ACCADDE OGGI: 27 NOVEMBRE 1461, TERREMOTO NELL’AQUILANO

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27  novembre – Il 16 novembre 1461 a L’Aquila si sentì una scossa di terremoto che non causò danni. Era la prima avvisaglia di un periodo sismico che sarebbe durato quasi cinque mesi.

Esso ebbe il suo culmine la notte tra il 26 e il 27 novembre dello stesso anno, quando due violente scosse a due ore di distanza luna dall’altra distrussero completamente alcuni villaggi nella zona sud-est della conca aquilana.

A L’Aquila crollò circa un quarto degli edifici e il resto fu gravemente lesionato. In particolare crollarono quasi tutte le torri e i campanili, le cui campane precipitarono a terra danneggiando i tetti sottostanti.

Le vittime furono circa 150, di cui una settantina a L’Aquila e il resto nei dintorni dove Sant’Eusanio Forconese (AQ), con più di 30 morti, subì le maggiori perdite umane. Le scosse di quella notte furono avvertite distintamente fino ad Ascoli Piceno, Roma (dove il movimento della terra fece suonare le campane della chiesa di San Marcello al Corso) e Napoli.

Le repliche furono numerose e frequenti almeno fino all’11 dicembre quando si calcolò che fino allora ne erano state avvertite più di cento.

Nel frattempo il freddo aveva indotto la popolazione a tornare ad abitare nelle case rimaste in piedi, anche se lesionate. Il 17 dicembre una nuova fortissima scossa fece crollare parecchie di queste case costringendo gli abitanti a trasferirsi in capanne e altri ricoveri di fortuna. In seguito le scosse andarono diminuendo in numero e forza: le ultime furono avvertite alla fine di marzo 1462.

“[…] Preterea [inoltre] adviso la Signoria Vostra como a li dì passati sonno stati ter[r]ibilissimi teramoti a L’Aquila et sonnose [si sono] trovati morti circa cento persone et tucti li edifitii grandi ven[n]ero a la terra et ancho de fora commo sonno chiexie et palazzi eminenti sonno ruinati et desfacti et la cagione [causa] perchè poche persone sonno perite stato perchè el teremoto fo in tre fiade [volte] et el terzo fo el magiore, si che chi se volse [volle] provedere de tirarse al scoperto poscete [pot] farlo. Et dapoi pi fiade gli stato, ma cum men pericolo […]”.

[Archivio di Stato di Milano, Carteggio sforzesco, Potenze Estere, Marca, 145, lettera di Galeotto Agnesi a Francesco Sforza, da Pesaro il 12 dicembre 1461]

Fonte: edurisk.it