L’AQUILA PIANGE, RICOSTRUZIONE ANCORA PARALIZZATA

Il cantiere più grande d’Europa continua a marciare a singhiozzo anche per la lentezza della burocrazia. Il 40% dei palazzi E è fermo per cavilli amministrativi o in attesa del parere del Genio civile che viaggia con un ritardo di tre mesi.

A L’Aquila 5mila hanno già ottenuto l’ok definitivo a ricostruire, ma la media mensile di cantieri aperti nell’ultimo trimestre è appena 57. La domanda che si fanno in molti, però, non è solo a che velocità si sta rifacendo la città, ma come. Le ordinanze sono tante e stringenti e migliorano almeno al 60% edifici che prima del terremoto avevano una vulnerabilità sismica intorno al 20 L’optimum sarebbe stata la sostituzione edilizia per tutti, ma per motivi economici questa strada è stata subito dichiarata impercorribile.

La battaglia dei tecnici perciò ora si sposta sulla ricostruzione in sicurezza, anche persuadendo gli abruzzesi a investire soldi propri. «Deve finire la storia che le case devono essere belle, devono essere sicure. Il terremoto non fa segreti delle lacune di costruzione».

Gianlorenzo Conti, il presidente dell’ordine degli architetti dell’Aquila, non fa sconti alla sua città: «L’80% delle persone però vuole risparmiare, nessuno ci chiede mai quanti ferri metteremo in un pilastro, in troppi fanno solo domande sui pavimenti». Qualcuno poi va anche oltre, proponendo di barattare «magari una rete armata in un muro con una finitura di pregio».

Imprese e progettisti stanno mostrando grande serietà, ma il sospetto che qualcuno non sarà così ligio c’è. I controlli post-ricostruzione dei Comuni sono a campione (20% del totale) e non si può fare di più. La procura ha già indagato una decina di persone per i costi gonfiati nella ricostruzione e non è escluso che possa mettere gli occhi anche su questa triste novità.


«Rinunciate agli incarichi se le richieste dei clienti sono inaccettabili e agli aquilani dico: tornate a essere gli stessi del giorno dopo il terremoto».

(questo è un breve estratto… leggi l’articolo completo di Alessia Guerrieri su Avvenire.it)