QUANTO COSTA UN TERREMOTO. LA PREVENZIONE SISMICA FA RISPARMIARE

Vedi anche: CLASSIFICAZIONE SISMICA DI TUTTI I COMUNI ITALIANI

Arrivano nuovi fondi per Emilia, L’Aquila e Umbria. E intanto il rapporto dell’Eucentre mostra che investire in prevenzione sismica conviene. Continua la campagna #scuolesicure.

di Denis Rizzoli, da Wired.it – Per rimediare ai danni di un sisma spendiamo miliardi. Il governo ha appena destinato 91 milioni di euro alle regioni colpite dai terremoti, in particolare i comuni dell’ Emilia, dell’ Umbria e la provincia dell’Aquila. Queste spese vanno aggiunte ai 2,5 miliardi destinati alle popolazioni emiliane lo scorso luglio. Infine, la Protezione Civile ha stimato che i danni causati dal terremoto in Emilia ammontano a circa 13,2 miliardi di euro. La vera domanda però è: con più prevenzione si poteva spendere meno? Gli esperti dicono di sì. “Certamente conviene mettere in sicurezza un edificio, piuttosto che non fare nulla. In caso di calamità i costi diventano molto più alti”, spiega Gian Michele Calvi, professore di ingegneria sismica della Iuss di Pavia e presidente di Eucentre. Questa è la tesi del rapporto Per una nuova visione tecnica ed economica della sismica che Calvi ha presentato ieri, durante il Made Expo, la fiera milanese dell’architettura, del design e dell’edilizia.

L’indice chiave per capire quando conviene intervenire è l’ Expected annual loss (Eal) che stima la perdita annuale di valore dell’immobile in funzione del rischio di un terremoto. Se per esempio un palazzo sorge in un’area dove un terremoto che lo rada al suolo avviene una volta ogni 200 anni, il valore iniziale dell’edificio, diciamo un milione di euro, ogni anno diminuisce di 5mila euro. L’Eal in questo caso è dello 0,5%. “Questo non significa che se non ho un crollo ho fatto male i conti, ma piuttosto che se tra 10 anni avverrà un terremoto mi costerà il 5% del costo complessivo”, prosegue Calvi. Gli ultimi studi raccolti dall’Eucentre indicano che un edificio moderno possiede un Eal compreso tra lo 0,5 e l’1%. Gli edifici costruiti prima degli anni ’80 come la maggior parte delle scuole italiane, invece, hanno un Eal di almeno 2,5%.

In sostanza, significa che mettere in sicurezza le migliaia di scuole italiane costruite prima degli anni ’80 conviene, perché si recuperano i soldi spesi dopo neanche 15 anni.

Questo ragionamento, avverte l’esperto, dev’essere però applicato su larga scala. Un singolo comune infatti potrebbe non subire un crollo per decenni, tuttavia se nella regione accanto si verifica un terremoto, i costi lievitano. Basta considerare soltanto i costi indiretti dovuti all’inagibilità della scuola crollata come la costruzione di nuovi prefabbricati o lo spostamento del materiale didattico come dimostra l’esperienza che stanno vivendo molti comuni emiliani. “Bisogna cominciare a ragionare come le grandi assicurazioni: se ci perdo da una parte, ci guadagno maggiormente dall’altra”, dice Calvi. Meglio intervenire prima del sisma spendendo meno su più scuole, insomma, che spendere molto di più per ricostruire solo una scuola una volta che il terremoto ha colpito.

“Solitamente le risorse pubbliche per la prevenzione vengono assegnate seguendo la filosofia dell’intervenire dove il rischio di crollo è maggiore”, spiega Calvi. Questo porta una spesa ingente di risorse destinate solo a mettere in sicurezza alcuni edifici particolarmente fragili, trascurando invece altri più stabili, ma non per questo più sicuri. “Una logica più efficiente è quella di intervenire dove, a parità di risorse, si produce una maggiore riduzione del rischio. Se io adesso metto a posto solo le scuole dell’Emilia, potrebbe accadere un terremoto in un’altra regione tra 50 anni e allora spenderei molti più soldi per ricostruire tutto”.

L’inchiesta #scuolesicure si è più volte scontrata con le lacune dei dati sulla sicurezza degli edifici scolastici e anche Calvi lamenta una poca trasparenza sulla materia. “È stato possibile fare queste analisi costi-benefici solo dopo il terremoto dell’Aquila, dove le ricostruzioni erano controllate da società di verifiche esterne. Per tutte le ricostruzioni passate, come quella del Fruili, non erano disponibili i dati sul beneficio effettivo di questi lavori. Non si sapeva quali erano le condizioni della struttura prima e dopo i lavori e non si sapevano i costi”. Anche per valutare la bontà della spesa pubblica, la trasparenza è fondamentale. Vi rinnoviamo dunque l’invito a prendere parte alla campagna di Wired per le #scuolesicure e a segnalarci le informazioni mancanti sulla vostra scuola a school@wired.it.

Denis Rizzoli, Wired.it
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