ABRUZZO: FONDI NERI NELLO STUDIO DEL GOVERNATORE CHIODI

Imputati di bancarotta rivelano: “I nostri conti all’estero utilizzati dal socio di Chiodi per far transitare del denaro suo”. Pd e Idv: “Questione morale gravissima nella Regione più tassata d’Italia “.

[da Repubblica] Fondi neri nello studio professionale del governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi. Li ha scoperti la Guardia di Finanza di Teramo, per caso. Indagava su una serie di bancarotte fraudolente messe in piedi per svuotare le casse sociali (lasciando all’asciutto centinaia di creditori) e portare poi i soldi all’estero. E quando gli uomini delle fiamme gialle sono andati a verificare dove fossero domiciliate le due società estere “costruite” – secondo la procura di Teramo  –  per far tornare quel denaro (frutto d’illeciti) in Italia, hanno scoperto che entrambe avevano la sede nello studio professionale Chiodi-Tancredi. Nello studio del governatore della Regione Abruzzo. Ma non è tutto.

Perché, pochi giorni fa, quando i protagonisti delle bancarotte (Maurizio Di Pietro e Guido Curti) dopo quasi trenta giorni di carcere sono stati interrogati, hanno messo a verbale pesanti accuse che ora rischiano di far saltare in aria il governo regionale.

Documenti che Repubblica è in grado di svelare.

Raccontano i bancarottieri nelle cento pagine d’interrogatori che non solo fu lo studio professionale a ideare le società “offshore”; non solo fu il socio di studio del governatore ad accompagnarli a Lugano, a trovare un pensionato (portalettere) “testa di legno” cui affidare il compito di amministrare fittiziamente le società, mentre era sempre lo studio commercialistico a gestire tutte le operazioni delle triangolazioni dei soldi tra Cipro, Inghilterra e Italia (andata e ritorno).

Maurizio Di Pietro sostiene di aver visto transitare su quel conto svizzero anche soldi che non erano i suoi. Soldi versati dal socio del governatore, Carmine Tancredi. Sterline. “410 mila sterline…”. “Ma questi soldi erano i suoi?” chiede all’imputato il pm Irene Scordamaglia. “No, di Tancredi erano… dottoressa…”.

E poi sempre Di Pietro, provandosi a districare tra conti correnti, cifre e paradisi fiscali con molta difficoltà (“dottoressa io ho solo la terza media…”) cita due sigle: “Glif” e “San”. Forse i nomi di due conti correnti cifrati. Sono lì che quelle sterline  –  secondo Di Pietro  –  sono andate a finire dopo aver fatto un passaggio sul loro conto svizzero. “Troverete tutto nella rogatoria…” assicura “Non vedo l’ora che vi arrivi… Così vediamo cosa dice Tancredi… Io l’ultima volta che sono andato a Lugano ho fatto perfino le foto all’estratto conto perché non capivo che c’era scritto… Glif, San… Nomi a me sconosciuti”. Di Pietro racconta che quel suo conto è stato quindi utilizzato per “altre operazioni”. Tutte ancora da verificare e accertare. “Era Tancredi il dominus…” chiede la pm. “Sì…” risponde Di Pietro.

“Ma questo non è niente…” continua Di Pietro “il Tancredi un giorno mi dice: guarda c’è una casa che si vende a Pietracamela è di proprietà di un tale… Gli devi fare un’offerta, 280 mila euro e te la dà. Ti metti d’accordo, poi vieni qui all’ufficio mio e facciamo il compromesso. Quella (la casa, ndr) praticamente risulterà mia, poi vediamo come dobbiamo fare, perché mi serve la devo dare in affitto ad un ente, poi ti spiego. Così mi disse…”.

Ad aggravare ulteriormente la posizione del socio del governatore sono anche le dichiarazioni rilasciate al magistrato dall’altro arrestato Guido Curti: “Solo Tancredi poteva amministrare quelle società estere.  Dietro la De Immobiliare c’è la Ruclesan (società cipriota, ndr). Ma la Ruclesan non ha conti correnti. E quindi c’è dietro un’altra società ancora… Vi manca un pezzetto… Scoprirete tutto con la rogatoria”.

E così, un’inchiesta partita dalla denuncia di un creditore e del curatore fallimentare di una delle quattro società italiane svuotate da due bancarottieri finisce per coinvolgere lo studio professionale del governatore della Regione Abruzzo.

E ora le sommarie informazioni rilasciate come semplice testimone informato sui fatti da Carmine Tancredi all’inizio dell’indagine (nel mese di giugno dello scorso anno), rischiano di assumere tutta un’altra valenza. “Devo premettere  –  mise a verbale Tancredi davanti agli uomini della Gdf  –  che in prossimità della costituzione delle due società si sono presentati nel mio ufficio i signori Di Pietro e Curti che mi hanno rappresentato la loro volontà a costituire società estere a loro non direttamente riconducibili. Il sottoscritto ha rappresentato loro che non si occupa e mai si è occupato di costituzione di società estere e conseguentemente ha indicato lo studio Colombo Fiduciaria di Lugano, persone serie con le quali collaboro da diverso tempo”. Ma c’è una precisazione che Tancredi  –  senza domanda precisa  –  decide di mettere a verbale: “Relativamente alla costituzione delle società (schermate, ndr) preciso che gli apporti dei soci ciprioti sono stati conferiti mediante bonifico sul mio conto corrente che poi ho girato per la costituzione delle società”.

Racconta di aver agito sempre per delega. Ma queste “deleghe” – rivela nell’interrogatorio di Curti il pm Scordamaglia – tra le carte consegnate dallo studio del governatore non sono state trovate. Non ci sono.

E se le indagini sul ruolo dello studio Chiodi-Tancredi in questa vicenda sono solo all’inizio, le polemiche politiche sono già infuocate. L’Italia dei Valori ha preparato da un mese dieci domande chiedendo al presidente della Regione Abruzzo pubbliche risposte. Risposte che non sono mai arrivate. Il Pd denuncia una “grave questione morale” e ricorda come il governatore abbia affidato diversi incarichi pubblici al suo socio di studio. E perfino dentro il Pdl c’è chi come il senatore Filippo Piccone, coordinatore regionale del partito, sostiene che Chiodi dovrebbe rispondere alle domande dell’Idv.

(di GIUSEPPE CAPORALE da Repubblica.it)