L’AQUILA, TERREMOTO E MAZZETTE: SI È DIMESSO IL SINDACO MASSIMO CIALENTE

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L’Aquila, 11 gennaio 2014 – Nuovo colpo di scena a L’Aquila. Il sindaco Massimo Cialente è tornato per l’ennesima volta sui suoi passi ed ha comunicato le dimissioni. Il dirompente scandalo delle tangenti collegate agli appalti del post terremoto ha scosso la città (e non solo) in modo profondo.

Cialente aveva minacciato e poi ritirato le proprie dimissioni. L’indignazione dei cittadini, per lo scandalo portato alla luce dall’inchiesta ‘Do ut des’, non si è placata e si è manifestata sia davanti gli uffici comunali sia online, con una petizione per chiederne le dimissioni. Infine un’assemblea cittadina, con lo slogan #dimettamoli, ha posto l’ennesima accelerazione alle dimissioni del sindaco, che ha comunicato la decisione nel corso della conferenza stampa convocata urgemente questo pomeriggio, alle ore 17.30, presso la sede del Municipio a Villa Gioia.

E’ stato Il Fatto quotidiano a dare in anteprima la notizia delle dimissioni di Cialente.

“Me ne vado, è giusto così” – riporta il quotidiano – “Ce l’avete fatta, me ne vado per un avviso di garanzia mandato nemmeno a me, ma al mio vice”.

Il sindaco fa riferimento a Roberto Riga, indagato per una mazzetta da 30mila euro, e all’assessore Ermanno Lisi, intercettato al telefono mentre dice “abbiamo avuto culo” di gestire il terremoto col suo enorme business. Cialente si prende la responsabilità: “Pago io per tutti, non è possibile continuare in questo modo. Ogni giorno accuse, sospetti, indagini. Roba che non mi ha mai scalfito, eppure sono io a metterci la faccia, perché tutti mi hanno lasciato solo tra gli interessi di chi vuole far soldi col terremoto e la politica di Roma che non si decide a prendere misure serie per far rivivere L’Aquila. Allora basta, vado via”.

Il Sindaco adesso avrà 20 giorni di tempo per ritirare le dimissioni. Se entro il 22 gennaio non verranno ritirate, le elezioni comunali si terranno il 25 maggio in concomitanza delle elezioni regionali e europee.

Le indagini avevano portato a quattro arresti domiciliari (Pierluigi Tancredi, Vladimiro Placidi, Daniela Sibilla, Pasqualino Macera), alle indagini sul vice sindaco Riga che si è poi dimesso, e agli altri indagati (Mario Di Gregorio, Fabrizio Menestò, Daniele Lago).