UN TERREMOTO COME A L’AQUILA FAREBBE CROLLARE IL 75% DEGLI OSPEDALI ITALIANI

ospadale_laquila_terremotoLivelli di assistenza disomogenei fra regioni e spesso anche nella stessa regione; applicazione “incompleta” delle norme sulla tutela della salute mentale; strutture ospedaliere troppo vecchie, soprattutto in riferimento al rischio sismico; buona media di adeguamento alla legge sulla terapia del dolore; irregolare oltre 1/4 delle strutture per ricovero e assistenza anziani.

E’ il quadro che emerge dalla relazione della Commissione d’inchiesta sul Ssn di Palazzo Madama presentata in Senato.

Presieduta dal senatore del Pd Ignazio Marino, la commissione ha avviato la propria attivita’ nel 2008 e ha effettuato 57 sopralluoghi in territorio nazionale.

Le inchieste hanno riguardato l’efficienza, la qualita’ e l’appropriatezza delle aziende sanitarie italiane, alcuni aspetti della medicina territoriale, come il funzionamento dei servizi pubblici per le tossicodipendenze e dei Dipartimenti di salute mentale; il ricorso a consulenze esterne nel settore sanitario; le condizioni strutturali degli ospedali collocati in zone a rischio sismico; fenomeni di corruzione nell’ambito del Ssn; l’organizzazione dei prelievi e dei trapianti di organi; l’assistenza sanitaria alle persone affette da gravi forme di disabilita’; l’attuazione della normativa in materia di terapia del dolore e le strutture socio-sanitarie per il ricovero e l’assistenza degli anziani.

Il 75% degli ospedali inoltre con “gravi carenze” in caso si verificassero forti sismi. A lanciare l’allarme e’ la Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino (Pd), nella relazione finale sulla sua attivita’ presentata questa mattina a Palazzo Madama. Avviata a seguito del terremoto dell’Aquila che determino’ anche rilevanti lesioni al locale Ospedale “San Salvatore”, l’inchiesta delinea “un quadro nazionale che evidenzia una diffusa vetusta’ delle strutture ospedaliere esistenti”. Il 75% delle strutture verificate (200 su tutto il territorio nazionale) presenterebbe “carenze gravi per terremoti molto forti”. Detto in altri termini: “se si verificasse un terremoto particolarmente violento – si legge nella relazione – con magnitudo superiore a 6,2-6,3, il 75 per cento degli edifici che sono stati verificati crollerebbe“. Il 60% degli edifici avrebbe invece “carenze per terremoti abbastanza importanti” (sismi di intensita’ 6 sulla scala Richter).

“Per quanto riguarda la situazione degli edifici ospedalieri – si legge nella relazione – ancorche’ in mancanza di una cifra esatta, le strutture che necessitano di una pluralita’ di interventi, che sarebbero strategiche in base alla loro localizzazione in zone ad alto rischio sismico dato che costituiscono un punto di riferimento per la gestione di eventuali situazioni di emergenza post evento, non sono meno di 500” e “sono strutture distribuite soprattutto lungo l’arco appenninico, nella zona dell’Italia centrale ma soprattutto meridionale, in particolare in Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia”.

(ANSA)