Vedi anche: Riaprono le scuole, ma sono antisismiche?
Solo una scuola italiana su dieci, tra quelle ad alto rischio, è stata controllata per capire se può resistere a un terremoto. Secondo il Ministero delle infrastrutture e la Protezione Civile queste scuole ad alto rischio in caso di terremoto sono 22.858: circa la metà di tutte le 57mila scuole italiane, dall’infanzia alle superiori. I dati di un recente studio del Consiglio nazionale dei geologi parla di 27.920 edifici potenzialmente a rischio. Ma quelle verificate sono meno di 5mila: 2.400 secondo i dati pubblicati in Gazzetta Ufficiale e ripresi nel numero di settembre di Wired e 4.479 secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Istruzione. Purtroppo i risultati delle verifiche, sintetizzati in un indice di rischio, sono stati pubblicati solo da due regioni, Lazio e Abruzzo. Di molte altre regioni sappiamo che le verifiche sono state fatte, perché abbiamo in mano dichiarazioni di spesa, ma non ne conosciamo l’esito.
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La mappa interattiva (vedi in basso) che stiamo costruendo e alla quale tutti possono collaborare, una volta finita mostrerà tutti i nomi di tutte le scuole italiane, gli indici sismici per tutti gli edifici che li renderanno pubblici, gli importi dei fondi stanziati per le verifiche in altre regioni. L’obbiettivo è arrivare a una mappatura completa, al meglio delle nostre possibilità, entro il 31 ottobre prossimo, per il decennale del crollo della scuola Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 alunni e una maestra. Nel 2010 la Corte di Cassazione ha stabilito che il crollo è stato causato da cause umane. La tragedia dell’Umberto Jovine è anche il punto di partenza delle verifiche sismiche sulle scuole, come abbiamo raccontato su Wired di settembre, che inizia subito dopo il sisma di San Giuliano, a inizio 2003. Diversi decreti legge e stanziamenti di fondi miravano a completare, entro il 31 dicembre di quest’anno, la verifica di tutti gli edifici di importanza pubblica del Paese. Scuole incluse, ovviamente. Una verifica non è un semplice sopralluogo. Costa dalle migliaia alle decine di migliaia di euro per scuola e richiede un’ analisi accurata dei materiali e delle strutture. Il risultato va poi combinato con la mappa della pericolosità sismica realizzata dall’ Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. L’Italia è divisa in zone marcate da 1 a 4, dalla più alla meno pericolosa. Attenzione però: l’ Italia è tutta sismica, e vivere in zona 3 o 4 non significa essere al riparo dai terremoti, come dimostrato dal recente sisma in Emilia. Purtroppo, a oggi, di quasi 20mila scuole ad alto rischio non sappiamo nulla e completare tutte le verifiche entro il 2012 sarà impossibile. Il problema però è avere una idea chiara di cosa è stato fatto finora e quanto rimane da fare. Conoscere lo stato di salute di un edificio scolastico è un diritto di tutti i cittadini, non solo di quelli che hanno un figlio in classe e sono preoccupati di quanto solidi siano tetto e muri. Perché il futuro del paese è nei nostri studenti. E non c’è futuro senza sicurezza etrasparenza. Se il quadro generale delle nostre scuole è tristemente chiaro, quello per singolo edificio purtroppo è tutt’altro che trasparente e ancora pochi tra strudenti, professori e personale delle scuole sono in grado di sapere quanto è sicuro l’edificio in cui si recano ogni giorno. Trovare i dati relativi alle verifiche effettuate dai Comuni e dalle Province italiane, enti proprietari delle scuole, rimane un’impresa. Va dato atto al Miur di avere avviato un percorso di apertura con la pubblicazione di tutta l’anagrafe scolastica sul proprio sito, attraverso il sistema Scuole in chiaro e di aver rilasciato nelle ultime settimane nuove informazioni relative allo stato dell’edilizia scolastica (ci piace pensare anche grazie alla crescente attenzione pubblica che Wired ha cercato di creare). |
(di Isabella Buono, da Wired.it)
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