Video: “L’Aquila bella me'” al Festival di Roma


Il diario visivo del dopo terremoto comincia all’alba dell’8 aprile 2009. Pietro Pelliccione e Mauro Rubeo filmano L’Aquila distrutta dal sisma, le case in macerie, i soccorsi che recuperano oggetti e pezzi di vite, le tendopoli, la gente, la loro rabbia. E lo fanno pensando che quei filmati prenderanno forma in un progetto: «L’Aquila bella me’», e’ il titolo di un’antica canzone popolare abruzzese a dare nome al lavoro presentato ieri da Valerio Mastandrea, Daniele Vicari, Giorgio Paonessa insieme ai due giovani filmaker nella sezione L’altro cinema- Extra del Festival internazionale del film di Roma. Il film, prima parte di un lungo documentario, ancora in lavorazione, che ha l’intento di raccontare la ricostruzione della citta’ terremotata nell’arco di un anno, accende una luce diversa rispetto ai tanti reportage realizzati finora sugli eventi catastrofici della notte tra il 5 e 6 aprile scorso.

«Quello che lo rende diverso», spiega il regista aquilano Pelliccione, «e’ la nostra presenza in citta’, come anche la modalita’ del racconto. Perché il nostro punto di vista e’ interno alla citta’. Abbiamo una partecipazione diversa». Ad affiancare Pelliccione e Rubeo infatti, c’e’ un’intera troupe che all’Aquila e’ cresciuta, ha vissuto e studiato cinema: la responsabile di produzione Francesca Tracanna, gli operatori Michele Buo e Flavio Paolilli Treonze.

«La nostra idea e’ documentare per un anno e anche di più la vicenda della ricostruzione», spiega il regista e sceneggiatore Vicari, tra gli ideatori insieme a Mastandrea del progetto prodotto da Vivo film, Monollo film e Relief, «Vogliamo mostrare cos’e’ una comunita’ e riprendere questo processo per così tanto tempo significa andare oltre la cronaca e fare storia sociale».
Dalle immagini dell’Aquila a 48 ore dalla violenta scossa al recupero di statue e tele, dai funerali di Stato ai momenti di tensione degli sfollati, il docu-film si addentra nella vita della gente fino a riprendere l’animazione nelle tende di Jonas, studente di filosofia, o la raccolta fondi dei Vega’s, la rock-band aquilana, fermamente intenzionata a ricostruire una sala prove. «Rabbia sangue e verita’», racconta Mastandrea, «Questo film e’ un documento di verita’, non solo politica, ma personale, di gente che ha un percorso da ricominciare».

La prima parte di un lavoro ancora in corso sarebbe destinata al cinema, nelle intenzioni degli autori. «Sara’ difficile trovare una sala», aggiunge Vicari, «ma stiamo lavorando anche per un dvd o magari un cofanetto con 7-8 ore di filmati».

da www.repubblica.it