L’ULTIMO OLTRAGGIO A L’AQUILA: VIA DALLE ZONE A RISCHIO SISMICO

La commissione incaricata di valutare i pericoli non contempla Abruzzo e Umbria fra le regioni più esposte. E c’è il giallo dei fondi auto assegnati

31.1.2014 – L’Abruzzo, l’Umbria e le Marche sono state, negli ultimi anni, al centro di numerosi terremoti. Lo sanno le vittime e lo hanno riportato tutte le televisioni del mondo con i disastri e drammi che conosciamo.

Ma questa evidenza non vale per il bando di chiamata, accordo quadro 2012-2021, tra Protezione civile ed Ingv, centro di osservazione dei fenomeni sismico-vulcanici italiani, il centro che dovrebbe tenere sotto osservazione i fenomeni della terra e far si che ci si possa tener pronti per eventuali eventi sismici futuri.

Funziona così. La Protezione civile ha una convenzione con Ingv che copre gli anni 2012-2021. Nel 2014 Ingv, con sede in via di Vigna Murata a Roma, e un pool di esperti hanno deciso di tenere sotto osservazione alcune regioni italiane. E per questo tipo di attività ricevono ingenti fondi: 2 milioni di euro in media all’anno. Ma se andiamo a vedere come funziona il monitoraggio e come lavora il coordinatore e il pool di esperti del progetto (che sono anche di Cnr e Ogs) scopriamo alcuni strani particolari.

zone_sismicheIl denaro viene assegnato da un coordinamento di cui fanno parte un coordinatore generale, il professore Riccardo Caputo e tre direttori, Andrea Argnani, Laura Peruzza e il prof Dario Albarello. Le attività di monitoraggio vengono assegnate a seconda delle necessità del territorio e non a seconda della collocazione dei ricercatori di Ingv. «Ma non è così o almeno non sembra» ci dice un ricercatore che vuole restare anonimo ma che ha parlato con noi di Libero. Infatti scavando un po’ risulta che le aree supervisionate siano molte come il Friuli, il Matese, l’Irpinia, la Calabria (in sintesi il nord e sul sud Italia) ma è sembrato strano, proprio ai ricercatori, l’esclusione di quelle aree che hanno avuto gli eventi sismici più drammatici degli ultimi anni: l’Abruzzo con la città de L’Aquila e l’Umbria. «Il fatto ha sorpreso anche noi e ci sembra sconvolgente che quelle aree non siano coperte direttamente dal monitoraggio», ci ha riferito il ricercatore. «E quest’anno come l’anno scorso e come tutti gli anni precedenti i fondi vengono assegnati con procedure non proprio scientifiche, dove cioè risiedono i ricercatori assegnatari» ride amaro l’uomo. Di fatto è ancora più singolare la modalità con la quale gli stessi direttori che fanno parte della commissione scegliono a chi assegnare le risorse. Per supervisionare il territorio assegnano i fondi a tanti valenti ricercatori e a gruppi di ricerca importanti tra cui anche a se stessi.«Di sicuro è un modo particolare, per il resto non voglio aggiungere altro», ci dice sempre il ricercatore. Siamo sicuri che tutti svolgano il lavoro dovuto ma qualche dubbio sulle modalità di assegnazione restano.

In quale altra parte del mondo infatti esista una prassi del genere è difficile immaginarlo. Ma di sicuro è un fatto singolare che sia Andrea Argnani che Dario Albarello assegnino anche a se stessi i fondi che decidono di erogare.

I due direttori insieme a alla terza direttrice, Laura Peruzza, definiscono contemporaneamente i contenuti del bando, come assegnare e a chi assegnare i soldi pubblici, come distribuire le risorse per ambiti di competenza, fanno parte della commissione di assegnazione e se ne autoassegnano una parte (44mila euro ad Argnani, 20 mila ad Albarello, ma anche Laura Peruzza non resta a secco e le arrivano 68 mila euro di fondi per spese di organizzazione e comunicazione da dividere con altri). E sembra che la commissione non pubblichi i bandi come dovrebbe. Un vero pasticcio. Infatti proprio all’interno di Ingv è esplosa in questi giorni una «grana» non da poco. Nata perché il comitato di gestione dei fondi, i tre direttori, hanno dato la comunicazione dell’emissione del bando due giorni prima della chiusura, il 13 gennaio e su un sito confratello (dopo proteste sono intervenuti cambiando le date e prorogando per qualche altro giorno a loro discrezione) mandando però su tutte le furie una parte della comunità scientifica.

Lo rende pubblico proprio ieri il Foglietto della Ricerca, magazine on-line destinato proprio ai ricercatori della sismologia con un articolo dal titolo esplicito: «Sospesa per rissa convenzione milionaria tra Protezione civile e Ingv». Recita l’articolo: « La sconcertante vicenda non sembra avere precedenti nella storia dell’ente di via di Vigna Murata e sembra denotare, oltre a forti turbolenze all’interno dei Comitati di Programma, una sorta di insanabile scollamento tra la comunità scientifica e gli organi di vertice dell’Istituto nazionale di vulcanologia e geofisica, la cui necessaria opera di mediazione in questa occasione sembra essere venuta a mancare. La querelle sarebbe giunta addirittura all’orecchio del ministro vigilante, Maria Chiara Carrozza, che, secondo fonti interne all’Ingv non confermate, avrebbe chiesto chiarimenti alla presidenza dell’Ente. Non si escludono nei prossimi giorni ulteriori colpi di scena». Per il caso sarebbe stato interessato lo stesso il ministro Carrozza (tutti gli enti interessati sono sotto l’egida del Ministero della Ricerca Scientifica) con l’intervento del presidente di Ingv, prof Stefano Gresta, che ha bloccato il bando. Voci accreditate fanno sapere che la Protezione civile minaccia che se i fatti venissero portati alla luce sarebbe un vero disastro: «Si rischierebbe un ritiro dei fondi». Un vero scandalo alle porte viste le affermazioni allarmate, di mancanza di fondi, del capo della protezione civile Franco Gabrielli che ha descritto lo stato di sofferenza della prevenzione dei terremoti in Italia.

di Antonio Amorosi, da liberoquotidiano.it