TERREMOTO L’AQUILA: PUBBLICATO STUDIO SU MISURE DI RADON NEL MARZO 2009

Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche e del Centro di Eccellenza CETEMPS dell’Università degli Studi de L’Aquila ha recentemente pubblicato su una rivista scientifica della casa editrice Springer (Heidelberg, Germania; New York, USA) un articolo su misure di gas radon nello strato superficiale dell’atmosfera eseguite nel mese di Marzo 2009 in zona Coppito, L’Aquila. L’articolo è per ora disponibile on-line, dal 4 luglio 2013, presso il sito della rivista Springer “Environmental Earth Sciences” (ISSN 1866-6280, codice digitale DOI: 10.1007/s12665-013-2635-1) (vedi in fondo alla pagina, NdR). L’articolo originale si intitola “Observations and box model analysis of radon-222 in the atmospheric surface layer at L’Aquila, Italy: March 2009 case study” ed è stato curato dai ricercatori Giovanni Pitari, Eleonora Coppari, Natalia De Luca & Piero Di Carlo.

Le misure prese durante il mese di Marzo 2009 sono state analizzate per trovare eventuali segni di perturbazione legati all’attività sismica allora in corso e che avrebbe raggiunto il suo picco nel terremoto distruttivo del 6 Aprile 2009. L’analisi è stata condotta inizialmente con un confronto dei dati grezzi di attività radioattiva del radon durante Marzo 2009 e Marzo 2004 (stesso mese dell’anno con condizioni meteorologiche confrontabili, ma nel secondo caso assenza di significativa attività sismica). Contrariamente alle voci di enormi aumenti dell’attività del radon annunciati all’epoca agli abitanti del comprensorio aquilano in modo non ufficiale (evidenze mai dimostrate e pubblicate su riviste scientifiche del campo), il lavoro pubblicato dai ricercatori dell’Università degli Studi de L’Aquila mostra che nessun aumento significativo della concentrazione di radon ebbe luogo a L’Aquila nel Marzo 2009 rispetto allo stesso periodo di un anno precedente, ma imperturbato dal punto di vista sismico. In aggiunta il confronto diretto Marzo 2009 – Marzo 2004 mostra in realtà una diminuzione media del 30% durante il 2009.

Il radon è un gas nobile radioattivo emesso dalla crosta terrestre e poi disperso in atmosfera, con tempo di decadimento di circa 5,5 giorni. La variabilità della concentrazione di questo gas nello strato superficiale dell’atmosfera dipende fondamentalmente da due fattori: (a) entità del flusso locale di gas radon dalla superficie terrestre; (b) condizioni di maggiore o minore stabilità atmosferica. Molti studi geofisici pubblicati su riviste del settore hanno discusso di possibili forti perturbazioni sporadiche del flusso di radon dalla superficie terrestre in coincidenza con eventi sismici (per azione meccanica di fratturazione delle rocce). Tuttavia la conclusione comune della maggior parte di questi studi è che tale effetto non è quantificabile in modo deterministico né sistematico (Cicerone et al., 2009, Tectonophysics): non è pertanto possibile arrivare ad alcuna legge deterministica che possa legare l’emissione di radon né a zone precise interessate da eventi sismici, né al periodo di tempo dell’attività stessa, né alla magnitudo degli eventi.

I ricercatori dell’Università de L’Aquila non hanno fermato il loro lavoro ad una mera registrazione delle misure grezze di radon (Marzo 2009 e 2004), ma hanno sviluppato un modello numerico di dispersione guidato dai principali parametri meteo misurati sul campo, al fine di discriminare i processi di rilascio di radon dalla superficie e la sua dispersione in atmosfera, legata a maggiori o minori condizioni di stabilità. Il modello numerico è stato validato con successo rispetto alle misure di radon registrate nel sito de L’Aquila dal 2004 al 2006. Tra gli altri parametri, il modello numerico fornisce una stima del flusso di gas radon dalla superficie terrestre nel sito di misura. Il confronto tra Marzo 2009 e 2004 mostra una riduzione del 17% del flusso stimato nel 2009.


L’articolo completo (introduzione, grafici, tabelle, discussione dei risultati, conclusioni, bibliografia) è disponibile mediante download della versione pdf dal sito web della rivista scientifica:

http://link.springer.com/article/10.1007/s12665-013-2635-1

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