E’ arrivato il tempo delle dimissioni

N.d.R. in questo articolo “Comune dell’Aquila: andate tutti a casa…” avevo cercato di esprimere l’indignazione per i fatti avvenuti nel consiglio comunale di lunedì scorso. Con toni un pò più “vivaci”, idee simili le esprime Gianfranco Colacito, nel suo editoriale su inAbruzzo.com. Che dire, c’e’ soltanto da leggerlo e, per quanto mi riguarda, condividerlo in pieno.

E’ arrivato il tempo delle dimissioni
Come quello delle mele, e’ arrivato il tempo delle dimissioni. Ma non del rettore di Orio o del sindaco Cialente. Per costoro, piuttosto, sarebbe giunto il tempo giusto per gridare a squarciagola e impartire qualche sano calcio nei glutei a chi lo merita. Sono talmente tanti, che di Orio e Cialente si consumerebbero i piedi.


E’ arrivato invece il tempo di mandare a casa coloro che, in consiglio comunale, fanno mancare il numero legale quando c’e’ qualcosa che non li vede partecipi a modo loro. Il tempo delle dimissioni, date per dignita’ o date per essere stati costretti, magari anche a ceffoni. Come ai tempi di Tempesta, e poi di Cialente, c’e’ gente nell’aula comunale che si permette il lusso di uscire e mandare tutto a puttane. Anche quando si parla di scuole e altre cose urgenti e importanti. Mentre la citta’ rantola in coma. Si può e si deve dissentire su tutto e da tutti, e’ un caposaldo della democrazia. Lo si può fare in mille modi e avendone la forza e capacita’, ma soprattutto buoni motivi che riconducano sempre ogni dissenso al bene comune. Non si può far mancare il numero legale per indebolire il sindaco, per umiliarlo, per ribadire che se ne deve andare. Se si vuole questo, c’e’ la sfiducia, per la quale ognuno deve mettere in gioco la propria faccia ed esporsi. La fuga topesca dall’aula, come se L’Aquila fosse ancora in piedi e vivessimo nel 2008, invece che nell’apocalittico 2009, e’ un metodo stomachevole, da suburra, da basso impero. Basta con questa gente. Siano allontanati dal mondo politico, siano abbattuti come le statue dei caporioni del PC sovietico nel 1989. La situazione aquilana non permette ulteriori tolleranze. Se vuole andarsene, il sindaco lo faccia – tanti lo comprenderanno – dopo aver cacciato via tutti i disfattisti, per indegnita’. E poi ben venga un commissario con le palle, a rigirare il Comune come un calzino. Maleodorante.

28 Ottobre 2009
Gianfranco Colacito  –  Direttore InAbruzzo.com
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