di Ettore di Cesare – Le ultime dichiarazioni del Governo sulle procedure per lo stanziamento dei fondi per la ricostruzione vanno prese molto ma molto seriamente.
Rischiano infatti di consegnare la ricostruzione nelle mani di grandi imprese, di fatto dei general contractors, e privare i cittadini di quel poco di certezze “presento la domanda, la approvano (dopo un calvario di più di un anno) mi concedono immediatamente il contributo e subito partono i lavori di casa”.
Potrebbe infatti accadere che dall’approvazione del contributo all’avvio dei lavori passino anche anni!
Infatti pare che l’intenzione sia quella di passare dal contributo agevolato a quello diretto. E dietro questo cambio ci sono varie insidie che potrebbero essere drammatiche perchè l’erogazione del contributo potrebbe non essere direttamente conseguente all’approvazione del progetto. Per questo è il caso che tutti si rendano bene conto della situazione.
Cerchiamo di capire: fino ad oggi la gran parte delle E ha utilizzato il contributo agevolato che significa: nel momento in cui il Comune approva il contributo dopo poco in banca e su un conto bloccato vengono versati i soldi previsti dal contributo.
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I soldi arrivano alla banca dalla Cassa Deposito e Prestiti (CDP). E’ una delle poche procedure che ha funzionato: i proprietari avevano la certezza di avere già i soldi necessari e le imprese potevano lavorare in “tranquillità” sapendo che gli stati di avanzamento (SAL) sarebbero stati pagati subito (i soldi sono già in banca). Oggi il Governo sembrerebbe orientato verso il contributo diretto che funziona in questo modo: i soldi arrivano al Comune che valuta i SAL e poi paga. Una procedura molto più lunga e incerta, basti pensare che alcune ditte stanno aspettando da più di un anno di essere pagate per degli edifici B che hanno seguito questa procedura del contributo diretto. |
Di conseguenza gli impegni per dei lavori potrebbero essere presi solo da grandi gruppi con coperture finanziarie importanti alle spalle. Grandi gruppi che poi darebbero in subappalto quasi tutto. Infatti una ditta medio-piccola rischierebbe di andare “zampe all’aria” con le probabili lungaggini dei pagamenti. Del resto anche le banche sarebbero restie a concedere prestiti: un conto per un’azienda offrire come garanzia dei soldi che sono già in un conto bloccato (magari nella stessa banca), un conto dire che “il comune mi pagherà…”.
Ma altri aspetti destano maggiore preoccupazione. In primo luogo molte ditte potrebbero fallire con conseguente blocco dei lavori (e la cause civili durano anni) lasciando i proprietari nelle mani degli avvocati. Ma questo, se possibile, è ancora nulla.
Infatti c’è da considerare che con il contributo diretto lo Stato trasferisce al Comune ogni anno una parte dei soldi dell’impegno di spesa complessivo stanziato per la ricostruzione. Questo significa che se per il prossimo anno sono stati approvati progetti per un totale complessivo, ad esempio, di 100 euro e lo stato decide di trasferire per quell’anno solo 50 euro, non tutte le pratiche già approvate potranno partire. Molte slitteranno all’anno dopo e quello dopo ancora. Non stiamo parlando dei soli centri storici, stiamo parlando di tutti gli edifici E.
Ogni anno e per i prossimi dieci anni inoltre bisognerà lottare per avere gli stanziamenti necessari.
E chi deciderà chi parte subito e chi dopo magari tra cinque anni? Il Comune con un cronoprogramma. Ora che un programma dei lavori per i centri storici serva è indiscutibile, lo chiediamo da mesi e anzi ci aspettavamo fosse inserito nel piano di ricostruzione. Ma senza procedure pubbliche e trasparenti sui criteri di programmazione è facile immaginate le pressioni delle ditte che hanno preso i lavori. Vi immaginate che caos con la poca trasparenza che caratterizza l’Amministrazione?
Allora visto che recentemente il Governo per il sisma dell’Emilia ha adottato proprio il contributo agevolato tramite la CDP (12 miliardi di euro), modificando correttamente la procedura per cui i soldi vengono versati in banca non tutti subito ma ad ogni SAL, perché per L’Aquila si vuole cambiare strada? E’ forse l’unica cosa che ha funzionato!
I cittadini e le imprese, insieme, dovrebbero oltre che preoccuparsi seriamente anche mobilitarsi. Con forza e subito, questa è, tra le tante, una faccenda maledettamente seria.
All’Amministrazione chiediamo che renda chiaro a tutti quali sia la sua posizione sull’argomento e di conseguenza quali siano le richieste che sta facendo al Governo. E’ necessario discuterne prima che i giochi siano fatti.
Inoltre si dovrebbe aprire un dibattito serio su quali saranno i criteri per avviare finalmente una programmazione dei lavori per i centri storici. I cittadini hanno il diritto non solo di sapere ma anche di partecipare alle decisioni.
In questi giorni si sta decidendo buona parte del nostro futuro, non è possibile che il tutto possa passare sotto silenzio per essere informati con un comunicato stampa a decisioni già prese.
Gruppo consiliare Appello per L’Aquila






















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