm 3753 del 6 aprile 2009, di mettere a disposizione nell’immediato post terremoto 300 bare, con la clausola della restituzione delle eventuali eccedenze; l’agenzia Pacini è stata incaricata direttamente dalle famiglie delle 50 vittime di provvedere alle esequie dei loro cari.

La procedura del recupero e del riconoscimento delle vittime è stata molto rigida e perciò non si capisce come sia stato possibile incorrere in una sovrapposizione di interventi. Le vittime del terremoto del 6 aprile, infatti, sono state recuperate dal luogo della tragedia con un cofano, trasportate nell’hangar della Scuola della Guardia di Finanza, identificate con un numero progressivo, riconosciute dai familiari con il supporto della Polizia scientifica e sigillate immediatamente dopo con lo stagno.

Tale procedura di identificazione è stata poi ufficializzata in un “Elenco vittime del sisma del 6 aprile 2009” redatto dalla Questura di L’Aquila, Squadra mobile, sezione criminalità organizzata, in cui erano riportati con puntuale precisione i numeri identificativi al fianco dei nomi delle vittime, il luogo del decesso e la modalità del riconoscimento, eccezion fatta per 19 persone delle quali 17 decedute in strutture sanitarie.

L’incongruità che risulta nel confronto tra il dettaglio dell’utilizzo dei cofani della Eurocof, redatto il 20 settembre 2009, oltre 5 mesi dopo il terremoto, e l’elenco ufficiale delle vittime del sisma è lampante. Il rendiconto dell’utilizzo dei cofani “romani” per le relative vittime del sisma riporta per 171 vittime il dettaglio del nome, cognome, anno di nascita ed età, per le restanti 41 la sola dicitura “non identificata”.

Ma, come se tutto questo non bastasse, alcuni nomi riportati nell’elenco dell’Eurocof sono rendicontati anche dalle altre due aziende funebri aquilane.

Secondo il sito della Protezione civile, l’importo saldato per la fornitura effettiva delle 212 bare utilizzate da EuroCof ammonta a 110 mila euro iva inclusa, poco meno di 519 euro a bara.

Tre sono le fatture presentate dalla Eurocof per una stessa vittima, mentre oltre 60 quelle saldate 2 volte tra un’azienda e l’altra.

Con il terzo anniversario del terremoto alle porte, il solenne saluto alle vittime del 6 aprile viene così avvolto da una coltre di dubbi ed interrogativi, gli ennesimi.

(da ilcapoluogo.com)