(di MediaCrewCaseMatte) – L’Aquila, 17 giugno 2012 – Lo scorso 26 Giugno una giornalista del quotidiano “il Centro” si avventura nell’ospedale (che si trova davanti la redazione del giornale) e facendo il suo lavoro, rileva la situazione deplorevole in cui si trova a distanza di tre anni dal sisma, l’obitorio del capoluogo di regione. “Una baraccopoli in piena regola, eredità dell’emergenza post-sisma che all’Aquila, in tante circostanze, è diventata la normalità – scrive m.g. su Il Centro – Alla provvisorietà della città gli aquilani si sono abituati. Ma colpisce come un pugno allo stomaco scoprire che anche nei luoghi del dolore c’è tuttora approssimazione e poca attenzione alla sensibilità delle persone, come accade per l’obitorio del San Salvatore, a tre anni dal sisma ancora in una tensostruttura: una tenda attaccata a un container, grigio, angusto, senza un minimo di privacy e di rispetto per i familiari che hanno bisogno di vegliare i loro cari deceduti”. (qui potete leggere l’articolo per intero).
Leggendo l’articolo, come mccm, siamo lieti che a distanza di più di un anno la stampa ufficiale si rechi nei luoghi di uno dei più grandi scandali di questa (non) ricostruzione. Noi avevamo già mostrato la situazione delle chirurgie e dell’obitorio dell’ospedale con ben due inchieste in cui dimostriamo come i 47 milioni dell’assicurazione per il terremoto fossero stati spesi per ripianare il bilancio dell’azienda sanitaria anzichè ricostruire le mura come avrebbero dovuto. Ma andare nella parte dietro dell’ospedale, dove si trovano le chirurgie mai riparate, gli obitori nei tendoni e i reparti nei container, è cosa solo da arditi e se non si viene fermati da polizia o zelanti inservienti (come ci è successo in barba ad ogni diritto di cronaca) si deve concedere per forza il rilancio del manager Asl Giancarlo Silveri a piena pagina. Eppure nel primo articolo sopra citato, a Silveri era già stata data la possibilità di dire la sua, di replicare. Ma evidentemente non era sufficiente e il super-manager asl non può accontentarsi della replica ma deve, appunto, rilanciare. Sull’edizione del 4 Luglio il potente manager Asl si prende quasi una pagina intera per annunciare “una sala riservata ai defunti islamici nel nuovo obitorio”, al San Salvatore, si. Se il 29 Giugno insomma Il Centro parlava giustamente di “scandalo” per le condizioni dell’obitorio, offrendo una replica nello stesso articolo al direttore asl, basta qualche giorno perchè sulle pagine dello stesso giornale Silveri possa parlare in piena tranquillità e senza replica, di un miglioramento dell’obitorio con una nuova sala per i defunti islamici. Una marchetta in piena regola che evidentemente deve compensare l’ardire di una giornalista e una redazione che avevano osato fare una piccola inchiesta uscendo davanti la sede del giornale aprendo bene gli occhi, impugnando la penna e il taccuino. Nello stesso articolo Silveri si lancia in una serie di date e scadenze di fine lavori che ci teniamo a scirvere e ricordare:”il Delta chirurgico, pronto entro l’anno, e il Delta medico, i cui lavori di adeguamento verranno completati entro settembre 2013. C’è, poi, l’ospedale da campo del G8, che nella fase di prima emergenza ha rappresentato un punto di appoggio indispensabile, anche per gli interventi chirurgici. «Entro dicembre», assicura il manager, «il G8 sarà smantellato e riconsegnato alla Protezione civile, in concomitanza con l’inaugurazione del Delta chirurgico, che verrà riconsegnato a blocchi e ospiterà, oltre a tutti i Dipartimenti e le unità operative delle chirurgie, il reparto materno-infantile, grazie al recupero di ulteriori spazi». Sabato 14 Luglio 2012 siamo tornati allora all’ospedale San Salvatore pensando – dopo aver letto queste dichiarazioni – di trovare qualche cantierizzazione in più rispetto a quando uscì la nostra scorsa inchiesta nel Maggio del 2011. |
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“Il delta chirurgico pronto entro l’anno” è rimasto così com’era… vuoto, abbandonato a se stesso, non cantierizzato. Come farà ad essere pronto entro l’anno? Nella periferia quasi tutti i cantieri pesanti sono partiti, abbiamo assistito ad edifici completamente demolti e oggi quasi pronti ad essere riabitati, perchè il delta chirurgico è ancora fermo? Se non si lavora ora che è estate quando si lavorerà? Come può Silveri avere il potere di fare queste dichiarazioni sui giornali senza contraddittorio?
L’unica cosa cambiata è che nel piazzale non ci sono più i container dell’anatomia patologica, spostata in degli altri container poco più in là, dopo l’indagine della“stanza degli orrori” che vede indagato tra gli altri proprio Silveri. La stanza degli orrori che anche noi abbiamo documentato sono il piano terra e i sotterranei dell’edificio che vedete a sinistra, utilizzati come deposito per qualsiasi cosa (resti umani inclusi) dato che le mura agibili al San Salvatore non bastano. Sotto le foto gli altri container in cui i reparti sono stati spostati.
«Entro dicembre», assicura il manager, «il G8 sarà smantellato e riconsegnato alla Protezione civile”. Intanto dopo tre anni la struttura provvisoria del g8 è apertissima in tutto il suo “splendore” mentre il delta chirurgico rimane denneggiato, inagibile ed abbandonato.
Stessa sorte per l’obitorio che secondo Silveri «al massimo entro l’inizio del nuovo anno tornerà nella struttura muraria». Mentre si annuncia la realizzazione di una nuova sala per defunti di fede mussulmana, le condizioni sono quelle disastrose del 2009. Così come per il delta chirurgico non si vede nessuna cantierizzazione ma solo danni e abandono.
Silveri nell’articolo del 3 Luglio fa a tempo a dire qualcosa anche sull’area di ColleMaggio “Entro l’anno chiuderemo il cerchio, eliminando tutte le posizioni precarie e trasferendo il centro diurno psichiatrico ed altri servizi dai container di Collemaggio al San Salvatore”. Su queste parole andrebbe fatto un articolo a parte. Infatti nè il centro di salute mentale nè gli altri servizi presenti a ColleMaggio vogliono andare via da ColleMaggio e sarebbe sbagliatissimo farlo. Il Centro di Salute Menatle e per esempio i medici di famiglia (utap) vorrebbero più semplicemente essere spostati dai vergognosi container dove si trovano da tre anni e rientrare in uno dei tanti padiglioni già presenti nell’area. Solo che la Asl non li ha mai voluti restaurare, nonostante il costo relativamente basso. L’intenzione dichiarata è fuggire via da lì, forse per svendere l’area e continuare a far cassa per ripianare il debito della Asl come piace al governatore Gianni Chiodi (qui un vecchio articolo in cui l’ex assessore regionale alla sanità può parlare di vendita ancora senza peli sulla lingua).
Sono infatti due i modi, inconciliabili, di vedere la situazione delle strutture sanitarie oggi a L’Aquila. Il primo è quello che riesce a constatare la mancanza cronica e imbarazzante di mura per la sanità e riesce a rintracciarne anche le cause: l’utilizzo indebito di fondi per il terremoto finiti a ripianare il debito sanitario, mettendo in pericolo la salute dei cittadini.
Il secondo punto di vista, lo prendiamo ancora una volta dalle pagine del secondo articolo de Il Centro, e viene dalle parole stesse del manager Giancarlo Silveri: “Il recupero dell’ospedale è avvenuto con la massima velocità”.
Dei due, per favore, l’uno.
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