TERREMOTO L’AQUILA: L’«ABITAZIONE EQUIVALENTE» PORTA ALLO SPOPOLAMENTO

RICOSTRUIRE O EMIGRARE? LO STATO PAGA IL DOPPIO A CHI SI FA CASA FUORI L’AQUILA
Il paradosso dell’«abitazione equivalente» porta allo spopolamento

crolli_centro_storico_aqdi Alberto Orsini, AbruzzoWeb – L’AQUILA – A chi ha perso la casa nel terremoto del 6 aprile 2009 conviene emigrare dal capoluogo e acquistare un’abitazione equivalente in un’altra zona d’Abruzzo o d’Italia, perché lo Stato può arrivare a pagare fino al doppio rispetto alla semplice ricostruzione dell’abitazione aquilana.

È questo l’amaro dato, confortato dai numeri, oltre 50 milioni conteggiati lo scorso febbraio, che emerge dal complesso di norme emesse negli ultimi 5 anni che regolano lo “scambio” tra una casa all’Aquila e una altrove, che hanno come grave effetto collaterale quello di incoraggiare lo spopolamento della città.

Al Comune non resta niente, e chissà che questa peculiarità, pagamento di fondi in cambio di nulla, non possa configurare anche un danno erariale da vagliare da parte della magistratura contabile.

Ancora, tra le altre pecche della normativa sull’abitazione equivalente (forse non volute ma tant’è) c’è quella di favorire la ricostruzione “com’era e dov’era” invece di incoraggiare scelte progettuali innovative e riedificazioni che abbiano criteri più moderni e siano più adatte ai tempi.

Perché conviene acquistare un’abitazione equivalente fuori L’Aquila? Perché viene indennizzata attraverso la cessione della propria abitazione distrutta a un prezzo che, in alcuni casi, sfora abbondantemente quelli di mercato, arrivando fino a 2.500 euro al metro quadrato. [continua a leggere su AbruzzoWeb]