L’Aquila: gli sciacalli degli affitti ai terremotati

riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice

Questa e’ una lettera di denuncia che vuole togliere il velo a un comportamento abituale, disonesto, e diffuso che tutti conoscono e che pochi denunciano. Comportamento che gode del tacito assenso della maggior parte degli italiani che assolvono o semplicemente accettano per indifferenza e per interesse personale una cultura mafiosa che ignora le regole della comunita’ e dello stato sociale. Si tratta delle evasioni fiscali sugli affitti in nero delle case, in questa nostra citta’, dove la meta’ degli abitanti affittano le loro proprieta’, senza registrare i contratti, evadendo le tasse per anni e calpestando i diritti di quei cittadini che a questa gente devono affidarsi.

Per 5 anni ho abitato in una casa nel quartiere di Gignano, in affitto, dove avevo spostato anche la mia residenza. Ho atteso e richiesto inutilmente in tutti questi anni che il proprietario definisse la registrazione del contratto, domanda che e’ stata elusa con risposte evasive con la conseguenza che il tempo e’ trascorso e la registrazione per i “vari motivi” non e’ stata mai regolarizzata. Questo comportamento mi ha arrecato danni anche fiscali, perché non potendo registrare l’uscita dell’affitto sulla mia dichiarazione dei redditi, questa ne e’ risultata maggiorata nel reddito per 5 anni, con le conseguenze che tutti conosciamo. Per cui, al regolare affitto che io ho pagato sempre con assegno, regolarmente, senza avere mai una ricevuta, si sono aggiunte anche le tasse pagate su un reddito non veritiero. Per non esasperare la convivenza con questi vicini di casa mi sono resa complice di una irregolarita’.

Tutto e’ iniziato alla firma del contratto dove tutto sembrava regolare, ho firmato davanti a un testimone, in duplice copia, ho versato la caparra di 800,00 Euro più 400,00 Euro del mese corrente e ho atteso che il proprietario portasse il contratto all’ufficio del registro, che mi aveva assicurato avrebbe fatto a breve, ma questo non e’ accaduto, nel frattempo dopo il contratto ho traslocato i mobili e sono andata a vivere in quella casa spostandovi anche la mia residenza. Al momento del sisma la casa ha riportato seri danni a una colonna portante ed e’ stata classificata C, gli stessi proprietari non l’hanno abitata fino a settembre. Ho vissuto in una tendopoli fino ad ora, e a settembre ho adeguato uno spazio e vi ho traslocato finalmente i miei mobili, liberando la casa di Gignano al proprietario e restituendogli le chiavi.

Al momento di regolarizzare il nostro rapporto economico con la restituzione della caparra mi sono sentita dire che avevo “occupato abusivamente” il suo appartamento con i miei mobili fino a settembre e che non avevo quindi diritto a riprendere la mia caparra di 800,00 euro Ci tengo a dire che l’edificio in questione al momento del mio trasloco ancora non godeva del regolare certificato di abitabilita’ e gia’ era stato affittato di nuovo. Ho fatto scrivere una lettera da un avvocato per riavere ciò che e’ in mio diritto, ma allo scadere dei tempi previsti non si e’ verificato nessun cambiamento nella situazione. La lettera e’ stata ignorata dal proprietario dell’appartamento e forse cestinata.

Il panorama che mi si presenta ora prevede due possibilita’, la prima e’ di lasciar perdere e dimenticare i miei soldi abbassando la testa e assaporando il gusto amaro di chi e’ sconfitto con ingiustizia, oppure far valere i miei diritti e combattere con dignita’ e iniziare una causa civile sapendo di dover impegnare costi superiori alla somma contesa, e di spendere tempo prezioso della mia vita conoscendo i tempi biblici delle cause civili. Questo e’ il paese della frode, della disonesta’ legittimata, dove si costringe la gente a subire senza possibilita’ soprattutto quando i tuoi avversari hanno conoscenze e potere. Il proprietario dell’appartamento di cui stiamo parlando non teme nessuna verifica della finanza, perché suo fratello, che e’ al corrente di quello che e’ avvenuto, appartiene ad un’arma che dovrebbe difendere i diritti dei cittadini.