TERREMOTO M.4,3 TRA TOSCANA ED EMILIA, L’ANALISI DELL’INGV

Una serie di scosse di terremoto è stata registrata dall’INGV e chiaramente avvertita dalla popolazione tra Toscana ed Emilia, tra le provincie di Prato, Pistoia e Bologna, nelle prime ore del 23 gennaio 2014.

La scossa più forte, alle 7:51, ha avuto magnitudo Richter 4,3 ed è stata preceduta e seguita da oltre 50 eventi sismici, tra cui una di M.3,4, tre scosse di M.3,2, una di M.3,1 e una di M.3.

Comuni entro 10 km: Camugnano (Bo), Castiglione Dei Pepoli (Bo), Vernio (Po)

Comuni tra 10 e 20 km: Castel Di Casio (Bo), Granaglione (Bo), Grizzana Morandi (Bo), Porretta Terme (Bo), San Benedetto Val Di Sambro (Bo), Vergato (Bo), Sambuca Pistoiese (Pt), Barberino Di Mugello (Fi), Cantagallo (Po), Vaiano (Po).

Sismicità storica e pericolosità

La sismicità locale è storicamente nota anche se le notizie sono molto scarse, come è ovvio trattandosi di una zona montuosa e poco abitata. Questa parte dell’Appennino tosco-emiliano presenta una sismicità più modesta di quella che caratterizza settori appenninici limitrofi, primo fra tutti il Mugello, che risulta interessato da terremoti anche di forte intensità (13 giugno 1542 nell’area di Scarperia con intensità epicentrale Io pari a 9 MCS e magnitudo equivalente Mw 5.9; 29 giugno 1919 nell’area di Vicchio con Io 10 MCS e Mw 6.3, con molte decine di vittime e danni gravissimi).

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Il primo terremoto dell’area riportato nel catalogo CPTI11 risale all’aprile 1470, in una data che a tutt’oggi rimane incerta fra l’11 e il 21 di quel mese: con un’intensità massima pari al grado 8 MCS questo è anche il più forte evento sismico storicamente conosciuto nella zona. La località più colpita fuCastel di Casio (BO), dove alcune cronache del tempo ricordano “grandissimi terremoti et neve (…) per li quali chadeno a terra una parte del muro del dicto castello”. La scossa fu avvertita distintamente anche a Prato e a Firenze.

Successivamente, per tre secoli non sono ricordati altri eventi sismici, fino alla seconda metà del XVIII secolo. Si arriva così al terremoto che il 13 agosto 1771 colpì la zona, danneggiando le case di campagna nei dintorni di Castiglione dei Pepoli (BO). L’evento è ricordato da due gazzette a stampa dell’epoca: la fiorentina Notizie del Mondo, citata da Baratta (1901) e la Gazette de France. La prima pubblica una corrispondenza da Bologna, del 20 agosto, che riporta l’avvertimento di nove scosse di terremoto a Castiglione de’ Pepoli “nello scorso martedì” (13 agosto, NdC), con paura ma senza danni in paese, mentre “qualche casa di campagna è rimasta danneggiata”:

Bologna, 20 agosto. Nello scorso martedì in Castiglione de’ Peppoli, luogo situato in queste montagne, furono sentite 9 scosse di terremoto, le quali spaventarono tutti quegli abitanti, e appunto vi era la Fiera. Non hanno però, grazie all’Altissimo, cagionato danno alcuno nell’abitato, e solo qualche casa di campagna è rimasta danneggiata. Mercoledì notte ne’ territori Mantovano, Ferrarese, Modenese, Centese, e in parte di questo cadde una strepitosa grandine, che si estese fino in Romagna, ed ha notabilmente danneggiate le viti, canape, e altri prodotti.” (Notizie del Mondo, 1771 n. 68: p. 539).

Nel Novecento si ha notizia di pochissimi terremoti nessuno dei quali ha causato danni significativi. Una scossa interessò Vernio (PO) il 15 agosto 1912, dove lesionò lievemente qualche abitazione. La scossa fu avvertita fortemente anche a Barberino di Mugello e a Firenzuola (FI). Il terremoto del 26 aprile 1956si localizza un po’ più a NE, nell’area tra Monghidoro (BO) e Pietramala (FI), ed è in catalogo con una Mw 4.8. La stessa zona è stata interessata più recentemente dal forte terremoto del 14 settembre 2003(Mw 5.3), avvertito fortemente fino a Bologna e sensibilmente in una vasta area a cavallo dell’Appennino tosco-emiliano. San Benedetto Val di Sambro (BO), invece, è la località maggiormente interessata dal terremoto dell’11 maggio 1962 (Mw 4.4), avvertito fortemente nel Mugello e lievemente fino a Firenze.

L’area interessata dall’evento odierno risulta molto simile a quella che fu interessata dal terremoto del 5 settembre 1964 (Mw 4.7): non sono ricordati danni (intensità massima pari al grado 5 MCS), ma l’evento fu avvertito in un’area che arriva a Firenze, Prato, Pistoia e, sul versante opposto, a Bologna.

Il confronto tra i dati storici e l’evento in corso evidenzia qualche somiglianza: oggi come nel 1771 (e forse nel 1470) l’evento principale fa parte di una sequenza sismica (circa 90 di scosse tra stanotte e stamattina, di cui solo alcune avvertite dalla popolazione). Il maggiore evento di oggi è stato ben risentito nelle principali località della pianura toscana settentrionale e della pianura padana meridionale; allo stesso modo il il terremoto del 1470 venne distintamente avvertito a Prato e a Firenze.

Va detto che nei secoli tra il 1500 e il 1700, per i quali abbiamo visto che – allo stato attuale delle conoscenze – non ci sono informazioni precise su terremoti avvenuti in questa zona, ci sono notizie di scosse sismiche avvertite contemporaneamente in più centri sui due versanti toscano ed emiliano dell’Appennino, proprio come l’evento odierno o quello del 1964. Non sono note le aree epicentrali di questi terremoti, ma è possibile che qualcuno di essi abbia avuto origine nell’area interessata dalla sequenza di oggi.

Dal punto di vista della pericolosità sismica, l’area colpita dalla sequenza in corso è tra quelle considerate ad alta pericolosità sismica.

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Tutto la zona dell’appennino tosco-emiliano, dalla Lunigiana fino al Mugello, infatti, è caratterizzata da una serie di strutture distensive che determinano la formazione dei bacini quaternari in mezzo ad aree montane. Le aree sismogenetiche più importanti di questa porzione dell’Appennino sono quelle dalla Garfagnana a nord-ovest, dove si verificò il terremoto del 1920 (Mw 6.5) e quella del Mugello a sud-est, sede del terremoto del 1919 (Mw 6.3).

Per quanto storicamente le evidenze sismologiche non riportino eventi altrettanto forti in questo settore, dal punto di vista sismotettonico non si può escludere che in questa area possano verificarsi eventi di questa magnitudo. Il modello di pericolosità sismica elaborato per l’Italia prevede infatti una massima magnitudo di 6.5 in tutto l’Appennino settentrionale.

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