L’AQUILA, TORCE ACCESE IN CENTRO. BLACK OUT TRA LE MACERIE

Luci spente nella zona rossa. Incidente periodico e costante, tanto che i giovani si sono attrezzati con tecnologici smart-phone dotati di lampadine integrate. Infatti, ormai, sono le istituzioni stesse a consigliare la via della rassegnazione. “L’impianto e i contatori sono obsoleti, bisogna attendere la ricostruzione dei sottoservizi. Per ora solo soluzioni tampone, anche perché il corto circuito è spesso causato inavvertitamente dai cantieri”, spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Alfredo Moroni. Quindi, telefoni alla mano agli aquilani non resta che aspettare la fine dei lavori.

di Roberto Naccarella – Non c’è luce in centro storico. No, non si parla della ricostruzione, anche se in qualche modo è corresponsabile del problema. Da diversi mesi il Corso stretto, ovvero il tratto che va dalla Fontana Luminosa ai Quattro Cantoni, subisce periodicamente dei black out totali che lo fanno sprofondare in un buio spettrale. Un paesaggio che ricorda molto la Gotham City dei fumetti, con l’unica differenza che qui Batman sembra non arrivare mai. Le garanzie iniziali dell’assessore ai Lavori pubblici, Alfredo Moroni, hanno ceduto il passo alla rassegnazione: “L’impianto e i contatori sono obsoleti, bisogna attendere la ricostruzione dei sottoservizi. Per ora solo soluzioni tampone, anche perché il corto circuito è spesso causato inavvertitamente dai cantieri”. Tra le critiche, qualcuno ha suggerito addirittura al comune di mantenere le luminarie natalizie per tutto l’anno.


zona_rossa_centroIl disagio è particolarmente evidente nelle serate come il giovedì universitario e il sabato, dove la movida fa da padrone: qualche lucetta proveniente dai pochi locali presenti non può bastare, e i giovani sono costretti a farsi largo con l’illuminazione del telefonino, manco si trovassero nei sotterranei del Forte Spagnolo.Ad aggravare il quadro la cattiva manutenzione del Corso, con buche e affossamenti un po’ dappertutto a mettere a rischio l’incolumità dei passanti. E il terremoto non può più essere un alibi. Il problema del black out si presenta soprattutto quando imperversa il maltempo, ed è facile immaginare come l’inverno aquilano non sia propriamente mite: non è inusuale osservare come la facciata della Chiesa di San Bernardino o le guglie del Duomo “spariscano” dalla visuale in concomitanza con qualche goccia di pioggia. Ovviamente le critiche nei confronti dell’Amministrazione sono cospicue, e l’assessore ai lavori pubblici, Alfredo Moroni, aveva in partenza garantito di poter trovare una soluzione nel breve, addebitando la responsabilità ad un corto circuito causato dagli interventi di qualche impresa. All’ultimo invece, come spesso accade in territorio aquilano, l’illusione del poter mettere fine ad – almeno – una problematica ha lasciato spazio alla rassegnazione: per Moroni infatti sono possibili soltanto degli interventi “tampone”, in quanto “l’impianto e i contatori sono obsoleti. L’intervento definitivo potremo realizzarlo solo una volta avviata anche la ricostruzione della rete dei sottoservizi. Per il momento cercheremo di arginare con ripristini temporanei, ma è dura lavorare per il Corso, ci sono anche i cantieri che manomettono inavvertitamente le alimentazioni degli impianti”.

Insomma, studenti e cittadini che desiderano passeggiare per il Corso, prendere un aperitivo e socializzare, devono sperare che si ricostruisca al più presto (sic!) e che nel frattempo gli operai stiano attenti: il comune, bontà sua, più di tanto afferma di non poter fare. Ma c’è di più: spesso questi black out avvengono anche in arterie fuori dal centro storico, come Via Strinella o Via della Croce Rossa, dove sono giunte diverse segnalazioni di studentesse impaurite dal dover rientrare a casa la sera nella completa oscurità.Chissà quale “disattenzione” (e da parte di chi) verrà fatta emergere in questo caso, e se anche per queste strade “si deve tirare avanti”. Intanto i ragazzi si muniscano di telefoni con potente illuminazione (e batteria sempre carica), imparino ad avere una vista al buio come quella dei gatti e si abituino a vivere in un paesaggio come quello di Gotham City, con l’unica differenza che a fare da contraltare ai tanti problemi qualche supereroe lì c’era.

Roberto Naccarella

da AffariItaliani.it