Verdini indagato a L’Aquila dalla Procura Antimafia

di Giuseppe Caporale, da Repubblica.it
C’e’ un’inchiesta della Procura nazionale antimafia sulla ricostruzione dell’Aquila. Un’indagine che riguarda il Progetto C. a. s. e.: i duecento palazzi e le decine di scuole realizzate dal governo per i terremotati. E uno dei nomi finiti sul registro degli indagati e’ quello di Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, gia’ indagato per corruzione a Firenze (grandi eventi) e a Roma (business eolico). Il titolo del fascicolo e’ “infiltrazioni della criminalita’ organizzata negli appalti per la ricostruzione”, ed e’ in mano ad un pool di magistrati: Vincenzo Macri (coordinatore), Olga Capasso (delegata al collegamento con gli inquirenti aquilani) Alberto Cisterna e Gianfranco Donadio. Un procedimento aperto diversi mesi fa che, almeno all’inizio, doveva riguardare solo le infiltrazioni delle mafie nei lavori per il terremoto (con quindici aziende gia’ sotto inchiesta) e che invece, da marzo, e’ stato allargato – di concerto con il procuratore de L’Aquila Alfredo Rossini – agli affari nel post sisma degli imprenditori coinvolti nelle inchieste sui Grandi eventi.

Così, in questa indagine sono entrate le carte della procura fiorentina sugli affari gestiti della Protezione civile, in deroga alle procedure sugli appalti pubblici. Affidamenti pilotati, secondo gli inquirenti, a Firenze come all’Aquila. E le carte che riguardano la ricostruzione arrivate sul tavolo dei pm dell’antimafia, sono voluminose e pesanti: centinaia di pagine di intercettazioni ed interrogatori. Al centro degli affari, il Consorzio Federico II, con l’azienda toscana Btp (Baldassini-Tognozzi-Pontello, quella del costruttore Riccardo Fusi, indagato a Firenze per corruzione) insieme alle ditte aquilane Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl, Vittorini Emidio costruzioni srl e Marinelli ed Equizi srl. Un consorzio nato il 15 maggio 2009 (appena quaranta giorni dopo il terremoto), dopo una serie di visite a Palazzo Chigi degli imprenditori che poi hanno unito le loro forze. Era proprio nella sede della presidenza del Consiglio dei ministri – come emerge dalle carte del procedimento – che i costruttori cercavano di accreditarsi per gli appalti del post terremoto. Appalti che poi, di lì a poco, sono arrivati. Come la costruzione della scuola media Carducci (struttura provvisoria costata allo Stato 7,3 milioni di euro) al restauro di alloggi alla caserma Pasquali (con un appalto firmato dal provveditore delle opere pubbliche dell’Abruzzo Gianni Guglielmi), fino ai puntellamenti nella zona rossa, finora cinque, ottenuti dal Comune dell’Aquila.

Tra le carte, anche l’interrogatorio davanti ai magistrati fiorentini – il 15 febbraio scorso – di Denis Verdini, ascoltato sui suoi rapporti con il costruttore Fusi. In quell’occasione Verdini raccontò di aver presentato gli imprenditori al sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta. “Ho accompagnato Fusi insieme al presidente della Banca dell’Aquila, credo la Cassa di Risparmio dell’Aquila, e un consorzio al dottor Letta, per raccomandargli la… diciamo la possibilita’ di lavorare: questo e’ avvenuto. Il colloquio si e’ risolto in grandi gentilezze, ma nella sostanza e’ che i lavori dell’Aquila erano stati, come dire, orientati, verso la soluzione (…) E siccome Letta e’ dell’Aquila ed era molto interessato alle cose…”.

La raccomandazione di Verdini verso il consorzio risulta anche dalle intercettazioni. È lo stesso esponente Pdl che chiama al telefono, il 17 giugno 2009, l’imprenditore Fusi e gli passa il presidente della Regione Gianni Chiodi. “Come si chiama il vostro consorzio, scusami… Vittorio Emanuele II?”. E poi: “Come si chiama l’imprenditore di lì?”. Quindi Chiodi (ora commissario straordinario per la ricostruzione) gli detta il numero del suo cellulare. E Verdini chiosa: “Va’ a trovarlo… ti spiega un po’ tutto… lui e’ un amico…”. Gli appalti dati al consorzio dovevano essere – secondo gli inquirenti – una ricompensa. Una ricompensa alla Btp per altri affari che non erano riusciti ad ottenere. Ed e’ sempre lo stesso Verdini ad ammettere davanti ai pm “di aver raccomandato” la Btp “perché era in un momento in cui lavorava poco”.

nota:
IN BASE AL DDL INTERCETTAZIONI, NOTO ANCHE COME “LEGGE-BAVAGLIO”, QUESTO ARTICOLO NON POTREBBE ESSERE PUBBLICATO