TRUFFA TERREMOTO L’AQUILA: «SCUOLA RICOSTRUITA SENZA METÀ FONDAMENTA»

scuola_denino_morandi_sulmonaFatture gonfiate e lavori inutili: i pm chiedono il processo per politici e funzionari

di GIUSEPPE CAPORALE – C’è una scuola ricostruita con i fondi del terremoto in Abruzzo che non ha le fondamenta sicure e che è costata cinque volte tanto il prezzo reale: 248 mila euro di false fatturazioni a fronte di una spesa effettiva di appena 49 mila euro. E nonostante questo sperpero, i lavori di “messa in sicurezza” dell’istituto per geometri De Nino-Morandi, a Sulmona, sono tutti da rifare. Incompleti e pericolosi: così li hanno giudicati gli inquirenti. Nelle fondazioni mancano infatti 32 micropali (sugli 80 previsti dal capitolato d’appalto) necessari per la tenuta strutturale della scuola.

C’è anche questo nell’ultimo capitolo della mala-ricostruzione a L’Aquila e dintorni.

Stavolta ditte e pubblici funzionari compiacenti hanno sciupato oltre quattro milioni di euro con la scusa dell’adeguamento sismico delle scuole: questo almeno è ciò che sostiene il pool di magistrati (Stefano Gallo, Roberta D’Avolio e David Mancini) della procura dell’Aquila che, per l’affaire degli istituti scolastici da mettere in sicurezza, ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente della Provincia Antonio Del Corvo (Pdl), l’ex direttore generale dell’ente Valter Specchio e una serie di funzionari e imprenditori. L’accusa per tutti è concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato.

La truffa riguarda nove scuole: sei di Avezzano (il liceo scientifico Pollione, l’istituto statale d’arte Bellisario, l’istituto statale per l’agricoltura e l’ambiente Serpieri, l’istituto tecnico per geometri Alberti, l’istituto tecnico commerciale Galileo e il liceo classico Torlonia) e tre nella città di Sulmona (il liceo scientifico Fermi, l’istituto statale d’arte Mazzara e l’istituto statale per geometri De Nino-Morandi).

Un caso eclatante è quello riguardante il liceo scientifico Pollione di Avezzano. Una scuola che l’ente Provincia ha deciso in parte di abbattere e ricostruire (i lavori sono da poco terminati) e che secondo la Guardia di finanza dell’Aquila che insieme alla polizia e ai carabinieri del Ros ha portato avanti le indagini – non doveva essere demolita. Dalle indagini è emerso che sarebbe bastato un intervento sul tetto con una spesa di alcune decine di migliaia euro, invece che ricorrere a una ricostruzione ex novo che peserà sulle casse pubbliche per due milioni di euro.

Il terzo filone di indagine sulle scuole riguarda l’ospitalità a peso d’oro: ovvero gli affitti pagati, sempre dalla Provincia, a strutture private per consentire il trasferimento delle scuole durante i lavori di messa in sicurezza. Trasferimenti che le indagini hanno dimostrato essere stati pagati “inutilmente” in quanto i dirigenti scolastici avevano trovato soluzioni a costo zero che sono state scartate e “non prese in considerazione” dall’ente pubblico, che invece ha preferito pagare.

Racconta Angelo Bernardini, dirigente scolastico del liceo Pollione di Avezzano: “Ricordo che in merito alla sistemazione degli studenti durante la messa in sicurezza proposi alla Provincia di far eseguire i lavori differendoli per corpo di fabbrica, in maniera da poter continuare a ospitare tutti gli alunni. In alternativa avevo trovato anche una struttura che ci avrebbe ospitato gratis. Ma si preferì spendere soldi”.

Intanto, è arrivato sul tavolo della Corte dei Conti una segnalazione per danno erariale che riguarda le macerie. Sotto accusa l’allora vice-commissario per i beni culturali, Luciano Marchetti che avrebbe consentito a ditte private di smaltire le macerie del terremoto di importanti chiese e monumenti – tra cui il Duomo de L’Aquila – invece di avvalersi gratuitamente dei vigili del fuoco e dell’esercito.

Ricorrendo illegittimamente all’utilizzo di diverse ditte private, per i carabinieri del Noe si è consumato un danno erariale pari a circa 70 mila euro. Un episodio che ha fatto accendere un faro alla procura de L’Aquila sul sistema dello smaltimento e sullo sperpero delle risorse pubbliche con una indagine che è ancora in corso.

Repubblica.it – 16 gennaio 2014