Voci da L’Aquila

di Giuditta Mosca – da www.ghigliottina.it/new/voci-dallaquila

Dalle prime pagine dei giornali e dai titoli d’apertura dei telegiornali arrivano messaggi incoraggianti. Personaggi non solo politici tranquillizzano l’Italia intera e lasciano intendere di essere gli artefici del “miracolo aquilano”, della ricostruzione in tempi record. Ma e’ proprio così?
Lo chiediamo agli aquilani, a sette mesi dal sisma. Lo chiediamo agli unici a cui non e’ stata data voce. Anna e Federico diventano almeno per oggi i portavoce del dolore, composto e dignitoso, che troppe volte e’ entrato nei nostri salotti attraverso le immagini sterili della TV e le fotografie asettiche dei rotocalchi.

L’importante e’ non perdere di vista l’essenziale. Non stiamo parlando di “terremotati” ma di persone e c’e’ una verita’ che a stento arriva ai media di massa. Se l’imponente macchina degli aiuti messa in piedi alla bell’e meglio dallo Stato e dalla Protezione Civile non ha dato i risultati promessi, non possiamo fare finta che tutto sia andato bene. Non facciamone una questione politica e non facciamone una questione umanitaria

Perché il vero valore aggiunto del nostro Paese e’ che dove non arriva l’Italia, arrivano gli italiani.

Anna Pacifica Colasacco aggiorna il suo blog ogni qualvolta la connessione a internet glielo permette. Il 21 ottobre scorso Anna ha diramato questo messaggio. Le manca il tempo, in questi giorni per lei così frenetici, di rilasciarci un’intervista ricca di dettagli, in ogni caso dalle pagine del suo diario online (http://misskappa.blogspot.com) fa sapere ai suoi numerosi lettori:

“Domani rientrerò a L’Aquila. Nella casa presa in affitto. Sarò di nuovo in prima linea. Per qualche giorno avrò difficolta’ di connessione. Vi lascio un messaggio importantissimo. Fatelo girare più che potete. Aiutateci. Gli attendati hanno bisogno della solidarieta’ di tutti gli Italiani. Visto che dal Governo e dalle amministrazioni locali non arriva”.

OTTOBRE 2009: ALL’AQUILA E’ EMERGENZA UMANITARIA
Facciamo appello a tutti coloro che in Italia hanno dimostrato sensibilita’ a quanto qui e’ successo e continua ad accadere. A chi ha mantenuto alta l’attenzione sul dramma che ha colpito il nostro territorio e sulla gestione del post sisma. Oggi, il 18 di ottobre, all’Aquila fa freddo. Siamo nella fase più drammatica, la notte gia’ si sfiorano i -5 sotto zero ed andiamo incontro all’inverno, un inverno che sappiamo essere spietato. Le soluzioni abitative, promesse per l’inizio dell’autunno, non ci sono. Circa 6000 persone sono ancora nelle tende. Meno di 2000 persone sono finora entrate negli alloggi del piano C.A.S.E o nei M.A.P. La maggior parte degli Aquilani sono sfollati altrove in attesa da mesi di rientrare.
Ora, con lo smantellamento delle tendopoli altre migliaia di persone sono state allontanate dalla citta’ e mandate spesso in posti lontani e difficilmente raggiungibili.

Noi, definiti “irriducibili”, siamo in realta’ persone che (come tutti gli altri) lavorano in citta’, i nostri figli frequentano le scuole all’Aquila, molti non sono muniti di un mezzo di trasporto, altri possiedono terreni od animali a cui provvedere. Siamo persone che qui vogliono restare anche per partecipare alla ricostruzione della nostra citta’. Da oltre sei mesi viviamo in tenda, sopportando grandi sacrifici, ma con questo freddo rischiamo di non poter più sopravvivere. Se non accettiamo le destinazioni a cui siamo stati condannati (che sempre più spesso sono lontanissime) minacciano di toglierci acqua, luce, servizi. Oggi, più di ieri, abbiamo bisogno della vostra solidarieta’. Gli enti locali e la Protezione Civile ci hanno abbandonati. Secondo le ultime notizie che ci giungono i moduli abitativi removibili che stiamo richiedendo a gran voce da maggio, forse (ma forse) arriveranno tra 45 giorni. Oggi invece abbiamo bisogno di roulotte, camper o container abitabili e stufe per poter assicurare una minima sopravvivenza, visto che le nostre richieste alla Protezione Civile e al Comune non sono prese in minima considerazione. Un’altra emergenza e’ cominciata oggi. Non dettata da catastrofi naturali ma dalla stessa gestione del post sisma, da chi questa gestione l’ha portata avanti sulla testa e sulla pelle delle popolazioni colpite.

Alcuni abitanti delle tendopoli sotto zero.”

Questo e’ il messaggio di Anna, preoccupata più per i suoi compaesani che per sé.

Federico Bologna ci ha mandato un’e-mail, intensa, che riportiamo in tutte le sue parti, esattamente come la abbiamo ricevuta:

“Non e’ solo la terra che trema e le case che crollano, e’ la paura del domani, la paura delle certezze che non hai più, e’ sofferenza, inquietudine, dolore, questo e’ il Terremoto.

In 30 secondi sei proiettato in un’altra dimensione, non hai più punti di riferimento, sei spaesato,ti ritrovi dentro una tenda con persone che non conosci, fai la fila per andare in un bagno chimico che devi condividere con altre decine di concittadini o per andare alla mensa, come nei film di guerra.

Di fronte alla drammaticita’ di tale evento, tutti i problemi che pensavi di avere prima ti sembrano delle inezie, ti sinceri delle condizioni dei tuoi cari, dei tuoi amici, li chiami, li cerchi, vuoi stare con loro, vuoi trovare in loro il conforto e il sostegno per non sentirti perso e abbandonato.

La frammentazione in centinaia di campi e la mancanza di spazi sociali condivisi ha reso fragile la popolazione, costretta ad abbandonare le proprie case e i propri riferimenti sociali e strutturali.

È difficile, molto difficile, hai voglia di ricominciare, di ricostruire. Il sentimento predominante e’ quello di darsi da fare, di organizzarsi, di mettersi a disposizione…ed e’ qui che nasce il  coinvolgimento di tanti cittadini nei comitati nati dopo il sisma.

A distanza di  sette mesi il bilancio e’ drammatico, i comitati hanno lavorato tanto e nonostante i tanti momenti di sconforto continuano a cercare di mantenere alta l’attenzione sull’Aquila.

Ci sarebbe veramente tanto da scrivere, da denunciare, da come e’ stata gestita l’emergenza a come sara’ gestita la ricostruzione, se una ricostruzione ci sara’, ma  più di ogni altra cosa, quello che più da il senso di quello che sta accadendo a l’Aquila e’ che oggi 28 Ottobre 2009 a quasi sette mesi dal 6 Aprile, migliaia di terremotati vivono ancora nelle tende e a rischio congelamento, hanno  bisogno di roulotte, camper o container abitabili e stufe per potersi assicurare una minima sopravvivenza.

A dispetto di quello che passa nei media, la situazione a l’Aquila continua ad essere gravissima, per questo invito tutti coloro che hanno preso a cuore la nostra causa e che hanno dimostrato tanta solidarieta’, a recarsi di persona nella mia citta’, perché forse e’ l’unico modo per rendersi veramente conto della drammaticita’ in cui riversano ancora tanti miei concittadini.”

Queste sono le parole di chi i disagi li vive davvero.