Appalti G8, chiesto rinvio a giudizio per Bertolaso e Anemone

La Procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio per 19 persone – tra cui l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso – e 11 societa’ nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il G8, e il patteggiamento per altri tre indagati. Lo riferiscono fonti giudiziarie.
Le richieste di rinvio a giudizio riguardano, oltre a Bertolaso, il costruttore romano Diego Anemone, l’ex provveditore alle opere pubbliche Angelo Balducci, il suo successore Fabio De Santis, il funzionario pubblico Mauro Della Giovampaola, il commercialista romano Stefano Gazzani, l’ex commissario straordinario per i Mondiali di nuoto del 2009 a Roma Claudio Rinaldi.
Gli altri indagati sono Simone Rossetti, Emmanuel Giuseppe Messina, Edgardo Azzopardi, Daniele Anemone, Pierfrancesco Murino, Ezio Maria Gruttadauria, Regina De Fatima Profeta, Marco Piunti, Maria Pia Forleo, Alida Lucci, Bruno Ciolfi e Francesco Alberto Covello.
Dei 19 indagati, 14 devono rispondere dell’accusa di associazione a delinquere. Gli indagati devono rispondere a vario titolo anche del reato di corruzione.
Delle 11 societa’ per cui i magistrati perugini hanno chiesto il rinvio a giudizio, molte sono legate al gruppo Anemone.
Le richieste di patteggiamento riguardano invece il giudice romano Achille Toro, il figlio Camillo e l’architetto Angelo Zampolini.
Nei confronti di Achille e Camillo Toro viene patteggiato il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, con 8 mesi per il padre Achille e 6 mesi per il figlio Camillo, mentre ottengono l’archiviazione per l’accusa di corruzione e favoreggiamento. Il giudice romano, tramite il figlio, avrebbe informato la “cricca” sulle attivita’ investigative in corso, violando il segreto d’ufficio.
Angelo Zampolini patteggia il reato di riciclaggio che sarebbe di un anno, mentre viene archiviata la sua posizione per l’accusa di associazione a delinquere. Nelle indagini e’ emerso che il ruolo dell’architetto e’ stato, tra gli altri, quello di avere fratto da tramite per la consegna degli assegni nelle operazioni immobiliari.
Secondo i magistrati di Perugia, gli indagati costituivano un “sodalizio stabile che attraverso la messa a disposizione della funzione pubblica dei funzionari a favore dei privati imprenditori, tra cui principalmente Diego Anemone ed il gruppo di imprese a lui riconducibile, consentiva una gestione pilotata e contraria alle regole di imparzialita’ ed efficienza della pubblica amministrazione”
“Di fatto – scrivono i magistrati – i pubblici funzionari, violando le regole inerenti la propria funzione, operavano a servizio del privato e consentivano che la gestione degli appalti avvenisse in maniera del tutto antieconomica per le casse pubbliche, a favore degli imprenditori”.
Per quanto riguarda Bertolaso, secondo i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi e’ colpevole del reato di corruzione perché avrebbe favorito le aziende di Diego Anemone in cambio di case, soldi e donne. In particolare, i sostituti procuratori scrivono che “da solo o in concorso di volta in volta con altri soggetti, compiva scelte economicamente svantaggiose per la Pubblica amministrazione e favorevoli al privato, illegittimamente operava e consentiva nella sua posizione di vertice, che i funzionari sottoposti operassero affinché le imprese facenti capo a Diego Anemone, risultassero aggiudicatarie degli appalti.
(Reuters)