INGV: ANOMALIE SU COLTURE E ANIMALI PRIMA DEL TERREMOTO

Parla l’esperta Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca dell’INGV. I dati e le testimonianze nei sismi dell’Emilia e dell’Umbria.

terremoto_anomalie1“Il giorno prima del terremoto ho preso l’acqua dal pozzo per innaffiare l’orto. Era bruttissima, tutta torbida” racconta un contadino di via Taddia a Renazzo (Mo). “Me ne sono accorto lavando la betoniera” aggiunge un operaio a Camposanto (Mo). “Da fine aprile l’acqua era diventata calda. Ho avvertito anche il Comune, ma senza drammatizzare. E così nessuno è venuto”. A Medolla (Mo), in via Modena, un altro agricoltore indica con il dito il suo campo di mais e racconta: “Subito prima della scossa iniziale le piante hanno cominciato a crescere in modo impressionante. Sono triplicate in altezza nel giro di tre giorni. Poi all’improvviso sono morte tutte”.

A interrogare gli abitanti delle campagne emiliane sui segnali della natura che avevano preceduto o accompagnato lo sciame sismico del 2012 ci aveva pensato Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). La Dottoressa è stata interpellata recentemente da Mirko Ceci, il Sindaco di Pietralunga(PG), per cercare di chiarire alla popolazione che cosa stia accadendo a Pietralunga con le continue scosse di terremoto che si ripetono quotidianamente. Quattrocchi ha spiegato che “la previsione dei terremoti al momento non si può fare. Anche se in Italia siamo all’avanguardia nel mondo e siamo quelli con più meriti di tutti. Al terzo posto al mondo per pubblicazioni. Certo, ammetto che chi studia i forti terremoti sono solo una nicchia dei nostri geologi”. La chiama “Altotiberina fault” (faglia altotiberina), definendola “interessante”.

Poi spiega: “In quest’area abbiamo riscontrato presenza di anidride carbonica. La faglia principale ha direzione appenninica e poi troviamo altre faglie che sbloccano quelle principali. Quello che sappiamo è che prima e dopo eventi sismici c’è interazione tra fluidi e faglie”. “Prima o durante un sisma, a volte notiamo cambiamenti del livello dell’acqua dei pozzi, comportamenti anomali degli animali, emissioni gassose dal sottosuolo. Purtroppo però le nostre osservazioni non sono abbastanza sistematiche da permetterci di fare previsioni” spiega.

terremoto_anomalie2Le emissioni del gas radon, di cui tanto si parlò nel 2009 dopo il terremoto dell’Aquila, non sarebbero state di nessun aiuto in Emilia Romagna, il cui sottosuolo è privo di elementi di origine vulcanica. Ma altri gas probabilmente sono stati liberati dalle fratture delle rocce. A Medolla, zona già nota per le sue “terre calde”, la temperatura del terreno ha raggiunto i 50 gradi subito dopo la prima scossa del 20 maggio. “I contadini – spiega Quattrocchi – hanno visto crescere il mais a ritmi impressionanti per alcuni giorni prima del sisma. Poi le piante sono morte e sul terreno si sono creati dei cerchi privi di vegetazione. In quella zona, alcuni giorni dopo la prima scossa, abbiamo misurato emissioni di metano fino a cento volte superiori alla norma”.

La risalita di gas nocivi dal sottosuolo o il calore anomalo del terreno sono probabilmente all’origine anche della moria di pesci nei canali e nei laghi di tutta l’area colpita dallo sciame. A soffrire sono stati soprattutto persici e pescigatto, che vivono vicino al fondale. Al ristorante “Al 50” di Finale Emilia il proprietario ha visto scappare le tartarughe dal laghetto poco prima del sisma. Un contadino di Medolla ha raccontato impressionato: “Tre giorni prima della scossa del 20 maggio tutte le galline hanno smesso improvvisamente di fare le uova. Non mi era mai successo prima”. E in molti dei paesi terremotati i ricercatori dell’Ingv hanno raccolto testimonianze di una variazione del livello dei pozzi d’acqua. “Alcuni sono saliti perfino di un metro e mezzo o due” continua Quattrocchi.

“Segno che nel sottosuolo si stava verificando una compressione delle faglie, la stessa che ha fatto sollevare il terreno di 15 centimetri a Mirandola, come osservato dai satelliti”.

Nessuno di questi segnali ovviamente sarebbe stato sufficiente a prevedere il terremoto, e tantomeno a lanciare un allarme di evacuazione per la popolazione. “Ma forse – sottolinea Quattrocchi – converrebbe studiare con più costanza i precursori geochimici dei terremoti, per capire se esistono delle regolarità. Una rete di stazioni di monitoraggio ci aiuterebbe a seguire i parametri del terreno per tempi lunghi, insieme a quelli di spostamento delle placche”.

Quello che sarà importante fare? Capire che cosa sta succedendo nel nostro sottosuolo: “Il lavoro sul territorio con i cittadini, i sindaci, gli assessori che possono permetterci di controllare pozzi, acquedotti è e sarà fondamentale. L’anidride carbonica, infatti, modifica le falde. Dobbiamo perciò ascoltare la terra”. Abbiamo trovato molto interessante il capitolo riguardante gli animali. “Le formiche abbandonano i formicai se si accorgono che c’è un terremoto a breve. Le galline per lo stress smettono di produrre uova. In genere ogni tipo di animale ha delle reazioni al terremoto che fanno allarmare le persone. Certo, gli animali sentono il suo arrivo a pochi minuti di distanza. O poche ore. Nel Vajont gli animali avevano lasciato il monte Toc da tanto tempo”. E Tina Merlin, giornalista de L’Unità, aveva predetto la catastrofe da mesi. Inascoltata da ogni autorità. Quattrocchi spiega che è stato approntato un questionario. Qualora le persone volessero compilarlo potranno farlo on-line sul sito dell’Ingv oppure segnalare le anomalie che stanno riscontrando direttamente al Comune. Altre anomalie: “Ortaggi troppo grandi. Mais o altre colture che crescono o subiscono uno sviluppo troppo repentino. Luoghi nel vostro giardino o nei vostri campi dove l’erba smette di crescere. Pozzi dove l’acqua arriva caldissima e non più fredda come dovrebbe. Spacchi nel suolo che prima non c’erano. Tutto da segnalare”. Particolarmente importanti le reazioni di vermi, lombrichi, serpenti, topi. I topi ad esempio in caso di grande terremoto escono in gruppo dalle tane”. Riscontrati pesci morti dopo il terremoto dell’Emilia: “Erano pesci di fondo canale e sono passati a miglior vita a causa dei gas emessi durante il terremoto”.

La storia dell’analisi dei precursori chimici, della temperatura del terreno e dell’acqua non inizia ovviamente oggi. I segnali che precedono la scossa furono notati per la prima volta in un sisma del 1966 a Tashkent. E in coincidenza con il grande sisma di Kobe del 1995 furono notate emissioni anomale di radon, mentre l’acqua minerale che si imbottiglia nella zona si arricchì di cloruri e solfati, i pesci morirono nei fiumi e l’acqua dei pozzi diventò nera. I sostenitori della ricerca sui precursori citano l’esempio del grande terremoto cinese del 1975. Allora il cambiamento del livello dei pozzi d’acqua e di alcuni terreni, unito al nervosismo degli animali e a uno sciame di piccole scosse anticipatrici portarono all’evacuazione della regione dell’Haicheng e al salvataggio di 120mila persone. Ma da allora nessun’altra previsione si è più rivelata esatta. L’anno dopo la Cina è stata presa alla sprovvista da un altro sisma devastante.

E in Giappone, dove la rete di stazioni di monitoraggio geochimico invece esiste, a prevedere un terremoto non è ancora riuscito nessuno. Da allora l’illusione di poter fare previsioni misurando radon, metano, pozzi d’acqua o addirittura i segni di nervosismo degli animali ha inquinato una scienza purtroppo ancora immatura per essere applicata alla prevenzione.

Fonti:
corrieredellumbria.corr.it
www.repubblica.it