Puntellamenti: “Uno spreco da centinaia di milioni”

da Repubblica.it
I comitati del centro: “Lavori inutili, per ogni singola casa privata spesa tra 50 e 60mila euro”

Si fanno strani incontri, nella “zona rossa”. “L’altro giorno – racconta Eugenio Carlomagno, direttore dell’Accademia di Belle Arti e portavoce del comitato “Un centro storico da salvare” – si presenta da me un signore e dice: “Sono il progettista del puntellamento”. Viene a guardare la mia casa, in via Rustici e subito propone: “Meglio puntellarla”. Io replico: “Guardi che non e’ danneggiata. Non posso abitarci solo perché e’ in zona rossa, in mezzo a edifici pericolanti”. Lui non molla. “La puntelliamo, così se arriva un’altra scossa resiste meglio”. Io perdo la pazienza. “Se si ragiona così, allora meglio puntellare mezza Italia”. Il tecnico e’ sorpreso dal mio rifiuto. “Ma perché dice no? Tanto paga il Comune”. Il giorno dopo, un altro “progettista del puntellamento” si presenta a un mio amico che ha una casa in via Coppito. “La sua casa e’ da abbattere”, sentenzia. “Intanto però la puntelliamo, tanto paga il Comune”. Sana o da abbattere, ogni casa secondo loro dovrebbe essere imbottita di tubi Innocenti”.

Si sono alzate nuove barriere, attorno alla zona rossa. Sono le reti di plastica arancione stese a protezione dei nuovi cantieri dalle imprese che, dopo avere costruito le New town, ora si sono gettate nell’affaire puntellamento. “Anche in questa operazione – dice Eugenio Carlomagno – girano milioni a non finire. Per puntellare un edificio vincolato dalla Sovrintendenza si mettono impalcature speciali, con “nodi” – sono i ganci che bloccano quattro tubi – che costano dai 18 ai 28 euro l’uno. In un palazzo se ne usano migliaia. Nel nostro Comitato – ci sono ingegneri, architetti, docenti e altri tecnici – abbiamo calcolato che, anche per le case private, in un’abitazione media si spendano dai 50 ai 60 mila euro. Per un palazzo importante si arriva a 500.000 euro e anche a cifre più alte. È comunque assurdo spendere soldi anche per quegli edifici che saranno abbattuti. Oggi mezzo milione per il puntellamento, domani duecentomila euro per togliere tubi e cavi e poi si tornera’ al punto di prima. Il puntellamento avrebbe avuto un senso forse nei primi giorni dopo la scossa. Ma anche allora si era capito che le misure da prendere dovevano essere diverse. Si dovevano abbattere le parti pericolanti, portare via le macerie e iniziare una ricostruzione vera. E invece le macerie sono ancora tutte qui”.

Basta entrare in piazza San Pietro per capire cosa succede in questa citta’ dove “ricostruzione” e’ solo una parola annunciata. La fontana del ‘400, risparmiata dal terremoto, e’ sommersa di macerie. Sono quelle cadute in questo inverno dal palazzo sopra il ristorante Lingosta. I muri del secondo piano, gonfiati dalla pioggia e dalla neve, dieci mesi dopo la scossa si sono gonfiati e sono crollati nella piazza. Accanto, nel palazzo Venturi, migliaia di tubi Innocenti ingabbiano delle rovine. Le imprese fanno i lavori poi mandano il conto al Comune. (quello che la notte del 6 aprile rideva nel suo letto) l’8 maggio era stato facile profeta. “L’Edilcapacci porta i materiali per puntellare… fare carpenteria a puntellamento… tutto questo va in economia… avete capito? Non e’ che ci sono misure e niente”.

“Da mesi – dice Eugenio Carlomagno – chiediamo al Comune le linee guida obbligatorie per i nostri consorzi di proprietari di case. Nel nostro siamo in cento e siamo rappresentati da un architetto e da un ingegnere. Il Comune finora non ha dato direttive ma solo “raccomandazioni” che non bastano. Che succede, se un proprietario non vuole ricostruire? Chi porta via le macerie? Il centro sta marcendo e noi siamo ancora qui ad aspettare. I puntellamenti sono gia’ un affare per tante imprese, quasi tutte arrivate da lontano, ma un business ancor più importante sara’ quello legato alla rimozione delle macerie. Ce ne sono più di quattro milioni di tonnellate, come il primo giorno. Vede quella Ford, sepolta dal 6 aprile? Hanno tolto le macerie dalla Casa dello studente per spostarle di duecento metri e avviare la selezione dei materiali. Noi abbiamo proposto di portare almeno due milioni di tonnellate in un sito di stoccaggio e poi fare la’ la selezione imposta dalla legge. Non siamo stati ascoltati”.

Le macerie riusciranno a “rendere” bene alle imprese. “Per costruire le nuove case antisismiche le aziende hanno dovuto pagare ingegneri e architetti, operai e ovviamente il materiale da costruzione. Per portare via le macerie bastano ruspe e camion e manodopera a bassa professionalita’. I guadagni saranno altissimi”.

In una citta’ attonita per le parole degli sciacalli che il 6 aprile erano gia’ pronti a banchettare all’Aquila, Stefania Pezzopane, la presidente della Provincia, dice che l’allarme deve essere altissimo. “Dobbiamo pensare che fino ad oggi sono stati spesi 1,3 – 1,5 miliardi e se ne dovranno spendere più di quindici. L’Aquila sara’ il più grande cantiere d’Europa. Lo stato d’animo? Sembra di essere nei giorni tesissimi che hanno preceduto il terremoto. C’erano le scosse, tutti eravamo spaventati ma la commissione Grandi rischi assicurava: non succedera’ nulla. Poi venne la notte del 6 aprile”.

JENNER MELETTI – Repubblica.it