6 DICEMBRE 1990, AEREO PRECIPITA SU SCUOLA: 12 MORTI, IL RICORDO DI UNO STUDENTE

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26 anni sono tanti. Ma non sono e non saranno mai troppi per ricordare gli avvenimenti legati a quel giovedì 6 dicembre 1990 quando, un un velivolo militare da addestramento in volo tra Verona e Bologna ebbe una grave avaria, il pilota decise di eiettarsi, e l’aereo, senza controllo, puntò verso terra e centrò in pieno la succursale di Via del Fanciullo dell’Istituto tecnico commerciale Salvemini di Casalecchio di Reno (BO), dove 280 studenti 28 insegnanti stavano facendo lezione.

Quattro i bidelli in servizio. Uno schianto terribile, un boato, poi fuoco ovunque.

Fu terribile: dodici le vittime e oltre ottanta feriti. Io allora frequentavo la IV classe.

Tra i feriti, molti gli ustionati gravi a causa del devastante incendio che si sviluppò in seguito all’impatto, molti altri si procurarono fratture lanciandosi nel cortile della scuola dalle finestre delle aule del secondo piano, per riuscire a respirare e sfuggire alle fiamme e al terrore.

Dopo pochi minuti dall’impatto, arrivarono i primi soccorritori tra cui pompieri, forze dell’ordine, ambulanze: se non aumentò il numero delle vittime e se si poté risparmiare qualche ferita ancora più grave lo si deve senz’altro all’impegno e alla abnegazione di questi uomini che andarono ben oltre il loro dovere spinti prima di tutto dal senso di solidarietà.

Superato lo sgomento e l’incredulità dei primi istanti, noi studenti ci ritrovammo della sede di Via Cimabue per tentare di capire cosa fosse successo e soprattutto per organizzarci ed essere vicini alle famiglie delle vittime e ai feriti. Nei corridoi ci si abbracciava per sostenerci, per condividere la paura, ci siamo trovati a piangere sulla spalla di un compagno che magari il giorno prima non potevamo sopportare, abbiamo superato qualsiasi divisione o rivalità per renderci utili e supportare le vittime.

Abbiamo quindi deciso di organizzarci e raggiungere i ragazzi feriti che erano stati ricoverati negli ospedali bolognesi o a Verona o Cesena nei centri per grandi ustionati, per far sentir loro la nostra vicinanza e portare piccoli regali che potessero regalar loro almeno un sorriso in una situazione tanto dolorosa e drammatica. I mezzi a nostra disposizione erano quelli pubblici, autobus, corriere, treni ma nulla ci avrebbe fermato.

La stele che ricorda la strage del 6 dicembre 1990 e i 12 studenti dell'Istituto salvemini, vittime dell'incidente

La stele che ricorda la strage del 6 dicembre 1990 e i 12 studenti dell’Istituto salvemini, vittime dell’incidente

Nel frattempo iniziarono ad arrivare a scuola messaggi di cordoglio e vicinanza da tutto il mondo (è possibile leggere le raccolte dei messaggi nell’archivio della scuola: sono tutti molto belli e toccanti). In quel momento ricevemmo il caldo e tenero abbraccio di migliaia di persone da tutto il mondo, di tutte le età e senza distinzioni questo ci diede una grande forza. Il giorno del saluto, lunedì 10, un fiume di gente partecipò commosso alla funzione e cinse i ragazzi che avevano perso la vita e le loro famiglie in un grande abbraccio.

Passarono i giorni e i mesi, e la solidarietà continuò a manifestarsi nelle forme più diverse. Ho ancora vivo il ricordo di un negoziante di Casalecchio che, quando andai a comprare alcune confezioni di cioccolatini da portare ai ragazzi ricoverati, andò in magazzino e aggiunse di propria iniziativa una pila altissima di scatole “di quelli buoni”, raccomandandosi di portare i suoi saluti.

Fummo anche contattati da registi che si proponevano di scrivere una sceneggiatura e girare un film per raccontare quello che era successo. Il mondo dell’arte si mobilitò offrendosi di ricordarci con canzoni, sculture, poesie, composizioni musicali.

Ma tutti ci avvicinavano con grande rispetto e chiedendo il permesso. I militari nel frattempo si misero a disposizione dei ragazzi che avevano ancora difficoltà motorie per accompagnarli a scuola e a casa e si offrirono di ospitare le classi più colpite nelle aree di villeggiatura solitamente dedicate al personale delle forze armate. Per mesi continuarono ad arrivare lettere di persone che raccontavano il loro sgomento e dolore per quello che ci era successo.

E da allora, da quel tragico 6 dicembre 1990, anche quest’anno e come ogni anno il 6 dicembre ci ritroviamo nella nostra ex scuola, in Via del Fanciullo, insieme a tutti quelli che vissero quegli eventi; noi, oggi uomini e donne, che andavamo a scuola nel 90, portiamo con noi i nostri bambini (alcuni ormai già ragazzi), le nostre compagne e compagni alla commemorazione, affinché i genitori dei nostri compagni che persero la vita in quella tragedia vedano che i loro ragazzi non saranno mai dimenticati.

Anche se sono trascorsi 26 anni, la solidarietà che ricevemmo rimane un ricordo indelebile e senza dubbio ci aiutò ad andare avanti. La solidarietà è il valore massimo di ogni società civile, va insegnata ai giovani, va raccontata e va amplificata perché è la sola forza che può farci rialzare nelle situazioni più drammatiche e nelle emergenze. La solidarietà rimuove tanti ostacoli culturali, etnici, sociali e deve essere pronta a scattare ogni qualvolta ce ne fosse la necessità.

Ora un pensiero alle ragazze Deborah, Laura, Sara, Tiziana, Antonella, Alessandra, Elisabetta, Elena, Carmen, Alessandra e a Dario che resteranno per sempre nei nostri cuori!

testimonianza di: Giovanni Lamanna

Fonte:  www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it