TERREMOTO, LA COMMISSIONE GRANDI RISCHI LO DISSE: DAI MONTI DELLA LAGA A MONTEREALE, TRE AREE A RISCHIO SISMA FINO A M. 7.0

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Vedi anche: MONTEREALE (AQ), monitoraggio terremoti in tempo reale
 
L0 avevano detto pochi giorni dopo la scossa del 24 agosto 2016.  Ci sono tre aree contigue alla faglia responsabile della sismicita’ in corso che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e “hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo”, tra 6 e 7, quindi di intensita’ pari ed oltre quella registrata nella notte tra martedi’ e mercoledi’ nel Reatino e nell’Ascolano.

Queste aree “identificano possibili futuri terremoti nella regione gia’ colpita dagli eventi degli ultimi anni“. Lo disse la Commissione nazionale Grandi Rischi, dopo una riunione durata ore, come dire l’intera giornata, presso il Dipartimento della Protezione civile per un esame della situazione all’indomani del terremoto che ha colpito l’Appennino centrale nella zona attorno ad Amatrice.

Le tre zone contigue alla faglia (comunemente intesa come faglia di Amatrice ma che coinvolge anche altre realta’) non sono indicate nella nota stampa riassuntiva della riunione, ne’ tantomeno e’ indicata la parte temporale, questa si’ di impossibile previsione allo stato dell’arte della ricerca scientifica.

E non a caso e’ rilevato che l’evento di Amatrice “si inserisce nella sismicita’ che ha sconvolto l’Appennino centrale negli ultimi secoli e decenni e puo’ essere considerato come un tipico terremoto appenninico, compatibile con la storia sismica e con il contesto sismotettonico regionale” e che “i dati disponibili non evidenziano anomalie nella sismicita’ nelle settimane precedenti, che possano essere collegate all’evento principale”.

Lo scopo della riunione era la valutazione dei possibili scenari evolutivi dell’evento, “alla luce delle informazioni attualmente disponibili“, e la “proposta di misure atte a ridurre la vulnerabilita’, con speciale attenzione alla salvaguardia della vita umana”. Nell’esprimere il cordoglio per le vittime di questa nuova tragedia e al contempo nel complimentarsi con il Dipartimento della Protezione civile “per l’efficacia con cui sta affrontando l’emergenza”, la Commissione Grandi Rischi rileva che nelle prime 36 ore la sequenza ha seguito il decorso tipico delle sequenze sismiche appenniniche, con un numero relativamente alto di scosse di assestamento.

Tuttavia, altre volte nel passato le sequenze sismiche di questa regione hanno avuto una ripresa o si sono propagate alle aree limitrofe, ad esempio per gli eventi del 1703 (con due eventi di magnitudo quasi 7 a distanza di un mese) e del 1639 (con una distribuzione dei risentimenti simile a quella della scossa del 24 agosto scorso).

E qui c’e’ il passaggio relativo alle tre aree contigue alla faglia responsabile del terremoto di questi giorni che non hanno registrato eventi recenti di grandi dimensioni e sono aree dal potenziale tale da produrre terremoti di elevata magnitudo, aree che “identificano” possibili futuri terremoti nella regione gia’ colpita da eventi del recente passato, ovvero quella zona che finisce con il coinvolgere Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria.

La Commissione Grandi Rischi non manca di rilevare poi che come emerge dalle prime risultanze dei danni provocati dal terremoto di mercoledi’ “le criticita’ sono legate alle vulnerabilita’ tipiche delle varie tipologie edilizie storiche presenti non solo in questa zona, ma anche in buona parte d’Italia”.

Si tratta di “vulnerabilita’ ben note, collegate in gran parte a carenze costruttive originarie ma anche a scarsa manutenzione ed alla trasformazione degli edifici nell’arco del tempo“. L’esperienza dei terremoti passati ha dimostrato che “e’ possibile aumentare considerevolmente la sicurezza, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia delle vite umane, anche con interventi di miglioramento sismico limitati e localizzati, accompagnati da una adeguata manutenzione”.

Di qui la raccomandazione di “intensificare l’azione delle amministrazioni pubbliche al fine di velocizzare e completare i programmi gia’ avviati per la valutazione della vulnerabilita’ e la riduzione del rischio sismico nell’intera regione, con particolare attenzione agli edifici strategici e rilevanti, e di incoraggiare i proprietari a valutare la vulnerabilita’ sismica delle proprie abitazioni e ad intraprendere le azioni migliorative conseguenti”.

Un appello quindi a mettere mano alla materia edilizia, intendendo con questo il rafforzamento della protezione antisismica.

Successivamente, tecnici dell’area geologica e sismica del Dipartimento della Protezione civile hanno chiarito che le tre aree contigue alla faglia responsabile della sismicita’ in corso e che secondo la Commissione Grandi Rischi “hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo”, tra 6 e 7, sono:

  1. Quelle di Monte Gorzano, che si trova all’interno dei Monti della Laga e a cavallo tra Abruzzo e Lazio, al confine fra la provincia di Teramo e quella di Rieti;
  2. Quella del Monte Vettore (già attivata nel terremoto di ottobre 2016), che e’ il rilievo montuoso piu’ alto del massiccio dei Monti Sibillini, appartenente al comune di Montemonaco, provincia di Ascoli Piceno
  3. E quella di Montereale, nella provincia de L’Aquila.

Queste aree – intese in senso lato – identificano possibili futuri terremoti nella regione gia’ colpita dagli eventi degli ultimi anni”, dice la Commissione Grandi Rischi.

Fonte: AGI