”Ho deciso di presentare una interrogazione in Consiglio comunale. Come sono stati utilizzati i soldi pubblici della Protezione civile di Roma? Il Campo Roma e’ servito solo per allestire un set fotografico per il candidato alle primarie del Pdl Giovanni Alemanno o serviva per portare aiuto alle popolazioni colpite dal sisma?”. Lo dichiara, in una nota, il consigliere comunale di Roma del Pd, Paolo Masini.
È stato smontato senza rimpianti il campo “Roma”, l’area allestita per gli sfollati di Novi di Modena, uno dei paesi devastati dal terremoto del 29 maggio che ha messo in ginocchio l’Emilia. Un campo per 150 persone che era stato “donato” dal sindaco Alemanno, ma “completamente inadatto” secondo il primo cittadino del paese emiliano, Luisa Turci. La quale ora non nasconde il disappunto: “Questo non è un teatro, non ci sono passerelle. Stiamo vivendo una tragedia, ma andremo avanti lo stesso”.
Il campo “Roma” è stato aperto solo venti giorni fa a Rovereto, una frazione di Novi, anch’essa colpita duramente dal sisma. Già dalle prime ore le cose non hanno funzionato. “È stato costruito in un pezzo di campagna privato, che non aveva niente – dice l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Novi, Dario Zenoni – Non c’erano neppure gli allacci per acqua e luce elettrica, i problemi strutturali erano evidenti. Le tende erano diverse da quelle della Protezione civile: quando pioveva entrava acqua, mentre con il sole si sono raggiunte temperature altissime all’interno, perché appunto non erano adatte”. Più tende da campeggio con gli amici, che da emergenza per persone che hanno perso tutto. E che ora, alla disperazione per aver perso la casa, devono aggiungere la fatica di un “trasloco” forzato.
A conclusione della vicenda, non poteva mancare anche un piccolo giallo. Sul sito della Protezione civile di Roma, infatti, è apparso questo comunicato: “Roma capitale estende il campo d’accoglienza per i terremotati di Rovereto”. “Guardi, non so cosa dire – taglia corto l’assessore Zenoni – Ci risulta che il campo non sarà gestito da loro, ma da noi. E comunque ora non vogliamo più pensarci, c’è ancora molto altro da fare”.
(ASCA/Repubblica.it)