L’AQUILA, I PRESIDI «RICOSTRUITE LE SCUOLE, I FONDI CI SONO»

Disponibili 44 milioni di euro, ma fermi “per incomprensioni” fra Ufficio per la ricostruzione, comune e provincia. E i Moduli ad uso scolastico da “provvisori” sono diventati ormai “permanenti” – 8 settembre 2014

musp_4La battuta che circola fra i presidi e i docenti delle scuole de L’Aquila, di ogni ordine e grado, è la seguente: “Musp, ‘modulo ad uso scolastico provvisorio’. Da noi, invece, i Musp sono diventati ‘ad uso scolastico permanente'”. Rimangono perplessi sentendo parlare, in questi giorni, della riforma della scuola italiana, la madre di tutte le riforme da cui dovrebbe ripartire il Paese. Loro, infatti, sarebbero già contenti di fare lezione in aule vere, di quelle fatte in muratura, con l’intonaco, gli infissi e tutto il resto. 
Dove i ladri non possono entrare facilmente
dalle porte o dalle finestre, per rubare strumenti informatici o musicali.

I Musp (fatti con circa 32 milioni di euro da 52 imprese appaltatrici e 154 subappaltatrici) sono i container dove L’Aquila va a scuola. Decisivi al tempo dell’emergenza post terremoto, stanno ormai scadendo come uno yogurt, consumati dalle intemperie e dall’uso quotidiano. Tuttavia da 5 anni e mezzo – ossia dal sisma più violento che colpì L’Aquila e dintorni (la scossa distruttiva si verificò il 6 aprile 2009; 309 vittime, oltre 1500 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati) – le lezioni si tengono ancora nei Musp. Che 36 erano al tempo dell’emergenza e 36 sono rimasti. Un caso, questo delle scuole aquilane, che dimostra di come, in Italia, il provvisorio superi ogni logica e valore, compreso quello della pubblica istruzione.

“Ciò che allarma è la completa disattenzione verso il servizio scolastico”, afferma Antonella Conio, preside della scuole media di Paganica, della “Carducci “ e dell’”Alighieri” de L’Aquila. I Musp, risolutivi al tempo dell’emergenza, si stanno deteriorando sempre più. A Paganica, ad esempio, la nostra scuola è fatta da container assemblati in lamiera, con il tetto in legno. Essendo stati appoggiati direttamente sulla terra, i loro pavimenti affondano e l’umidità che sale da suolo è ormai insopportabile: 9 classi sono costrette a vivere in queste condizioni“. Alla “Carducci”, proprio in questi giorni, stanno rattoppando il tetto, dopo un problema di infiltrazioni d’acqua. “Il nostro grido”, continua la preside, “è che vogliamo la ricostruzione delle scuole, quella vera, come è accaduto in Emilia Romagna dove hanno recuperato 58 scuole a poca distanza dal sisma”.

I soldi per ricostruire gli edifici scolastici ci sono: 44 milioni di euro, tutti disponibili. Tuttavia “incomprensioni” amministrative e burocratiche tra enti che dovrebbero gestirli (in particolare l’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila-Usra, il comune e la provincia) – da tempo – hanno prodotto una fase di stallo. [continua a leggere su redattoresociale.it]