L’Aquila, l’opposizione tenta di uscire dal Paese delle Meraviglie

L’opposizione e’ quella al governo in carica. Non e’ un  commento politico, fra le reazioni registrate ci sono quelle di Bersani, Casini, Di Pietro, Franceschini, Ferrero, che rappresentano di fatto l’opposizione.
Il Paese delle Meraviglie e’ L’Aquila ovviamente.
Ad alcuni possono sembrare scontati questi commenti rilasciati dopo la manifestazione di ieri a Roma, che come abbiamo avuto modo di scrivere doveva essere innanzitutto una mobilitazione delle istituzioni, prima che dei cittadini. In realta’ queste dichiarazioni sono importanti, in particolare per i termini e l’enfasi delle stesse.
Le istituzioni erano presenti. Non tutte, non gli esponenti locali del PdL. Una facile illusione vedere un giorno insieme i nostri rappresentanti politici. Al contrario, nella reazione di Piccone  (PdL) c’e’ subito una difesa incondizionata sull’operato e le scelte del governo.  In realta’  ci piacerebbe sapere l’opinione di Giuliante, ad esempio, dato che interessa poco quella di chi avrebbe gia’ spostato il capoluogo a Pescara.
Adesso anche a livello nazionale e’ più chiaro che la citta’ dell’Aquila non e’ un semplice interruttore ON-OFF. Che il percorso di rinascita e’ lungo e difficile, e richiede sforzi reali e concreti, a partire dai  finanziamenti necessari.
Le CASE, comunque la si pensi,  sono lì e ci resteranno. I ritardi nella disponibilita’ dei MAP, per quanto importanti, spostano solo di alcune settimane il loro utilizzo; la notizia fornita con tanto di conferenza stampa e gogna pubblica potrebbe configurarsi come un tentativo di distogliere l’attenzione da problemi ben più importanti.

Se per alcuni l’impegno per L’Aquila termina a fine anno, con tanto di brindisi o cene natalizie gia’ in corso di preparazione, per gli aquilani (e le istituzioni che li rappresentano) il percorso di risalita inizia solo ora.
Forse si fara’ la proroga delle tasse per il 2010, ma pochi parlano delle modalita’ di restituzione (dopo quanti anni e rate) e della percentuale da restituire (che ci interessa essere il 40%). Ed e’ probabile che il decreto legge serva in realta’ nascondere il vero obiettivo di riforma della protezione civile (si legga “Protezione Civile: il testo della bozza di riforma del 29 ottobre”). La conferma entro fine anno.
Pochi parlano di zona franca, dei finanziamenti insufficienti e troppo dilatati nel tempo del decreto per l’Abruzzo n.39. Perché L’Aquila dovrebbe rinascere in tempi decenti, non in 20 o 30 anni, con il  rischio di migrazione dei più giovani e tentativi, gia’ in corso, di trasferimento di attivita’ e servizi nelle altre province abruzzesi, che di fatto ne comprometterebbero lo stato di capoluogo di regione.

Molto importante e’ stato però far uscire esponenti politici nazionali dal paese delle meraviglie,  renderli consapevoli che L’Aquila NON e’ un problema chiuso.

Ma non finisce qui. Cialente, Pezzopane, o altri, dovranno sicuramente tornare a Roma.
E la prossima volta potrebbe essere necessaria una vera mobilitazione della cittadinanza, unita, per difendere il proprio futuro e la propria citta’.