Sfollati Italtel2: “Da 7 mesi senza un tetto a L’Aquila”

Una lettera al presidente della Repubblica nella quale si paventa la rinuncia alle tessere elettorali se non verranno trovati al più presto degli alloggi provvisori. È quella che e’ stata scritta dalle centinaia di aquilani ancora ospitati nelle tende a sette mesi dal sisma. Una protesta, quella dei cosiddetti “irriducibili”, che si e’ svolta questa mattina al campo di accoglienza Italtel 2, dove sono ancora attendate una quarantina di persone.
«Non vogliano essere chiamati irriducibili – ha dichiarato Simona Sacchetti, una delle ospiti della tendopoli – vogliamo solo avere al più presto un tetto sopra le nostre teste».
«Abbiamo vissuto mesi nelle nostre tende per non abbandonare la nostra terra – si legge nella missiva – perche’ ognuno di noi aveva e ha i suoi buoni motivi per restare».
«Se non una casa, chiediamo quanto meno una soluzione per restare qui e non morire di freddo. Ci viene risposto che i tempi non permettono soluzioni tempestive. Sono, caro Presidente, in una situazione di emergenza centinaia di persone, molte delle quali anziane, costrette a dormire in tenda a zero gradi? È una situazione tollerabile in un paese civile a otto mesi dal sisma?»


Nella lettera i residenti delle tendopoli parlano anche di «pressioni psicologiche» da parte della Protezione Civile perche’ i campi siano sgomberati del tutto, come «minaccia di staccare la corrente elettrica» e «abbassare paurosamente la qualita’ del cibo», «con visite delle forze dell’ordine sempre più frequenti». Notizie (allarmanti) gia’ trapelate altre volte anche in altri campi e poi sempre smentite dalla Protezione civile. Ma e’ chiaro l’interesse di chi deve governare l’emergenza a farla finire il più in fretta possibile. Ma quella che chiedono gli sfollati e’ una sistemazione decorosa nelle immediate vicinanze del capoluogo.
Gli abitanti nelle tende chiedono «moduli removibili, container, qualsiasi cosa», li faccia uscire dalla condizione attuale. Un’ultima richiesta di aiuto, continuano, che se non dara’ frutti portera’ alla riconsegna delle tessere elettorali.
«Sono sette mesi che vivo in tenda, domani ho il colloquio per l’assegnazione della nuova casa, ma nel frattempo dovremo rimanere qui?», dice Nicola Antonio Sacchetti, infermiere cardiologico al San Salvatore, tra i residenti di Italtel 2.
«Ci hanno proposto di andare a Pescasseroli o sulla costa. Ma come faccio io che ho la reperibilita’ entro mezz’ora? Da Pescasseroli ce la faccio ad arrivare all’ospedale in mezz’ora?».
«Mio figlio ha la febbre, e ieri sera doveva andare al bagno. Col freddo, e’ dovuto uscire dalla tenda otto volte. Si e’ coperto, ma gli sbalzi di temperatura non fanno certo bene».
«Mio padre ha 61 anni, e gli e’ stato chiesto di non andare in pensione per carenza di personale, visto che altri infermieri si sono trasferiti in altri ospedali – dice la figlia – Ora ci troviamo in questa situazione. Hanno fatto di tutto per portarci dalle tende alle case, ma alla fine eccoci qua».
«Se avessimo saputo che dopo sette mesi sarebbe stato ancora così, ci saremo organizzati diversamente», nota Annamaria Basile, anche lei una tenda a Italtel 2.
«La tenda e’ stata una benedizione all’inizio, ma dopo sette mesi non ce la facciamo più. Hanno voluto chiudere le tendopoli, per mettere tutti negli alberghi, ma e’ stata solo un’operazione di facciata».

Alessandro Consalvi  11/11/2009 15.48