L’ITALIA SISMICA, TRA NORMATIVE E PREVISIONE DEL RISCHIO

I sismi che colpiscono il nostro paese lungo l’arco appenninico sono spesso in rapida successione, con un effetto di amplificazione che provoca ingenti danni anche quando la magnitudo delle singole scosse è limitata. La scoperta è dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che sottolinea la necessità di aggiornare le norme antisismiche per la costruzione di edifici. Ma i dati sui passati terremoti mettono a disposizione un altro strumento: la previsione operativa dei terremoti, cioè la definizione della probabilità di un sisma entro un dato arco di tempo.
di Folco Claudi, Le Scienze

Come gestire efficacemente il rischio sismico che caratterizza molta parte del territorio italiano? Tre articoli a firma di ricercatori del’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) in via di pubblicazione sulle “Seismological Research Letters” dimostrano che l’analisi dei sismi che hanno colpito il nostro paese in anni recenti può offrire indicazioni molto utili, sia per definire normative antisismiche più “personalizzate” sul tipo di terremoti che avvengono lungo l’arco appenninico sia per la gestione delle situazioni di emergenza,  anche sulla base  di previsioni probabilistiche dei sismi.

LAquila_crolli_macerie_2009Nel primo articolo, Anna Tramelli e colleghi della Sezione di Napoli dell’INGV e Osservatorio vesuviano riferiscono di aver scoperto che i terremoti degli ultimi decenni si sono manifestati secondo una successione di scosse entro breve tempo che amplificano l’energia rilasciata e soprattutto di effetti distruttivi sugli edifici.

“Analizzando la sequenza sismica dell’Emilia, quella che ha colpito la zona di Mirandola-Medolla nel 2012, abbiamo notato che in Italia, e in particolare lungo l’arco appenninico, i terremoti tendono a ripetersi nello stesso modo”, ha spiegato Tramelli a “Le Scienze”. “Molto spesso si tratta infatti di eventi di magnitudo non elevata, che però si susseguono secondo una successione temporale ridotta: questo avviene perché si tratta di zone molto ‘fagliate’, cioè con faglie non di grandi dimensioni, ma numerose, in cui un sisma può innescarne altri, con più faglie che iniziano a slittare tra di loro”.

Le successioni di scosse durano di solito di alcuni giorni, ma non mancano casi di sequenze molto più ravvicinate. [continua a leggere su Le Scienze]