Una ricerca su Lancet fa il punto sulla devastazione provocata dai sismi negli ultimi dieci anni. Nel 2010 il sisma più tremendo: quello di Haiti, che da solo ha ucciso 316mila persone. “Prevenzione e preparazione”, dicono gli esperti, “possono salvare molte vite”.
Un decennio da dimenticare, dal punto di vista dei disastri naturali. Con un protagonista quasi assoluto, i terremoti. Che dal 2001 al 2011 hanno causato 780mila vittime, responsabili del 60 per cento della mortalità di tutte le catastrofi ambientali occorse in questo periodo. Cifre enormi, paragonabili a quelle di una guerra.
A stilare la macabra contabilità è uno studio su Lancet 1 che, oltre a fare un bilancio dei caduti, pone l’accento sui rischi futuri, considerando che diverse megalopoli – Los Angeles e Tokyo, solo per fare due esempi – sorgono in zone sismiche, sotto minaccia costante.
Oltre ai 780mila morti, i terremoti degli ultimi dieci anni hanno avuto un impatto diretto su due miliardi di persone, sottolinea lo studio. Ma l’annus horribilis è quello passato, il 2010, durante il quale il sisma che ha devastato Haiti 2 il 12 gennaio 2010 – di magnitudo 7 – ha provocato, da solo, la morte di 316mila persone. Il terremoto ha portato l’inferno nell’isola caraibica, lasciando dietro di sé una scia di devastazione. Subito dopo viene il sisma che ha scatenato lo tsunami nell’oceano indiano 3 nel 2004, di magnitudo 9,1, uccidendo 227mila persone. Al terzo posto il terremoto che nel maggio 2008 ha colpito la provincia cinese del Sichuan 4, facendo 87.500 vittime.
Fin qui i numeri, pesantissimi. Ma la dottoressa Susan Bartels, del Beth Israel Deaconnes Medical Center di Boston e il collega Michael J. Van Rooyen, del Brigham and Women’s Hospital di Boston, autori dello studio, puntano soprattutto ad allertare gli organismi politici e di soccorso perché la prevenzione e la preparazione in caso di terremoti diventi una priorità in termini di salute pubblica.
In totale, i sismi più importanti possono riguardare dall’1 all’8 per cento della popolazione a rischio, con un morto ogni tre feriti, avvertono gli esperti. Numeri importanti, di fronte ai quali essere preparati diventa essenziale. L’emergenza riguarda ondate successive: in un primo momento ci si trova di fronte a persone morte istantaneamente per il crollo di edifici e strutture. Poi, ore più tardi, ci si devono aspettare altri decessi fra i feriti; giorni e settimane dopo, altre vittime a causa delle infezioni.
I feriti riportano principalmente lacerazioni, fratture, contusioni, stiramenti. Ma occorre fare attenzione ad altre patologie, come gli attacchi cardiaci – nel 1994, nella settimana successiva al sisma che ha colpito Northridge, in California, sono cresciuti del 35 per cento, sottolinea lo studio – e alla depressione, che può colpire in seguito: nel 1999, dopo il terremoto in Turchia, il 17 per cento della popolazione ha riferito pensieri suicidi. E la categoria più a rischio è la più debole: i bambini, che rappresentano dal 25 al 53 per cento della popolazione colpita dopo un terremoto.
Il pesantissimo tributo pagato ai disastri naturali nell’ultimo decennio è destinato a non rimanere isolato. Con l’aumento della popolazione mondiale e l’espansione urbana in zone a rischio, la minaccia rappresentata dai terremoti non potrà che crescere negli anni a venire, avvertono gli autori dello studio.
[da repubblica.it]