VULCANO SOTTOMARINO MARSILI: LE OPINIONI DEGLI ESPERTI SUI POSSIBILI RISCHI

Il Marsili è un vulcano sottomarino localizzato nel Tirreno meridionale e appartenente all’arco insulare Eoliano. Si trova a circa 140 km a nord della Sicilia ed a circa 150 km ad ovest della Calabria ed è il più esteso vulcano d’Europa.

La struttura del vulcano sottomarino Marsili

La struttura del vulcano sottomarino Marsili

Assieme al Magnaghi, al Vavilov e al Palinuro, il Marsili è inserito fra i vulcani sottomarini pericolosi del Mar Tirreno. Mostra, come già avvenuto per il Vavilov, il rischio di un esteso collasso in un unico evento di un crinale del monte.

Nel febbraio 2010 la nave oceanografica Urania, del CNR, ha iniziato una campagna di studi sul vulcano sommerso. Sono stati rilevati rischi di crolli potenzialmente pericolosi che testimoniano una notevole instabilità. Una regione significativamente grande della sommità del Marsili risulta inoltre costituita da rocce di bassa densità, fortemente indebolite da fenomeni di alterazione idrotermale; cosa che farebbe prevedere un evento di collasso di grandi dimensioni.

Il sismologo Enzo Boschi ha dichiarato: «La nostra ultima ricerca mostra che il vulcano non è strutturalmente solido, le sue pareti sono fragili, la camera magmatica è di dimensioni considerevoli. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe entrare in eruzione in qualsiasi momento.». E ancora: «Il cedimento delle pareti muoverebbe milioni di metri cubi di materiale, che sarebbe capace di generare un’onda di grande potenza. Gli indizi raccolti ora sono precisi, ma non si possono fare previsioni. Il rischio è reale e di difficile valutazione. Quello che serve è un sistema continuo di monitoraggio, per garantire attendibilità.»

Scrive il giornalista Giovanni Caprara sul Corriere della Sera, del 29 marzo 2010, intervistando Enzo Boschi: «La caduta rapida di una notevole massa di materiale — spiega Boschi — scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri.»

In seguito al Terremoto dell’Emilia del 2012 e allo sciame sismico che nello stesso periodo ha interessato Calabria e Basilicata, il 29 maggio 2012, Franco Ortolani, ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio ha lanciato l’allarme: «Bisogna al più presto organizzare sistemi di difesa dei litorali.»

Nel 2011, sempre Franco Ortolani, aveva dichiarato:

«Uno studio che ho avviato dopo il maremoto del 30 dicembre 2002 che interessò Stromboli, le isole vicine e la costa compresa tra Milazzo (Sicilia) e Marina di Camerota (Campania), ha evidenziato che, in base ai dati pubblicati (Tsunamis Research Team, Physics Dept – University of Bologna and National Institute of Geophysics and Volcanology (INGV) – Rome) negli ultimi 2000 anni vi sono stati 72 movimenti anomali del mare che hanno interessato le coste italiane. I risultati della ricerca eseguita con la collaborazione di Silvana Pagliuca del CNR, sono stati presentati al Congresso Internazionale di Geologia tenutosi a Firenze nell’agosto 2004. Il più recente maremoto italiano è stato quello che si è innescato poco dopo le ore 13 del giorno 30 dicembre 2002 nell’area di Stromboli, con conseguente inondazione della fascia costiera fino ad altezza di alcuni metri sul livello medio del mare. L’evento anomalo ha determinato seri danni ai manufatti più vicini al mare e ha provocato il ferimento di alcune persone; esso si è avvertito lungo la costa siciliana nella zona di Milazzo e in quella campana nel porto di Marina di Camerota. Il maremoto è stato innescato da una frana sottomarina.» [fonte: Wikipedia]

Il vulcano Marsili in un video di Superquark

Il vulcano Marsili in un video di Superquark

Toni più tranquillizzanti quelli di Giuseppe D’Anna, dell’INGV, interpellato dall’agenzia Dire nell’Aprile 2013: “Un’eruzione è improbabile”, e “tutto quello che sta girando in rete non ha alcun supporto scientifico” ha detto il vulcanologo. “Certo, – spiega D’Anna – “non sappiamo cosa sta facendo” il vulcano, perché “il Marsili non è l’Etna”: essendo sommerso tutte le operazioni si complicano e diventano molto costose. “E’ da anni che spingiamo affinchè venga monitorato, ma nessuno si è mai curato di questo – spiega l’esperto – noi abbiamo fatto solo due campagne e non abbiamo strumenti sul vulcano”. Infatti, per il monitoraggio di un vulcano sottomarino, “ci vogliono 10 volte gli investimenti rispetto a uno a terra” e questo vulcano “è più esteso dell’Etna, è su ben 70 km di lunghezza – precisa D’Anna – non è un punto fisico”.
 

Ma quali conseguenze avrebbe una possibile eruzione del Marsili? “La possibilità di tsunami in corpi sottomarini c’è sempre, ma non perchè è un vulcano- spiega Giuseppe D’Anna, vulcanologo dell’Ingv- basti ricordare quello che è successo nel 2000 a Stromboli: si è staccato dal materiale dalla parte subaerea e un corpo di materiale franoso ha provocato l’onda anomala”. Quindi, “non è peregrina l’idea di uno tsunami, ma l’origine principale non può essere addebitata a un’eruzione, ma magari ad una frana – rileva il vulcanologo – ci sono molte instabilità lungo le coste italiane, non è solo un problema vulcanico”.

Ma non c’è solo da spaventarsi pensando al Marsili: il vulcano sottomarino sarebbe anche una possibile fonte geotermica.

“C’è una società, la Eurobuilding che ha una concessione esplorativa in esclusiva per lo sfruttamento geotermico del vulcano- conclude D’Anna- ma da qui a dire quanta energia sia possibile tirare fuori, come e quando farlo, ce ne passa: sono solo valutazioni solo teoriche”. [fonte: Agenzia Dire, www.dire.it]

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(vedi l’articolo originale di Wikipedia per le fonti delle dichiarazioni di Boschi, Caprara e Ortolani)